27 maggio 2013 di Dino Licci
Ricordate “Il settimo sigillo”, uno dei capolavori di Ingmar Bergman? Il famoso regista fu ispirato dall’ascolto dei “Carmina Burana” di Karl Orff, musica che riesce a rievocare appieno l’oscura atmosfera dei secoli bui e dà inizio al suo celeberrimo film con una frase tratta dall’Apocalisse di San Giovanni:
“Quando l’agnello aprì il settimo sigillo nel cielo si fece un silenzio di circa mezz’ora e vidi i sette angeli che stavano dinnanzi a Dio e furono loro date sette trombe”
La trama del film vede una Scandinavia sconvolta da una grave pestilenza, laddove la “Morte” regna sovrana ed anche il prode cavaliere Antonius Block, tornando dalle crociate in Terra Santa, trova la nera signora ad attenderlo sulla spiaggia. Il cavaliere cerca di sfuggirle sfidandola a scacchi, ma al massimo avrà solo qualche probabilità di rimandare, non di sconfiggere la sua morte ed è del tutto naturale che le cose vadano così ed ora vedremo perché:
La morte è necessaria ed indispensabile alla vita e, se non ci fosse, l’intero pianeta sarebbe da tempo scomparso. Se infatti non ci fosse un limite naturale ad un incontrollato incremento demografico, le risorse energetiche del pianeta si esaurirebbero in brevissimo tempo come è stato ben evidenziato dal celebre “Saggio sulla popolazione” del reverendo Malthus pubblicato nel 1798. Il “crescete e moltiplicatevi” malamente interpretato dalla Chiesa, che si ostina a combattere i profilattici, sarebbe quindi un forte incentivo al suicidio collettivo. Altro che difesa della vita! E la natura stessa, il cui funzionamento solo la Scienza sta gradualmente e molto lentamente cercando di capire, ci spiega come l’invecchiamento e la morte siano stati programmati proprio nel cuore del nostro motore vitale: nella struttura elicoidale dell’acido desossiribonucleico noto ai più con l’abbreviazione in DNA. I cromosomi si accorciano perdendo qualche base azotata dopo ogni duplicazione cellulare (mitosi) ma a frenare questo naturale accorciamento, provvedono i “telomeri”, strutture composte da sequenze ripetute di DNA come il complesso Shelterin dell’uomo data dalla ripetizione TTAGGG delle basi azotate. Questi telomeri hanno la funzione di proteggere le parti terminali dei cromosomi, impedendo che questi si accorcino troppo velocemente. Ma comunque non possono impedire che il processo si compia fino a quel suicidio volontario della cellula (apoptosi) che avviene quando i telomeri non possono più impedire l’accorciamento dei cromosomi e quindi la morte, insieme con le cellule, dell’intero individuo. A tenere il più a lungo in vita i telomeri, provvede un enzima , la telomerasi che abbonda nelle cellule staminali e per fortuna regredisce sennò, con ogni probabilità si andrebbe tutti incontro al cancro, cioè a un’abnorme proliferazione del materiale cellulare. E’ per questo che molti scienziati associano in un certo senso il concetto di senescenza a quello della prevenzione del cancro. Il discorso scientifico a questo punto diventa filosofico o, quanto meno, dovrebbe costituire un valido contributo alle teorie teologiche e filosofiche, che non potevano avvalersi in passato della verifica tecnologica dell’era moderna. Ma già qualche filosofo in passato, era riuscito, come Nietzsche, a esorcizzare la paura della morte ritornando all’idea dell’eterno ritorno dell’uguale riportando la visione lineare della vita cristiana, all’idea della circolarità (metempsicosi),come era stato ipotizzato dagli antichi filosofi della Magna Grecia (Pitagora, Platone) e come si pensa ancor oggi in molte civiltà orientali. Ma la strada della conoscenza è ardua e lunga da percorrere e non abbiamo fatto ancora che i primi passi di questo faticoso cammino.