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Il giardino delle Arti / Maria José Silva, artista portoghese

Creato il 06 febbraio 2012 da Marianna06

  

 

   I "GIALLI"   DI MIZE'  / LA REALTA'  DELL'IDEALE

Tutto viene dalla gratuità dell’amore di Dio. Questo è secondo me il concetto di fondo che anima l'intera la produzione artistica di Maria José Silva, per gli amici Mizé, pittrice portoghese, che abbiamo già avuto  modo di conoscere in diverse prove d’autore.

In particolare colpiscono ,secondo una tale ottica, due tra i suoi numerosissimi ultimi lavori, che meritano tutti, e per motivazioni differenti, comunque  attenzione.

Il primo ha per titolo “Santiago”. Ossia l’uomo e il suo noto”cammino”. Il secondo è “senza titolo”. E proprio questo è il più provocatorio dei due, almeno per me, dove il gioco di colori di Mizé  è un mix davvero ben dosato di misticismo e realismo.

L’osservatore, volendo, potrebbe lanciarsi  nella sfida di attribuire lui,  proprio lui magari, un titolo al dipinto. E non sarebbe certo male.

Il colore giallo in questo lavoro  fa ovviamente da padrone sulla tela, un colore caldo che si può declinare in moltissime varianti di significato. Solarità, gioia d’esistere, amore per il creato (Mizé tra l’altro è nata in pittura come paesaggista della sua amata terra) imprevedibilità, delusione, rabbia, sconfitta. I gialli del grande Van Gogh, se ricordate, denotavano addirittura i suoi momenti di lucida follia.

In questa campitura gialla, che sfuma ampiamente nel marrone chiaro, a mezza strada tra il giallo vivo e il rosso, ritornando alla nostra Mizé, s’intravede ben chiara da lei tracciata una croce in trasparenza .E dalle trasparenze della croce, e tutt’intorno ad essa, emerge del rosso, del nero e anche degli spazi volutamente bianchi.

La croce, simbolo cristiano per eccellenza, è la cifra connotativa dell’umanità che, dalla nascita alla morte attraversa la vita con lo sguardo rivolto ad un “qualcosa”, che comunque la trascende e l’accompagna negli alti e bassi, nei momenti di gioia e di dolore della sua quotidianità.

Il rosso dunque sono le sofferenze cui la creatura umana, ma anche il creato tutto(sottolineatura ecologista), pur volendo, non può o non riesce a sottrarsi.

Si pensi alle guerre, alle violenze gratuite, alle malattie mortali. Ma anche al dramma della sopravvivenza faticosa per tanti, strictu sensu, cui l’umanità nel mondo abitato, ieri come oggi, è sottoposta.

Il colore rosso dà proprio la sensazione del sangue  sparso inevitabilmente.

Il marrone sfumato è il tentativo di salvare il salvabile come si può. Cioè a dimensione umana.

Il nero, invece, è quel grumo di male intrinseco alla creazione per colpa del peccato originale.

Quel male che andrebbe combattuto dall’uomo con consapevolezza e determinazione per non farsi complice.

Il bianco purtroppo è l’ignavia, l’immobilismo di chi ( i più)  potrebbe fare scelte diverse e  si astiene invece, accettando che il mondo galleggi, arrancando, a tratti anche paurosamente, come una barca alla deriva tra marosi sconcertanti.

Il pregio dell’opera al completo, entrando nei dettagli tecnici, è tuttavia la luminosità dei colori.

Ed è il dono della luce, elemento determinante in tutti i quadri di Maria José Silva.

Limpidezza.

Quali che siano contenuti e tecniche da lei proposte.

E’ come se i colori, pregni di luce, volessero esplodere dalla tela e coinvolgere l’osservatore.

Ma non sono mai colori “sfacciati”.

Diciamo che, con grande sapienza artigianale, Mizé  è poeta della quotidianità e, come tutti i poeti, i suoi lavori si propongono in una duplice chiave di lettura.

Denotativa (ciò che si vede sulla tela), connotativa ( ciò che rimanda ad altro).

Realtà e concetto ma sempre con sano ottimismo. Quello cioè  che fa pensare che, nonostante le numerose cadute dell’umanità, il miracolo della risurrezione è possibile. Anzi è là, a portata di mano.

E qui entra in ballo “Santiago”. Chi va a Santiago crede, grazie alla fede, che le cose possono cambiare. Che la misericordia divina c’è ed è per tutti. Come il perdono.

In “Santiago”, la figura umana, che rappresenta l’umanità tutta, noi altri insomma, è  stavolta lei in trasparenza.

Si vede e non si vede. Ma c’è . E le diverse sfumature di giallo, che circondano il soggetto raffigurato, sono di nuovo la vita con il suo gomitolo di problematiche , risolte e no, ma che guardano alla croce.

E perché guardano alla croce?

Perché la città di Dio è la meta cui tende tutta l’umanità da sempre, mettendoci in un’ottica ecumenica, non importa quale che  sia il  credo religioso di ciascuno.

Lo “spirito” di Assisi insegna.

Ritornando a Maria José Silva e ai suoi bellissimi quadri, se il grande pregio di un artista, chiunque sia, è, in ogni tempo, saper fissare l’immagine sulla tela dando ad essa” vera” vita, la Nostra va oltre e ci propone un “forte” discorso concettuale.

Sempre però che abbiamo cuore aperto e mente sgombra per saperlo accogliere.

Non a caso il Portogallo è una terra  di grande religiosità. Mizé è portoghese. E questo è , senza ombra di dubbio, un valore aggiunto.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi

 

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