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Storia ispirata alla vera vicenda di Giuseppe Albano, noto come "Gobbo del Quarticciolo", soprannome causato dalla forma della sua schiena malformata causa un incidente e dalla borgata romana dove ha operato, come partigiano prima della liberazione e come bandito dopo.
Siamo abituati, al nord soprattutto, a pensare ai partigiani come a gente sempre organizzata in bande più o meno grandi, nascosta in montagne o comunque in luoghi poco accessibili. Ma ci furono anche modi diversi da questo, soprattutto al centro-sud. A Roma nei primi giorni dopo l'8 settembre del 1943 la confusione era la regola e sorsero gruppi di reazione a fascisti e nazisti anche molto piccoli, persino dei cani sciolti. Uno di questi fu appunto Giuseppe Albano, immigrato dal sud, fin da bambino anche ladruncolo, uomo d'azione molto coraggioso. Analfabeta, non leggeva i proclami dei partigiani organizzati né apprezzava il lavoro di propaganda verbale più di tanto, per cui venne presto scacciato da loro ed anche osteggiato, ma nella borgata ed anche fuori lo conoscevano tutti ormai, considerato pericolosissimo dallo stesso Kappler per la sua audacia ed abilità.
Poi la guerra finì a Roma con l'arrivo degli americani, il 4 giugno 1944, e tra i primi provvedimenti della forza d'occupazione ci fu il disarmo dei civili, al quale il Gobbo si opporrà, uccidendo un soldato americano. Da quel momento diventa come detto un bandito, si occupa di furti, mercato nero, esigendo un controllo territoriale completo della borgata con la sua banda che presto diventerà numerosa. Verrà lasciato fare per un po', poi qualcuno deciderà che quella storia deve finire e manderà i carabinieri, in massa, un po' come si faceva per combattere il brigantaggio. Ancora doveva finire la guerra al nord, era il mese di marzo del 1945, che finiva la vicenda del Gobbo del Quarticciolo, un bandito che molti conoscevano, temevano ma anche stimavano, per le sue idee egualitarie e sempre contro ricchi ed arricchiti, a favore dei meno abbienti. Un personaggio particolare insomma, un piccolo e dimenticato "robin hood casereccio".
Meritava un film, e Lizzani glie lo costruisce su misura, variando aspetti storici essenzialmente solo per omissione e quindi cambiandone anche il nome (in Alvaro Cosenza) con grande correttezza. E' una storia fatta e finita, completa di ogni aspetto senza con questo voler essere metafora di alcunché: è (in parte) la bella e drammatica storia di Giuseppe Albano, e basta, una di quelle vicende nate nel popolo, tra i tanti effetti collaterali della guerra, e non solo di quella ma di qualsiasi guerra. Colpisce e commuove l'aspetto "robinhoodesco" di Alvaro, che troverà i primi nemici proprio tra coloro che vorrebbe aiutare, questo fa molto riflettere.
Il film è straordinario per intensità e azione, Imperdibile! Bravissimi tutti gli attori, tra i quali anche un giovane Pier Paolo Pasolini.
Vola via sotto gli occhi e il solo appunto che m'è venuto di fargli è la relativamente breve durata, per questo è "solo" tra i miei Cult. Avrei tanto voluto fosse durato di più e magari che ci avesse illustrato con maggiore completezza l'avventurosa vicenda del Gobbo. Certo, fossero sempre questi i "difetti" dei film...
Su qualità di fotografia e riprese i frame parlano di soli.
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