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Il giorno dopo

Da Loredana V. @lorysmart

Il giorno dopo

Volutamente ho tralasciato di commentare o commemorare la ricorrenza del 25 aprile. Innanzitutto perché la sinistra si è appropriata di questa ricorrenza, dimenticando ad esempio le brigate “bianche” di ispirazione cattolica, molti componenti delle quali caddero vittime (come ad esempio a Porzus) dei loro stessi “compagni”. Poi perché viene spesso sminuito se non proprio tralasciato l’apporto degli alleati anglo-americani, visti ancora oggi come nemici con intenti “militaristi”, (come definire allora i russi che invasero gran parte dell’Europa orientale, inglobandola nel blocco comunista?).

Infine volevo attendere le dichiarazioni dei nostri politici, che sono puntualmente arrivate. Tra queste, le parole della neo Presidente della Camera, Boldrini, che ha prima tacciato di fascismo il governissimo, poi ha concluso con la frase che non esiste un fascismo buono ed uno cattivo. Premesso che mi stanno sulle scatole quei sinistroidi che, se non la pensi come loro, automaticamente sei fascista, vorrei rinfrescare la memoria della Boldrini con le seguenti parole.

Le conquiste sociali fatte sotto il fascismo oggi ce le sogniamo, il che è tutto dire. Non si trattava solo dei treni in orario. Assegni familiari per i figli a carico, borse di studio per dare opportunità anche ai meno abbienti, bonifiche dei territori, edilizia sociale. Questo perché solo dieci anni prima Mussolini era socialista marxista e massimalista che si portò con sé il senso del sociale, del popolo. In un certo senso il fascismo modernizzò il paese. Nei confronti del nazismo fu dittatura all’acqua di rose: se Mussolini non avesse firmato le infamanti leggi razziali, sarebbe morto di morte naturale come Franco. Resta una dittatura, ma anche espressione di italianità. Bisognerebbe fare un’analisi meno ideologica su questo.”

Chi le ha dette? Qualcuno fascista o, più genericamente, qualcuno di destra? No, le ha pronunciate Margherita Hack, della quale tutto si può dire, tranne che abbia simpatie fasciste, ma che, per fortuna, non ha ancora aderito alla massificazione dei cervelli ed è ancora capace di pensare con la propria testa.

E allora il 25 aprile, per l’ideologia che la permea, resta una “festa” che divide anziché unire. Si dimenticano gli “altri” morti, quelli ricordati e descritti da Giampaolo Pansa nei suoi libri (guarda caso aborriti dalla sinistra più “pura”). Quei morti della parte avversa, combattenti di una causa che ritenevano giusta e per salvaguardare l’onore italiano che il loro Re aveva malamente tradito, abbandonandoli al proprio destino. Quei morti uccisi dai partigiani, (dei quali non voglio affatto sminuire le gesta), ma nelle cui fila militarono anche fior di deliquenti che utilizzarono l’essere partigiani per compiere vendette personali o, ancor peggio, per dare sfogo ai loro istinti più perversi e bestiali.

giuseppina ghersi

Allora aboliamola, questa festa. Dopo tanti anni sarebbe finalmente ora della riconciliazione.



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