Leggo sul Corriere di stamattina, giovedì 30 settembre, che a fine anno chiude il teatro Smeraldo a Milano. Urca, è una notizia!
Per la cronaca lo Smeraldo è il secondo teatro italiano per dimensioni: notizia appresa sempre dal Corriere. Ci ho visto un sacco di concerti, dai Jefferson Starship a Noa a Steve Winwood, ma anche prosa, musical, balletti. Un altro portentoso autogol della giunta Moratti, visto che il teatro è costretto a chiudere per uno dei tanti cantieri pazzi (la doppia zeta mi suggerisce altre rime poco commendevoli) che infestano MIlano e soprattutto la zona Garibaldi, a due passi da Corso Como, uno dei centri della movida meneghina con tanto di discoteca Hollywood appena dissequestrata…
Il fatto è che da quasi cinque anni lo Smeraldo è isolato a causa di un mega cantiere per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo multipiano nell’antistante piazza di Porta Garibaldi; consegna prevista nell’estate del 2008, ma c’è solo un buco profondo 40 metri (ci passo davanti quasi tutte le mattine) e ovviamente la chiusura al traffico dell’attiguo viale Pasubio, che era una delle zone commerciali più vivaci di Milano Nord ovest. In quattro anni hanno chiuso praticamente tutti i negozi (resistono un malinconico ferramenta e un panettiere) e hanno cominciato a traballare anche i ristoranti, le pizzerie e i bar. Tutta la zona è isolata dentro una specie di bozzolo delimitato dalle cancellate del cantiere del parcheggio: visto che i locali della movida sono a un passo, la domenica mattina fin verso le dieci è un incubo di gente che vomita, bivacca, si fa negli angoli: controllo zero, illuminazione quasi assente malgrado le lamentele dei residenti che non sono solo il solito manipolo di vecchietti brontoloni. Un’amica con cane è stata rapinata tre volte ai bordi della no man’s land che si è venuta a creare. Anche la sede storica di Hi Tech, uno dei negozi di arredamenti/ casalinghi/ design più famosi della Milano da Bere, anche se è all’interno di un palazzo, soffre parecchio, non mi meraviglierei se chiudesse o si trasferisse. E sì che tutti i giornali e le Tv locali hanno invece strombazzato il fatto che la zona Pasubio/Garibaldi dovrebbe diventare una delle più up-to-date di Milano con la realizzazione della nuova sede centrale della Feltrinelli e il più grande negozio multimedia d’Italia. Allo stato attuale solo chiacchiere e fantascienza.
Bene, mi dico, la notizia c’è. Rprendiamola e lanciamola su Facebook (come farò con questo post). Ma sul sito del Corriere on line stamattina (giovedì) ci sono ancora le notizie di martedì… Uso intelligente e proattivo della rete da parte di RCS: così mi ricordo del perché la mia homepage di Internet è Repubblica on line e perché più dell’80% delle notizie che trovo riprese su Facebook, Twitter e Linkedin viene da lì.
Nessuna traccia neanche sulle versioni online della Free Press milanese Leggo, Metro (a proposito, sapete che per postare una notizia dal sito bisogna iscriversi ed è a pagamento? Non male per un Free Press) e City.
Insomma, era proprio uno scoop del Corriere. Che (giustamente?) non lo vuol far sapere ad altri che a quelli che comperano il giornale, soprattutto non a quei fanigottoni che lumano a scrocco le notizie su Internet…
Due notarelle finali: il cronista del Corriere non nota che la crisi dello Smeraldo, certamente innescata dalla demenziale situazione logistica (chi mai può andare a teatro passeggiando su un baratro?) potrebbe essere stata acuita anche dal fallimento con bancarotta dello sponsor Viaggi del Ventaglio avvenuto ad agosto (il teatro si chiama Ventaglio Smeraldo da alcuni anni, e su Internet, volendo, si possono ancora comperare pacchetti vacanze dal tour operator che non esiste più: anzi, è la prima cosa in cui ci si imbatte digitando Viaggi del Ventaglio su qualsiasi motore di ricerca).
Seconda notarella: la politica della gestione delle notizie del Corriere mi sembra demenziale. Non solo e non tanto perché su Internet ci vivo e ci lavoro, ma anche e soprattutto perché in gioventù ho lavorato per 10 anni per un quotidiano locale. E non si poteva andare a casa, la notte, se non si faceva l’ultima cosa importante della giornata: scrivere le locandine per il giorno dopo, che la notizia del giorno per la città dove il giornale usciva tentavano di strombazzarla con il massimo del clamore, non di nasconderla…