Magazine Cinema
(id.)
di Mario Martone (Italia, 2014)
con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Valerio Binasco, Anna Mouglalis, Isabella Ragonese
durata: 137 min.
★★★★☆
Dall'Italia rivoluzionaria dell'Ottocento a un artista che quell'Italia l'ha vissuta sulla propria pelle. E non un artista qualsiasi, ma il poeta (forse) più famoso e studiato del periodo, spauracchio di intere generazioni di studenti. Ammettiamolo: chi di noi a scuola ha davvero amato Giacomo Leopardi? Direi nessuno, anzi: lo abbiamo sempre considerato un grande poeta sfortunato ma difficile da analizzare e comprendere (nella migliore delle ipotesi), oppure uno sfigato storpio incazzato con il mondo (nella peggiore...). Ecco, se il film di Mario Martone ha un pregio (e ce l'ha eccome, anzi ne ha parecchi) è quello di mostrarci un Leopardi ben diverso dalla visione comune, scolastica, che la maggior parte di noi possiede: il Leopardi di Martone è un personaggio deformato nel fisico ma non nella testa. sempre lucidissimo, quasi cinico, certamente affascinante e grande affabulatore.
Un Leopardi rivoluzionario e tumultuoso dunque, esattamente come la Storia nella quale si muoveva, e della quale è parte non secondaria: per certi versi possiamo considerare Il giovane favoloso come l'ideale seguito di Noi credevamo, epico affresco dell'Italia unificata e disillusa, che simbolizza (appunto) la disillusione di un popolo intero nella figura del suo poeta più grande e dolente, esatta immagine di un paese bello e dannato, che gli regalerà la fama ma lo guarderà sempre con sospetto e invidia, preferendogli ogni volta personaggi meno creativi ma più 'omologati', in nome di un conservatorismo di massa tipicamente italiano che non facciamo fatica a riconoscere anche ai giorni nostri. Come in Noi Credevamo, infatti, Martone prende in prestito la Storia per attualizzare la sua visione del mondo, per farci riflettere sul presente. E lo fa stavolta attraverso un biopic di un uomo famosissimo eppure dal privato oscuro, decisamente controverso.
Il giovane favoloso racconta un Leopardi profondamente umano, prendendo il più possibile le distanze dalla storiografia scolastica (non sempre riuscendoci, però), e assolutamente tutt'altro che rassegnato: la sua proverbiale infelicità infatti non deriva tanto dalla salute malferma, quanto dalla sconsolata visione di un Paese che rifiuta senza mezzi termini le aspirazioni e le capacità dei suoi cittadini più illustri, tarpando loro le ali anzichè stimolarne il talento. Che siano i rigidissimi genitori o gli spocchiosi 'colleghi' degli odiati salotti letterari poco importa: traspare evidente in Martone la volontà di rappresentare una realtà e una classe sociale poco aperta al progresso e prigioniera del proprio egoismo. Il Leopardi errante, ripudiato dalla famiglia, costretto a vagare povero in canna in giro per lo stivale, è l'emblema (purtroppo molto attuale) di una nazione che spreca i propri talenti migliori...
Il giovane favoloso non raggiunge la potenza evocativa e la perfezione stilistica quasi maniacale di Noi credevamo, ma non per questo non merita la visione, anzi: Martone costruisce un bel ritratto su misura di un uomo a suo modo sgraziato ed elegante, impulsivo e sognatore, disperato ma allo stesso tempo visionario e passionale, dotato di un'enorme intelligenza e una sterminata cultura che il suo fragile corpo non riusciva a contenere. Elio Germano interpreta il poeta recanatese con una mimesi realistica ma equilibrata, quasi mai sopra le righe, che si rivela più che apprezzabile in un ruolo a priori difficilissimo. Lo aiutano un buon gruppo di comprimari (Michele Riondino su tutti) e le bellissime musiche del tedesco Sascha Ring, abile nel mescolare abilmente arie classicheggianti con audaci ritmi techno-beat creati per l'occasione. Ne viene fuori una pellicola che resta ai piedi del capolavoro, soprattutto per certi didascalismi inevitabili nelle parti di raccordo (in particolar modo nel mostrare la genesi - questa sì molto scolastica - delle principali composizioni) ma che regala sequenze di grande cinema, in particolar modo nel finale: gli ultimi giorni di Leopardi, in una Napoli caciarona, plebea, sporca eppure piena di vita e di eccessi, scossa dall'eruzione del Vesuvio, meritano ampiamente il prezzo del biglietto.
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