Sono con Zia a un tavolino dello Starbooks. Si beve del té.
Aspetto il giudizio sul mio ultimo racconto.
Conosco Zia, se c’è qualcosa che non va me lo farà notare senza tanti preamboli.
- Hai messo troppi personaggi e poi li hai trascurati.
Infatti.
- A me non sembra.
- Perché lo fai sempre. È uno dei difetti della tua scrittura. Poi i dialoghi…
- Mo’ che hanno i dialoghi?
- Non si capisce mai chi parla.
- Ma è il bello. Così c’è più ritmo…
- Sì, ma è un racconto, non una sceneggiatura. Se non so chi sta parlando, non capisco niente e ti abbandono a metà storia.
- Vabbé, ma qualcosa da salvare ci sarà pure?
- Sì, ma tanto lo sai cosa c’è di buono, no?
No che non lo so, sennò mica lo chiedevo…
- È tardi. Vado a fare la spesa. Ti aspetto a pranzo.
- Va bene.
Poi un giorno me lo spiegheranno, dove sono tutti questi parenti pronti a sperticarsi in lodi per i racconti dei congiunti. Perché a me ogni tanto servirebbero.
- Carlotta…
Carlotta nemmeno risponde. Mi porge il doppio Jack Daniel’s.
Sono un’ex sceneggiatrice ed ex aspirante pubblicatrice. Ora mi limito a scrivere per me, a tempo indeterminato (l’unica cosa indeterminata nella mia vita, perché per il mio lavoro vero ci ho rinunciato da un pezzo).
Ho un romanzo mai pubblicato nel cassetto.
Se mi cercate, potete provare all’Ufficio Reclami (il mio blog).