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Il gioco delle tre carte (Malvaldi)

Creato il 17 giugno 2015 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Qual è la ricetta infallibile per non impazzire in piena sessione d'esami, evitare l'astinenza dalle amate letture, non sentirsi in colpa per aver rubato qualche minuto allo studio e potenziare la propria capacità di concentrazione quando il dovere torna a chiamare? Ma scegliere un Malvaldi nelle pause, naturalmente!
 Il gioco delle tre carte (Malvaldi)In questi giorni di prove del tfa mi sono concessa, come lettura serale e di accompagnamento nei lunghi viaggi in treno, il secondo capitolo della saga del BarLume (seguito di La briscola in cinque), portando con me il barrista Massimo e i simpatici nonnetti Ampelio, Pilade, Aldo e Gino, che, questa volta, si trovano ad indagare sull'omicidio del professor Asahara, avvenuto nel pieno di un congresso internazionale tenuto proprio in quel di Pineta. Massimo Viviani torna ad indagare perché occupato, con Aldo, nell'organizzazione del catering: è l'irritante commissario Fusco che, mettendo da parte la sua scontrosità, preso dal bisogno e dalla scarsità di collaborazione da parte dei suoi superiori che non gli concedono nemmeno un interprete, fa di Massimo la sua spalla di indagine, prima affidandogli la traduzione degli interrogatori, poi lasciando che il passato di matematico del barrista riemerga, combinando le sue conoscenze scientifiche con le illuminazioni per caso scatenate dalle imprecazioni e dai pettegolezzi dei vecchietti che giocano a carte sotto l'olmo del bar.
Pur essendo passato qualche mese dalla lettura del primo capitolo della saga, mi è sembrato di trovare in questa nuova puntata dei brillanti gialli malvaldiani una maggior libertà nell'ironia e nella descrizione dell'originalità e delle gag dei vecchietti: le risate si sprecano, le storpiature delle parole da parte dei vecchietti sono fenomenali e la soluzione del delitto arriva senza che nemmeno ci si accorga dello sviluppo delle indagini. La comicità, insomma, sostiene la lettura e quasi ci fa dimenticare che stiamo leggendo la storia di un omicidio, in un intreccio della realtà più prosastica di un bar assediato da quattro anzianotti che ne vogliono fare una bocciofila e del grande spirito del giallo.
E, fatto non trascurabile, i miei nervi ne hanno molto beneficiato. Malvaldi andrebbe brevettato come un medicinale antistress del tutto privo di controindicazioni.
C.M.

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