Le forze dell’ordine sono alla ricerca di un probabile terzo complice dei due rapinatori, Bruno Petrone e Luigi Tedeschi, che hanno perso la vita ad Ercolano tentando di rubare 5000 euro a Giuseppe Castaldo, il quale, attualmente è indagato per omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. Secondo il racconto del gioielliere ercolanese. tratte da Ilmattino.it, le dinamiche sono state rapidissime: «Ho avuto paura, quando uno dei due rapinatori, accortosi che ero armato, ha premuto il grilletto della sua pistola che si è inceppata. È stata una frazione di secondo, ho avuto timore di essere ucciso ed ho preso la pistola per poi sparare». Effettivamente, Castaldo aveva con sé una pistola.
C’è, tuttavia, il sospetto che l’arma dei rapinatori fosse caricata a salve, ma queste informazioni tecniche, assieme ai risultati dell’autopsia, verranno poi analizzate e confermate dal medico della procura Antonio Cavezza e dalla tossicologa Angela Silvestre.
Il terzo complice dei due assassinati sarebbe un basista, il quale avrebbe seguito Castaldo dal momento del prelievo al Banco di Napoli fino al deposito di bibite di via Alveo, nel quale è avvenuta la tentata rapina con annesso omicidio; In effetti, le telecamere della banca hanno registrato la presenza di un uomo, di corporatura robusta, che avrebbe seguito, con gli occhi, il gioielliere in ogni suo movimento.
La gioielleria è, attualmente, chiusa poiché la massiccia presenza dei giornalisti non è gradita ai familiari di Castaldo, il quale ha dovuto, in questi giorni, sottoporsi a visite mediche, ina clinica privata, per disturbi di ansia e agitazione.
Proprio ieri, il figlio del commerciante ha lasciato una brevissima dichiarazione al Tg delle reti pubbliche nazionali, affermando che è dispiaciuto per le due persone che hanno perso la vita, ma soprattutto per suo padre, il quale, dopo una vita intera di sacrifici e lavoro, è stato anche protagonista di una tragedia del genere, la quale, sicuramente, segnerà il resto della sua vita.