Nello scenario assolato di desolazione paesaggistica (l’erba, appunto, non esiste, il panorama è solo di detriti), il peso dell’adolescenza che corrisponde al corpo-film è contrassegnato da un’alternanza/tessitura di opposizioni che si espandono intorno all’argomento-Jack. Acidissima quella iniziale dove ruvidamente si è posti di fronte ad un aut-aut: mentre il figlio si masturba, il padre muore. Sperma e morte coagulati in un montaggio alternato per quella che risulta, con ogni probabilità, la sequenza più ficcante di tutta l’opera. Non finisce qui poiché dopo la dipartita di entrambi i genitori (mamma e papà a loro volta caratterialmente agli antipodi) sullo schermo i quattro figli sono protagonisti di contrasti: meramente interpersonali, sentimentali, identitari. L’identità è il tema a cui punta Birkin e ancor prima McEwan. L’abbandono a se stessi fa sì che i ruoli all’interno della casa si sfaldino e gettino i ragazzi in un turbine di progressivi antagonismi, faccia-a-faccia destrutturanti praticamente fuori dalle logiche convenzionali, e infatti un elemento esterno come il fidanzato di Julie sarà l’unico a porsi e a porre delle domande, ovviamente inascoltate. Non sembra esserci un’uscita di sicurezza dal nuovo sistema famigliare: il piccolo Tom viene travestito da bambina (ecco un’altra discordanza) e gioca con l’amichetto ad impersonare i fratelli maggiori come se essi fossero madre e padre. È qui il baricentro di The Cement Garden (1993), destabilizzante e provocatorio (forse sotto un certo punto di vista ciò va a suo sfavore) nel coniugare disordine puberale ad una ri-assegnazione delle parti: un nuovo papà, una nuova mamma: fratello e sorella, l’ossimoro più grande sta proprio nell’amore fra i due. Il terreno, come si potrà capire, è scivoloso, ma il film resta in piedi degnamente, a parte nel finale in cui si forza l’immagine del legame tra Jack e Julie con l’entrata improvvisa del fidanzato che li bacchetta sonoramente.
Premiato a Berlino, il film vanta un valido cast ben apparentato, infatti è presente una poco più che ventenne Charlotte Gainsbourg, nipote di Birkin in quanto figlia della sorella Jane. Inoltre si segnala Ned Birkin, terzogenito del regista, nei panni di Tom.