Salute a voi tutti, gentile pubblico,
del cui acume di certo non dubito,
non so molto bene come iniziare
e quindi parto come mi pare!
Per prima cosa mi scuso subito
(a costo di sembrare un po’ stupido)
per la mia parlata poco eloquente
che di certo non merita niente.
Ma vi chiedo di prestare attenzione
per il breve tempo di una canzone
al mio racconto della favola antica
del girino e della bella formica.
Tutto ebbe inizio in un piccolo stagno
nel placido habitat del pesce e del ragno
un laghetto come se ne vedono tanti
addolcito dalla grazia di teneri scampi.
C’erano anche molti girini
(sempre agitati come bambini!)
che imperversavano nella corrente
senza curarsi dell’altra gente.
Non che ci fossero grandi emozioni
in quella vita senza padroni
ma per fortuna neanche il cibo mancava
e tutto il giorno, eh, si nuotava..
Ce n’era uno, in particolare,
che amava molto restare a guardare
quando le rocce nel sole pieno
rilucevano come un arcobaleno.
Era un girino tranquillo e pacato
molto distratto ma di grande palato
amico di tutti ma un poco annoiato
dallo stile di vita per nulla pepato.
Non certo povero di fantasia
con la sua mente volava via
in quei regni non ancora esplorati
dov’anche i girini avevan poteri fatati.
Così in un torrido giorno d’estate
immerso nelle sue avventure malate
andava lento per un piccolo rivo
senza curarsi di sembrare un gran divo.
Finchè dopo qualche momento
un’ombra improvvisa gli fece spavento
vide qualcosa di non identificato
sopra la testa di girino eccitato.
Era un ben piccolo animaletto
con tante gambine fuori dal petto
che scalciava tutto infuriato
perchè non riusciva a girarsi di lato.
“Va tutto bene, piccolo amico? -
chiese il girino un poco contrito
- o per errore sei forse caduto
e per questo hai bisogno di aiuto?”
“Beh, cominciamo già male,
se neanche noti una cosa banale
e non riesci a cogliere la meraviglia
di queste lunghe, dolcissime ciglia..
Comunque che dici, genietto,
pensi sia volata giù da un traghetto??
Mi pare ovvio che sono caduta
e a questo punto sono anche un po’ stufa!”
“Questa spocchiosa bambina viziata.. -
pensò il girino con la vena gonfiata
- ma sarà meglio che faccia qualcosa
o non me ne libero fino all’aurora.”
Si mise sotto al suo corpo scalciante
e cominciò a nuotare verso levante
finchè dopo pochi, infiniti minuti
la donzella fu salva dai flutti temuti.
“Forse non sei poi così male
mio bell’esserino dalla forma anormale,
sei stato carino a portarmi alla riva”
disse la formica con un sorriso da diva.
Il girino emerse piano dal pelo dell’acqua
dipinta sul viso un’espressione un po’ vacua
col viso in fiamme per quelle parole
che quasi temeva di sciogliersi al sole.
“C’è forse qualcosa che posso fare
per renderti grazie di tanto operare?”
aggiunse lei ad un tratto pentita
d’esser stata poc’anzi così indispettita.
“Intanto potresti, se posso dire,
almeno il tuo nome farmi capire,
così che si possa presto iniziare
ad essere amici e insieme parlare.”
“In effetti hai proprio ragione,
imperdonabile e del tutto cafone,
ma è la paura che mi ha fatto nemica
comunque piacere, io sono Formica.”
“Sono contento che ti sia ripresa
(all’inizio sei stata un pochino pesa..)
In ogni caso io sono Girino
e anche se sembra, non sono un bambino!
E se prima non mi mentivi
e vuoi davvero ripagare i servigi,
potresti affrescarmi un piccolo sfondo
di quel luogo alieno chiamato Mondo.”
L’espressione di lei si fece sorpresa
per poi mutarsi in una gioia un po’ tesa
all’idea di narrare al nostro Girino
le meraviglie di questo posto divino.
“Forse hai trovato la giusta persona
(perchè nonostante non sia una barbona!)
nella mia vita ho così tanto vagato
che moltissime cose ho visto e assaggiato.
Quindi ascolta se ti piace l’idea:
la vedi la foglia di quell’azalea?
La potrei tramutare in una piscinetta
con cui scarrozzarti dal prato alla vetta!”
La gioia subito gli illuminò il viso:
lui che per i sogni fu sempre deriso
avrebbe esplorato le immense radure
sconfiggendo così le sue molte paure.
E così partirono verso l’ignoto
dolcemente sorpresi da quel nuovo gioco
che li vedeva, insieme ed a fianco
loro che erano come il nero ed il bianco.
Viaggiarono molto, di qua e di là
spogliati di angosce e di vanità
il girino nell’improvvisata lettiga
e la formica come nuova maestra di vita.
Finchè un giorno, dopo tanto girare
Girino pensò che bisognava cambiare
e propose quindi alla sua amica fidata
di invertire la scena fin qui recitata.
“Formichina mia, che ne diresti
se a questo punto cambiassimo gesti
e fossi io ad offrirti in regalo
quello che ti è stato finora negato?
So che l’acqua non ti va molto a genio
ma sarebbe un peccato ignorare il mio regno,
un luogo che proprio non deve invidiare
quel mondo esterno che ho imparato ad amare.
Quindi sali sulla mia forte schiena
che di certo non mi manca la lena
di trasportarti per questi piccoli mari
senza neanche che ti bagni le mani!”
Così ripartirono senza un pensiero
sempre intatto quel sentimento sincero
che li attraeva per la curiosità
di scoprirsi stregati dalla diversità.
E quando il nuovo divenne semplice sfondo
ormai era tardi per lasciare quel mondo
erano entrambi come due ragazzini
gli occhi riempiti di bei cuoricini.
Ed alla roccia dove tutto ebbe inizio
il girino pensò di levarsi uno sfizio
si girò rapido dalla schiena alla pancia
e le stampò un bacio sulla morbida guancia.
Lei lo guardò un poco sorpresa
la sua eloquenza stavolta alla resa
e ricambiò con grande piacere
quel gesto romantico da cavaliere.
Stetterò lì per infiniti minuti
con i pensieri a scorrere muti
il pelo dell’acqua come sola barriera
e il sole che cedeva il cielo alla sera..
Spero che quello che ho raccontato
sia stato almeno quel tanto apprezzato
e che qualcosa abbiate anche imparato
dalle sciocche parole di un innamorato.