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“Il giocatore” – Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Creato il 03 settembre 2011 da Temperamente

“Il giocatore” – Fëdor Michajlovič DostoevskijPer fortuna che ci sono i classici, che servono a sollevarci il morale quando siamo a terra, quando la crisi ci risucchia sempre più giù con i segni negativi delle borse e la manovra finanziaria cambia forma e sostanza ogni ora che passa, e tutto il futuro sembra dipendere da..ma da cosa?? Meglio scommettere tutto su un colore o su un numero che forse non uscirà mai, le probabilità di salvezza sono le stesse, la speranza è molto più grande.

Ontologicamente, un classico è tale perché in qualunque periodo storico tu lo legga, esso continua a parlarti in modo schietto e diretto. Questo è ciò che fa Il giocatore. E non mi dite che non è vero, che i casinò sono demodè e che non c’è più la noblesse di una volta, o che il libro è intriso di stereotipi nazionalisti e retrò di vario tipo (tra l’altro, succolentissimi) e scemenze  di questo genere. Ecco, come la prossimità emotiva con Aleksej Ivanovič, giovane outchitel russo, diventa immediata: “Che strano stato d’animo il mio: in tasca ho in tutto venti federici, sono lontano, in un paese straniero, senza impiego e senza mezzi di sussistenza, senza speranza, senza progetti e non me ne curo!

Le meravigliose contraddizioni dell’animo umano sono siffatte, si può essere poveri e camminare a cuor leggero, si può amare follemente e maltrattare e disprezzare pubblicamente il proprio amato, si può essere vecchi, e in teoria saggi, e coprirsi di ridicolo, perché si è “tombée en enfance” o “tombé en amour”. Dostoevskij le conosceva bene queste pulsioni contraddittorie, lui che ha cambiato casa e paese non per diletto ma per sfuggire ai creditori, lui che si innamorava di donne che lo tradivano e abbandonava mogli oneste, lui che si giocava tutto ciò che aveva, ipotecando libri a venire – e per fortuna che gliene venivano, e bene, anche.

La stabilità, la tranquillità o anche la semplice routine è un sentimento sconosciuto per Aleksej Ivanovič, da ben prima che si trasformi nel giocatore (ma noi lo sapevamo già, altrimenti di che libro staremmo parlando?); l’irrequietezza serpeggia con un fremito costante, tenuto a bada malamente per tutto il tempo,presente che qualcosa debba accadere (la morte della baboulinka, il matrimonio del generale, lo svelarsi dei pensieri di Polina). Aleksej (e noi) procede in uno stato di perenne agitazione e insoddisfazione. E quando tutto ciò che doveva succedere succede, Aleksej decide di scommettere sulla fortuna, raggiungendo l’acme della sua ossessione silente. Puntare sui colori e sui numeri ma soprattutto sulla possibilità di, permettere all’es vincere sul super es, continuare a puntare e a puntare, non importerà più vincere o perdere. Masochismo o sadismo, qual è la differenza? L’importante è non smettere mai.

Come si fa a leggere Il giocatore e non amare Dostoevskij? Per lui potremo affrontare delitti e  i seguenti castighi, passeremo nottate in bianco ardendo sulle sue parole, saremo lì pronti a sfidare i nostri peggiori demoni e a giocarci tutto ciò che non abbiamo; tutto ciò lo faremo leggendo, stimando i grandi, salvifici classici.

Azzurra Scattarella

Fedor Dostoevskij, Il giocatore, Garzanti, € 7,50


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