Il giostraio
La luna, penso, è come me, riesce da sempre a mostrare una
sola faccia.
La notte e la prima mattina, quando il mondo dorme o
quando si alza a farsi la barba, io esco dalla mia roulotte per
pulire le sedie, le carrozzine. Mi sporco di grasso per oliare i
meccanismi a volte un poco rugginosi a volte non
perfettamente lisci, resi porosi dalle stagioni piovose o
umide.
Mi spacco la schiena e i bicipiti per stringere dadi e bulloni
perché i bambini e gli adulti niente abbiano da temere
quando col sorriso di chi è in cerca di gioia e di cinque
minuti
di non ricordi saliranno ognuno sulla sua carrozza.
La bambina in cerca del principe azzurro sulla carrozza
trainata da quattro cavalli bianchi mentre il bambino
coraggioso cavalcherà il mostro indomabile.
Chi penserà di essere un cowboy salirà sul cavallo con la
pistola e chi invece, pensando al futuro, preferirà la
navicella spaziale.
Per ognuno una parola, un invito, uno sguardo sicuro a dire
che quella è veramente la realtà, che i sogni servono e non
possiamo sempre chiedergli scusa, che la menzogna è fuori
da quel perimetro circolare.
Alcuni mi credono altri no ma la fatica è la stessa.
Guardo la faccia della luna dalla finestra della mia roulotte e
penso alla fortuna del pagliaccio che, almeno al trucco, non
deve nascondere la lacrima.
(Continua con il contributo di una lettrice S.C.)
Poco distante, nascosta tra i cespugli, una bambina dagli
occhi immensi come il cielo.
Con quegli occhi, ogni giorno, si perde a guardare, ammirata, quella giostra girare.
Guarda le carrozze, lucide, invitanti. Guarda la principessa, il cowboy, l'astronauta. Guarda quell'uomo col sorriso sul volto mai stanco. Un giro sulla giostra lei non può permetterselo. E così, ogni pomeriggio, si accomoda in quel nascondiglio
dietro la siepe e inizia a sognare.
Ma nulla sfugge al giostraio. Lui che di mestiere fa l'assistente della luna, non può non notare una stella caduta dal cielo. Si avvicina alla piccola spettatrice per porgerle una monetina: "per te la corsa è gratis" - le dice. Ma lei, cogliendo di sorpresa l'uomo, scuote la testa sorridendo. "A me non serve salire sulla giostra per capire che quella - e solo quella - è la realtà!"(continua il racconto dell'autore)Troppi sorrisi carichi di malinconia hanno segnato i miei ricordi per lasciarmi convincere dagli occhi tristi della bambina.Così mi siedo vicino, sull'erba asciutta dietro la siepe, e le stringo fra le dita la monetina.
Poi dopo una carezza morbida e un bacio lento sulla nuca le dico "la realtà non è mai come la si immagina. Vieni quando vuoi"
La stessa notte mentre insonne mi preparo
a uscire per il solito giro di controllo la luna dispettosa e irriverente illumina la giostra ferma all'ultimo giro del pomeriggio.La bambina a occhi chiusi con la testa reclinata e i capelli scompigliati da un leggero vento di tramontana, seduta sulla carrozza principesca, si lascia trasportare e cullare persa in chissà quali sogni e fantasie.Gocce salate si perdono in mille rivoli a segnare le rughe profonde su questa faccia di vecchio giostraio.
Un'altra piccola soddisfazione penso, un'altra vittoria, un'altra vita degna di essere vissuta.Una nuvola oscura al suo passaggio il chiarore della luna, riportando il mondo alla triste monotonia del buio, alla mancanza di sogni e alla sparizione della fanciulla.