Ho avuto poco tempo per leggere questi ultimi giorni, per eseguire i nuovi ordini del padrone sono stato costretto a dormire in aperta campagna, tenermi lontano dalla mia amata cella. L’uomo che dovevo uccidere stavolta era ben protetto, viveva in una strana fattoria e aveva sempre intorno diverse persone armate. Si nascondeva da qualcosa, era solo una sagoma sfuggente dietro le finestre. Ma io so aspettare il momento giusto, anche diversi giorni tra i cespugli senza bere e mangiare. E spesso il momento giusto arriva la notte. La mia pelle è blu, lo sapete, se non c’è tanta luna è difficile vedermi. Gli occhi umani sono limitati, l’immaginazione anche. Gli occhi umani, quelli della mia vittima, erano sorpresi di vedermi, più che terrorizzati. Ma sapevano bene cosa temere, orientandosi sulle mie grandi mani che si avvicinavano, e avrebbero schiacciato presto un’altro cranio. Un cranio duro, più di quello dei suoi amici con le pistole.
Ma di tutto questo forse vi importa poco, era solo per scusarmi della prolungata assenza, per aver chiuso da troppo tempo dietro me la porta di acciaio della mia cella, quella specie di buio maelstrom che talvolta mi consente di parlare con voi. Superando in un secondo, vi assicuro, molti oceani di distanza
Comunque sia, il padrone questa volta era davvero felice del mio lavoro, dell’ottimo risultato, come lo definì. Così contento da regalarmi subito un nuovo libro, che ho stretto immediatamente al petto (penso sia da quelle parti che si nasconda l’anima, almeno la piccola parte che sta crescendo in me)
Notte di Sangue a Coyote Crossing, questo il libro, un titolo che migra verso i miei più recenti ricordi, la notte, il sangue, le case dei cervelli che avevo distrutto. Un libro piccolo e leggero, solo duecento pagine, che riesce a contenere davvero tante cose. Sono stato avvolto dalle spire del thriller, nel mio naso è entrata la sabbia e l’odore di stivali del western. La mia immaginazione si è sporcata presto di sangue vivo, delle macchie rosse del pulp. Ci ho trovato Lansdale, Tarantino, McCarthy. Ci ho trovato soprattutto Victor Gischler, l’autore, e le sue proiezioni della realtà, nitide e veloci. Immagini e personaggi con voce e umanità autentiche.
Solo duecento pagine, solo la storia di una notte. Solo una notte per leggerla, questo è sicuro. Notte di Sangue a Coyote Crossing possiede velocità supersonica e non ci si può arrestare fino all’ultima pagina. Ritmo e polmoni sempre pieni, dialoghi come lame affilate che squarciano la dimensione libro per uscire intatti all’aperto, nella realtà, per echeggiare e respirare. Protagonista della storia è l’aiuto sceriffo Toby Sawyer (omaggio a Twain), disegnato da Gischler col vento, il sole e l’immenso nulla della Contea di Coyote Crossing in Oklahoma. Toby è un eroe qualunque, che inciampa nella vita disordinata, nelle debolezze, che ama le lenzuola dell’amante, ma che sa riconoscere e vivere anche inaspettati momenti di luce. I momenti di un uomo. I momenti che fanno vivere tutti noi tra piccole roulotte, sogni da rianimare ma anche stelle lontanissime.
La storia parte con la scomparsa di un cadavere, custodito proprio dal nostro Toby, e poi accelera improvvisamente. Le pagine diventano finestrini di un treno ad alta velocità, mostrano immagini con scie colorate che coinvolgono pienamente i sensi. Sparatorie, esplosioni, proiettili e altri cadaveri, inganni e consapevolezze. Il bene che sembra il male e viceversa. Tutto questo in mezzo alla vita a singhiozzi di Toby, della moglie che lo lascia, del figlio che rimbalza tra gli eventi. Dell’amore che esiste e non esiste nello stesso tempo. Il mitra di Gischler ci colpisce in pieno, ma ci rialziamo sempre in piedi pochi secondi dopo con il sorriso per continuare a leggere. E divertirci, perché questa è la promessa dell’autore.
Il libro finisce troppo presto, e questo è il suo difetto. Ne voglio ancora. Comincio a battere la mia grossa testa sulla porta d’acciaio della cella. Faccio un gran rumore, ma il padrone non sembra sentirmi. Maledico Gischler e il suo bellissimo noir mozzafiato di sole duecento pagine, non ho altro da leggere stanotte, beati voi che potete andare in libreria quando vi pare, senza dover ogni volta sfondare il soffitto di qualche cervello.
Notte di Sangue a Coyote Crossing (Meridiano Zero)In mezzo allo sconfinato nulla dell’Oklahoma, nella contea di Coyote Crossing, gli abitanti dormono sonni tranquilli, o almeno così credeva il giovane aiuto sceriffo Toby Sawyer, prima di quella notte.I Jordan sono piombati in città, assetati di vendetta per l’omicidio del fratello Luke, ma il cadavere è scomparso e tutti sembrano avere troppe cose da nascondere per raccontare la verità. Toby deve ritrovare il corpo prima dell’alba, e scoprirà ben presto di non essere il solo a cercarlo: tre killer chicanos gli distruggono il trailer a raffiche di mitra, e lui fa appena in tempo a fuggire con il figlio in braccio, sotto una pioggia di proiettili. Nello spazio di una notte, senza potersi fidare di nessuno, uomo o donna, amico o collega, il giovane Toby diventerà uomo, scoperchiando segreti pericolosi che lo costringeranno a combattere contro il cuore marcio di un’intera città e a scontrarsi con i Jordan in un’ultima sfida che profuma di O.K. Corral. Una frenetica corsa contro il tempo tra esplosioni, incendi e inseguimenti mortali. Victor Gischler ancora una volta sfodera humour, velocità e colpi di scena in un noir mozzafiato dal sapore western.
Victor GischlerAutore di sette romanzi tradotti in varie lingue. Finalista all’Edgar e all’Anthony Award, è stato a lungo docente di Scrittura creativa alla Rogers State University, in Oklahoma, ed è sceneggiatore di fumetti per la Marvel per The Punisher, Wolverine e la serie regolare di Deadpool. Gischler vive a Baton Rouge, in Louisiana. Titoli pubblicati in Italia da Meridiano Zero: La gabbia delle scimmie, Anche i poeti uccidono, Notte di sangue a Coyote Crossing
leggi l'intervista del Posto Nero a Victor Gischler (del 2 marzo 2011)
Magazine Cultura
Il Golem Blu: Recensione di Notte di Sangue a Coyote Crossing di Victor Gischler
Creato il 23 giugno 2011 da Alessandro Manzetti @amanzettiPotrebbero interessarti anche :
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