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Il Girino e la Formica

Da Ronin

Il Girino e la Formica

Salute a voi tutti, gentile pubblico,

del cui acume di certo non dubito,

non so molto bene come iniziare

e quindi parto come mi pare!

 

Per prima cosa mi scuso subito

(a costo di sembrare un po’ stupido)

per la mia parlata poco eloquente

che di certo non merita niente.

 

Ma vi chiedo di prestare attenzione

per il breve tempo di una canzone

al mio racconto della favola antica

del girino e della bella formica.

 

 

Tutto ebbe inizio in un piccolo stagno

nel placido habitat del pesce e del ragno

un laghetto come se ne vedono tanti

addolcito dalla grazia di teneri scampi.

 

C’erano anche molti girini

(sempre agitati come bambini!)

che imperversavano nella corrente

senza curarsi dell’altra gente.

 

Non che ci fossero grandi emozioni

in quella vita senza padroni

ma per fortuna neanche il cibo mancava

e tutto il giorno, eh, si nuotava..

 

Ce n’era uno, in particolare,

che amava molto restare a guardare

quando le rocce nel sole pieno

rilucevano come un arcobaleno.

 

Era un girino tranquillo e pacato

molto distratto ma di grande palato

amico di tutti ma un poco annoiato

dallo stile di vita per nulla pepato.

 

Non certo povero di fantasia

con la sua mente volava via

in quei regni non ancora esplorati

dov’anche i girini avevan poteri fatati.

 

Così in un torrido giorno d’estate

immerso nelle sue avventure malate

andava lento per un piccolo rivo

senza curarsi di sembrare un gran divo.

 

Finchè dopo qualche momento

un’ombra improvvisa gli fece spavento

vide qualcosa di non identificato

sopra la testa di girino eccitato.

 

Era un ben piccolo animaletto

con tante gambine fuori dal petto

che scalciava tutto infuriato

perchè non riusciva a girarsi di lato.

 

“Va tutto bene, piccolo amico? -

chiese il girino un poco contrito

- o per errore sei forse caduto

e per questo hai bisogno di aiuto?”

 

“Beh, cominciamo già male,

se neanche noti una cosa banale

e non riesci a cogliere la meraviglia

di queste lunghe, dolcissime ciglia..

 

Comunque che dici, genietto,

pensi sia volata giù da un traghetto??

Mi pare ovvio che sono caduta

e a questo punto sono anche un po’ stufa!”

 

“Questa spocchiosa bambina viziata.. -

pensò il girino con la vena gonfiata

- ma sarà meglio che faccia qualcosa

o non me ne libero fino all’aurora.”

 

Si mise sotto al suo corpo scalciante

e cominciò a nuotare verso levante

finchè dopo pochi, infiniti minuti

la donzella fu salva dai flutti temuti.

 

“Forse non sei poi così male

mio bell’esserino dalla forma anormale,

sei stato carino a portarmi alla riva”

disse la formica con un sorriso da diva.

 

Il girino emerse piano dal pelo dell’acqua

dipinta sul viso un’espressione un po’ vacua

col viso in fiamme per quelle parole

che quasi temeva di sciogliersi al sole.

 

“C’è forse qualcosa che posso fare

per renderti grazie di tanto operare?”

aggiunse lei ad un tratto pentita

d’esser stata poc’anzi così indispettita.

 

“Intanto potresti, se posso dire,

almeno il tuo nome farmi capire,

così che si possa presto iniziare

ad essere amici e insieme parlare.”

 

“In effetti hai proprio ragione,

imperdonabile e del tutto cafone,

ma è la paura che mi ha fatto nemica

comunque piacere, io sono Formica.”

 

“Sono contento che ti sia ripresa

(all’inizio sei stata un pochino pesa..)

In ogni caso io sono Girino

e anche se sembra, non sono un bambino!

 

E se prima non mi mentivi

e vuoi davvero ripagare i servigi,

potresti affrescarmi un piccolo sfondo

di quel luogo alieno chiamato Mondo.”

 

L’espressione di lei si fece sorpresa

per poi mutarsi in una gioia un po’ tesa

all’idea di narrare al nostro Girino

le meraviglie di questo posto divino.

 

“Forse hai trovato la giusta persona

(perchè nonostante non sia una barbona!)

nella mia vita ho così tanto vagato

che moltissime cose ho visto e assaggiato.

 

Quindi ascolta se ti piace l’idea:

la vedi la foglia di quell’azalea?

La potrei tramutare in una piscinetta

con cui scarrozzarti dal prato alla vetta!”

 

La gioia subito gli illuminò il viso:

lui che per i sogni fu sempre deriso

avrebbe esplorato le immense radure

sconfiggendo così le sue molte paure.

 

E così partirono verso l’ignoto

dolcemente sorpresi da quel nuovo gioco

che li vedeva, insieme ed a fianco

loro che erano come il nero ed il bianco.

 

Viaggiarono molto, di qua e di là

spogliati di angosce e di vanità

il girino nell’improvvisata lettiga

e la formica come nuova maestra di vita.

 

Finchè un giorno, dopo tanto girare

Girino pensò che bisognava cambiare

e propose quindi alla sua amica fidata

di invertire la scena fin qui recitata.

 

“Formichina mia, che ne diresti

se a questo punto cambiassimo gesti

e fossi io ad offrirti in regalo

quello che ti è stato finora negato?

 

So che l’acqua non ti va molto a genio

ma sarebbe un peccato ignorare il mio regno,

un luogo che proprio non deve invidiare

quel mondo esterno che ho imparato ad amare.

 

Quindi sali sulla mia forte schiena

che di certo non mi manca la lena

di trasportarti per questi piccoli mari

senza neanche che ti bagni le mani!”

 

Così ripartirono senza un pensiero

sempre intatto quel sentimento sincero

che li attraeva per la curiosità

di scoprirsi stregati dalla diversità.

 

E quando il nuovo divenne semplice sfondo

ormai era tardi per lasciare quel mondo

erano entrambi come due ragazzini

gli occhi riempiti di bei cuoricini.

 

Ed alla roccia dove tutto ebbe inizio

il girino pensò di levarsi uno sfizio

si girò rapido dalla schiena alla pancia

e le stampò un bacio sulla morbida guancia.

 

Lei lo guardò un poco sorpresa

la sua eloquenza stavolta alla resa

e ricambiò con grande piacere

quel gesto romantico da cavaliere.

 

Stetterò lì per infiniti minuti

con i pensieri a scorrere muti

il pelo dell’acqua come sola barriera

e il sole che cedeva il cielo alla sera..

 

Spero che quello che ho raccontato

sia stato almeno quel tanto apprezzato

e che qualcosa abbiate anche imparato

dalle sciocche parole di un innamorato.

 


Il Girino e la Formica


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