Il giovane Andrea non si è suicidato per omofobia o bullismo

Creato il 10 gennaio 2013 da Uccronline

Appena si è diffusa nel novembre scorso la notizia del suicidio del giovane Andrea, studente 15enne di Roma, i leader della cosiddetta lobby omosessuale hanno tentato di strumentalizzare questo tragico gesto per tirare acqua al loro mulino. Gay Center, ad esempio, attraverso il portavoce  Fabrizio Marrazzo, ha subito divulgato un comunicato dicendo: «si è ucciso perché veniva vessato in quanto omosessuale».

Il portavoce di Gay Center si è anche inventato che Andrea non facesse mistero della sua omosessualità davanti ai compagni e che una pagina Facebook lo avrebbe preso in giro per questo. Ma gli stessi compagni hanno scritto una lettera «per smentire ciò che è stato pubblicato nell’edizione dei quotidiani nel giorno 22/11/2012 riguardo al suicidio di un nostro compagno di classe. Noi, gli amici, abbiamo sempre rispettato e stimato la personalità e l’originalità che erano il suo punto di forza. Non era omosessuale, tanto meno dichiarato, innamorato di una ragazza dall’inizio del liceo». La pagina Facebook, invece«era una pagina costruita con lui», come ha stranamente riconosciuto anche Paola Concia, citata nell’editoriale de Il FoglioAnche i genitori di Andrea hanno negato l’omosessualità del figlio, sottolineando il suo innamoramento verso una sua coetanea.

Dopo che tutti i media hanno riportato la notizia, compresa la falsa informazione (inducendo anche a marce in alcune città contro l’omofobia), alcuni hanno finalmente riconosciuto che l’omofobia non c’entrava nulla, sostenendo però che il ragazzo fosse effeminato e questo avrebbe comunque causato episodi di bullismo. Tuttavia la Procura di Roma ha abbandonato anche questa pista (oltre a quella dell’omofobia) perché nessun elemento a sostegno di tale teoria è stato rilevato. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il pm Pantaleo Polifemo ritengono che si tratti di un fatto “intimo”.

Ma perché gli strateghi “pink” (così come alcuni organi di stampa) hanno interesse a presentare gli omosessuali come vittime del feroce popolo eterosessuale, anche quando le cose non stanno così? A che scopo architettare le numerose finte aggressioni omofobiche? Forse pensano che martellando sull’equazione “omosessuale=vittima” riescano più facilmente e velocemente a far cambiare idea alla società sulla moralità del comportamento omosessuale, le nozze e l’adozione per le coppie dello stesso sesso? Lo scopo di queste continue strumentalizzazioni è dunque meramente politico? La risposta è probabilmente affermativa.

Attenzione: l’omofobia purtroppo esiste e va condannata e prevenuta sempre, senza alcuna eccezione, così come vanno condannati tutti i tipi di discriminazione, ma la realtà è differente da quella raccontata dagli omosessuali militanti, e questo tragico episodio lo dimostra. In ogni caso, occorre ribadire che «la Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali».


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