Magazine Diario personale

Il giornalismo e la politica.

Creato il 27 luglio 2012 da Cristiana

Vengo via dalla Festa democratica di Roma dopo avere ascoltato un comizio sul palco. Era il comizio di uno con i baffi che parlava in piedi e teneva dietro di se delle persone sedute e zitte, come fossero la scenografia del suo show.

Le copriva con il corpo durante il suo monologo con la folla.

Un monologo che batteva i grandi temi del nostro tempo (lievissima ironia tra le parole, sentitela nella sua leggerezza): i gay, la Fiom.

E le sue dinamiche: il PD, Marchionne.

E qui mi fermo che ho un palese conflitto di interessi ovunque io provi a pormi. Chiedo sempre e solo a tutti: studiate, maledizione studiate, andate oltre ai pregiudizi. La verità non quella roba masticata e digeribile per i cervelli atrofizzati italiani. E’ sempre molto più dannatamente complessa.

Insomma Telese fa quasi 50 minuti di monologo e tralasciamo che sfotte anche molto il PD da un palco del PD, in fondo stiamo dimostrando che i nostri luoghi sono accessibili a tutti e va bene così. Certo, fossimo più democratici negli organi di partito dove si decide e meno nelle feste sarebbe una gran bella roba per tutti, in primis per la politica. Il comizio, comunque, è una roba che non concediamo più nemmeno a D’Alema e Veltroni costretti a confrontarsi con le domande di giornalisti che ogni anno dobbiamo scegliere sempre più “coraggiosi” altrimenti il pubblico contesta sia il politico che il giornalista asservito (come accaduto l’anno scorso al povero Giannini che intervista D’Alema)

Insomma c’è tanta voglia di partecipare. Di spezzare il rapporto di sudditanza tra chi parla e chi ascolta. Mi sembrava anche la premessa della nascita del giornale Pubblico, di Luca Telese.

Un Luca Telese che stasera nella posa sembrava esattamente il modello politico e imprenditoriale che lui stesso contesta. Istrionico, solitario, divino. Altro che Pubblico, nome del suo giornale, direi Privato. Almeno in quel tempo che l’ho sentito (mi piace cambiare idea).

La narrazione vendoliana incarnata nel giornalismo, trasformata in comizio politico monocorde.

Luca Telese è una star TV, si è recentemente separato dal Fatto Quotidiano, giornale nato dalla diaspora dell’Unità del dopo Concita De Gregorio e che io continuo a rimpiangere.

Quel giornale, il Fatto Quotidiano, costruito sull’anti tutto. Anti Berlusconi. Anti Pd. Ad ogni costo. Leggendolo mi è sempre sembrato filo Grillo e Di Pietro. Ora non so chi ha scelto, comunque un po’ di destra, populista, giustizialista.

Giornale (il Fatto Quotidiano) che – per chiudere il discorso “giornalismo e politica” – qualche giorno fa ha sbattuto su carta la foto di Bersani con una bella ragazza vestita molto femminile. Una foto fatta alla Festa Democratica di Roma, sempre lì, perché tutto gira intorno a Roma. Le notizie si raccolgono a Roma, sotto l’ufficio. Foto, notizia e via, aperitivo in terrazza.

La didascalia diceva: Forza Gnocca. Dopo Berlusconi e la Minetti anche Bersani si accompagna con le belle donne. O giù di lì, appena la trovo ve la faccio vedere.

Quella donna è la responsabile dell’organizzazione del PD Roma, Micaela Campana. Ha un nome e un cognome oltre che due tette e bastava andare oltre il pregiudizio (degno de Il Giornale o di Libero), fare una telefonata, una seplice misera giornalistica telefonata, per sapere chi era quella bella ragazza che nel suo ruolo accompagnava Bersani. Micaela è così. Con grande scandalo del mondo politico molto maschile si veste da femmina anche quando deve gestire casse d’acqua, pacchi di pasta o montare una festa come quella del PD Roma o partecipare ad una direzione di partito. Un brutto vizio il suo, imperdonabile: se sei bella e femminile sei subito zoccola.  Micaela oggi ha chiesto 500 mila euro di danni al Fatto Quotidiano che, se vince, darà ai terremotati emiliani. Così come un’altra dirigente del PD Roma che è cresciuta con me è considerata da alcuni la mia segreta fidanzata. No, non ho mai avuto una relazione con Estella Marino. Lei non è lesbica anche se passa molto tempo con me. E’ come se fosse mia sorella, anzi lo è.

Scusate lo sfogo notturno. Faccio politica e accetto qualsiasi cosa arrivi dai giornali. Mai, mi vedrete pronunciare parole di censura. L’informazione è il perno fondante della democrazia sana. Quello che distingue una democrazia sudditale da una democrazia partecipata. La satira è sacra. La libertà di opinione anche.

Ma teniamo gli ambiti distinti. Fai il giornalista? Fallo bene. Racconta le cose bene. Non fare comizi. Non fare un mestiere che non è tuo. Vai a fondo. Ascolta e racconta.

Fai politica? Fai il tuo dovere. Ascolta e trasforma.

E ai giornalisti dico: massacrate le donne sulla loro onestà, sulla loro coerenza. E non sulle nostre tette, tanto per dire.

La verità è che in questo Paese manca la professionalità e l’orgoglio del mestiere. E non solo in questi due campi.

 


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