Mi interessava parecchio il loro punto di vista perché Anna Maria è una professoressa di storia e letteratura che Leopardi lo insegna per professione ( e qui ci dona quella che è vera passione , perchè , conoscendola bene, so quanto adori Leopardi), mentre Giulia, studentessa universitaria , Leopardi l'ha studiato da poco e a sentire lei con molto gradimento.
Assieme hanno scritto questa recensione a quattro mani, molto bella a parer mio e non perché voglio tirare acqua al mio mulino o per piaggeria nei loro confronti, ci hanno regalato una chiave di lettura del film che io personalmente non avrei potuto dare dal basso dei miei studi lontani dall'ambito letterario.
Il mio ringraziamento più sincero va quindi ad Anna Maria e a Giulia per la loro recensione di oggi, la prima che abbiano mai scritto.
E spero che anche in futuro vogliano rimettersi in gioco per parlare di altri film in questa maniera illuminata.
Anzi , e qui faccio come il mio amico Giuseppe de Il buio in sala, chi fosse interessato a scrivere delle recensioni per il blog, come ospite , può contattarmi alla mia mail ([email protected]), chissà che escano cose molto belle come quella di oggi.
Altra piccola considerazione personale: sono molto critico col cinema italiano che ultimamente sembra interessato solo a commedie di facile consumo e si segnala per il poco coraggio nel proporre qualcosa di alternativo.
Mi fa piacere che un autore come Martone riesca a trovare i finanziamenti per proporre un film ricco ma non sfarzoso come questo e soprattutto ottenga un successo di pubblico insperato alla vigilia, un successo che è valso il secondo posto assoluto al box office italiano a pochissima distanza dalla solita commedia alimentare ma con una media sala nettamente superiore.
E in questa seconda settimana sono aumentate anche le copie a disposizione: evidentemente il passaparola sta facendo il suo dovere.
Giacomo Leopardi è un bambino di rara intelligenza che cresce nella casa natia di Recanati chiuso il più delle volte in biblioteca a leggere di tutto sotto l'occhio severo del padre Monaldo, nobile conservatore ed autoritario e della madre Adelaide che mal sopporta le ristrettezze economiche e l'ambiente provinciale in cui sono immersi.
La stessa cosa che succede al giovane Giacomo che si sente prigioniero in quel mondo e tiene una fitta corrispondenza con i suoi amici letterati.
A 24 anni finalmente riesce a lasciare Recanati: a Firenze conosce quello che sarà il suo miglior amico di sempre, Antonio Ranieri, si innamorerà , non ricambiato di Fanny Torgioni Tozzetti.
Sarà costretto a trasferirsi per ristrettezze economiche prima a Roma e poi a Napoli.
La sua salute cagionevole è minata definitivamente: in una villa alle pendici del Vesuvio, dopo un'eruzione, Giacomo, sul letto di morte, troverà l'ispirazione per scrivere La Ginestra.
Il giovane favoloso riesce a cogliere con estrema umiltà quella che, probabilmente, fu la vita dei uno dei poeti più amati della nostra letteratura, e, allo stesso tempo, sa mettere in luce le note più profonde del suo animo, un animo tanto grande quanto inquieto, lui stesso si dichiara “infelicissimo” e lo grida a gran voce agli intellettuali che gli rimproverano di essere un eterno” pessimista”.
Cosa sono in fondo il pessimismo, o l'ottimismo? Solo parole vuote......per Leopardi l'unica verità è nel dubbio.
Elio Germano dà un'ulteriore prova del suo grandissimo talento, è diventato Giacomo Leopardi, si è talmente calato nel personaggio da assumerne le caratteristiche fisiche ed emotive, da oggi in poi quando leggeremo i versi del poeta, quando cercheremo di immaginarlo, vedremo il suo volto.
La ricostruzione storica è di certo stata favorita dalla possibilità che il regista ha avuto di sistemare le macchine da presa nella biblioteca di casa Leopardi, riportando alla vita i polverosi volumi sui quali si consumò lo “studio matto e disperatissimo” del poeta recanatense. Splendida la colonna sonora, e coraggiosa, di sicuro uno dei punti di forza del film, fatta eccezione per il pezzo che sottolinea il dolore di Leopardi quando vede infrangersi ogni speranza di essere corrisposto dall'affascinante Fanny, perché stridente è il contrasto con il contesto della storia, sembra quasi che Martone qui abbia osato troppo.
Di questo film ci resterà soprattutto una scena: l'abbraccio struggente con cui il giovane Leopardi accoglie Pietro Giordani nella sua Recanati.
In quell'abbraccio c'è tutto: la sofferenza fisica per una malattia che, inesorabile, minava il suo corpo, il desiderio di fuggire via dal natìo borgo selvaggio”, la profonda empatia che lo accomunava all'amico, conosciuto profondamente attraverso una fitta corrispondenza... Pietro è (o sembra essere) il padre che Giacomo avrebbe voluto.
Lo ritroveremo a Firenze dove si consumerà l'amore non corrisposto per la bella e, quasi “figlia dei fiori”, Fanny Targioni Tozzetti. Quello con il Giordani non è l'unico abbraccio, vi è quello con la sorella Paolina quando si salutano prima della partenza clandestina per Roma e l'altro con il suo amico fraterno Ranieri.....un modo per il regista di sottolineare il rapporto del “giovane favoloso” con le persone, senza distinzioni.
Leopardi si intrattiene con gli intellettuali fiorentini allo stesso modo in cui conversa nei bassi napoletani con i più umili tra gli umili.
Certo, chi si aspetta di ritrovare nel film il precursore del pensiero del '900, resterà deluso, non perché questa dimensione manchi, ma perché Martone ha privilegiato l'aspetto emotivo, affettivo della vita di Leopardi.
Un Leopardi “eterno fanciullo”, goloso di dolci e gelati, quasi a voler sostituire quell'affetto che la madre Adelaide (fredda, distante, simbolo della Natura matrigna del pessimismo cosmico leopardiano, rappresentata da un' immensa statua di argilla, memoria del “Dialogo della Natura e di un islandese”) e il padre Monaldo ( morbosamente legato al figlio, così come ostinatamente attaccato ad un secolo spazzato via dalla Rivoluzione Francese) gli avevano negato. Meno convincente la figura di Antonio Ranieri, impersonato da Michele Riondino, anche se il regista è stato bravo nel rendere l'ambiguità del rapporto che lo legava al poeta. Il giovane favoloso è un film da vedere assolutamente, magari sgombrando la mente dai ricordi scolastici, di certo non vi è alcun tentativo di compiacere il pubblico, né tanto meno di giudicare o beatificare la figura di Giacomo Leopardi: un uomo che ha lasciato, attraverso i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi turbamenti, le sue paure, un grande segno nella storia della letteratura italiana e non solo.
( VOTO : 8 / 10 )