Ma come!? Il governo Letta appena costituitosi per salvare il Paese dal rischio ingovernabilità saltato fuori come un “grillo” dall’urna elettorale sparigliando i vecchi partiti, il governo voluto dal Quirinale e preso in carico dal vice di Bersani per stare lì a Palazzo Chigi non a tutti i costi, ma per senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni, neanche è nato che già si “R I T I R A”?
Ma no, non è il caso nè di sperarlo, né di disperarsi, sempre a seconda di come la si veda, è chiaro! E’ soltanto un’espressione - diciamo così, una di quelle "metafore" tanto care al Pd di Crozza & Bersani - presa in prestito dal premier al mondo del calcio e agli ambienti religiosi per annunciare che "il Consiglio dei ministri va in ritiro per fare squadra" o meglio per farsi benedire nel nome di un accordo di governo, bello e impossibile, tra la “destra” e la “sinistra” politica del paese.
Un ottimo proposito, certo, bello e possibile in qualsiasi altro paese civile, democratico e rispettoso delle diversità, ma quasi impossibile in una Italia come la nostra da sempre divisa, tra destra e sinistra, casta e anti-casta, berlusconiani e anti-berlusconiani, bianchi e neri, laziali e romanisti. Un'Italia mai realmente unificata, nè politicamente riappacificata!
Insomma, un accordo complicato quanto forzato, che arriva dopo due mesi dalle elezioni politiche, dopo l’ultima fagocitosi dell’ennesimo leader del centrosinistra, dopo il fatto storico e senza precedenti della rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale. In definitiva, una convivenza quasi obbligata più che convinta, un matrimonio combinato, un matrimonio d’interesse, tra chi fino a ieri se ne è dette di cotte e di crude.
Un’intesa di governo che dovrebbe raccordare le istanze e i programmi di due schieramenti, almeno sulla carta, nettamente contrapposti e antitetici: da una parte il centro-sinistra che tenterà in ogni modo di bloccare qualsiasi tentativo di riforma del mercato del lavoro per continuare a “garantire i garantiti”, dall’altra il centro-destra che punterà i piedi ad ogni tentativo di liberalizzare notai, farmacisti e tassinari, e a quant’altro rappresenti una eccessiva presenza dello Stato e soprattutto del fisco e della giustizia negli affari, diciamo così, altrui!
Comunque sia, i ministri del governo Letta vanno tutti in ritiro per cercare in qualche modo di mettersi d’accordo, per fare “spogliatoio”, nel tentativo disperato di trovare un qualche punto di convergenza tra il diavolo e l’acqua santa. Amen!
Un governo sì “politico”, ma identico - negli intenti, nella composizione e vedremo pure se nell'inefficacia e nell'incapacità conclamate da un fallimentare epilogo - a quello “tecnico” appena licenziato dagli stessi che lo sostenevano e che adesso stanno riprovando a mettere in piedi cambiando i nomi di ministri, sottosegretari, presidenti di commissioni, sottocommissioni, ecc, ecc.
Un governo fatto dai vecchi nemici di sempre costretti a stare insieme più per dovere di parte che di patria. Un esecutivo che dovrebbe trovare le soluzioni più urgenti ai problemi del paese senza incartarsi su distinguo e convenienze.
A questo servirebbe il ritiro di due giorni sulle colline toscane! A questo servirebbe la metafora calcistica del “fare spogliatoio”. Ma per un governo che va in ritiro, c’è un Paese che resta in fuorigioco! Per giocare e vincere la partita dell’eurozona bisogna avere i bilanci in ordine e la nostra squadra non sembra essere ben attrezzata per sostenere certi schemi di gioco. Il pressing del premier sulla cancelliera tedesca rischia solo di rimediarci il cartellino rosso e di farci uscire dall’euro prima dei tre fischi che sanciscono la fine della partita. Una partita già persa in partenza, allorquando scese in campo il Cavaliere di Forza Italia poi sostituito dal Professore dell’Ulivo, senza peraltroche il risultato cambiasse di un solo punto percentuale in termini di Pil e di debito pubblico! Adesso, continuare a sperare nei supplementari per spuntarla ai calci di rigore, significa solo sfinire gli italiani! Si è sciupato tanto, in questi ultimi anni, in area di rigore: troppi i gol mancati! E la zona Letta non sembra godere degli stessi presupposti della zona Cesarini del mondo della pedata, per poterla sfangare proprio all'ultimo minuto!
Magazine Attualità
Il governo Letta si “ritira” in convento con tutti i ministri. Amen!
Creato il 10 maggio 2013 da Freeskipper
Ma come!? Il governo Letta appena costituitosi per salvare il Paese dal rischio ingovernabilità saltato fuori come un “grillo” dall’urna elettorale sparigliando i vecchi partiti, il governo voluto dal Quirinale e preso in carico dal vice di Bersani per stare lì a Palazzo Chigi non a tutti i costi, ma per senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni, neanche è nato che già si “R I T I R A”?
Ma no, non è il caso nè di sperarlo, né di disperarsi, sempre a seconda di come la si veda, è chiaro! E’ soltanto un’espressione - diciamo così, una di quelle "metafore" tanto care al Pd di Crozza & Bersani - presa in prestito dal premier al mondo del calcio e agli ambienti religiosi per annunciare che "il Consiglio dei ministri va in ritiro per fare squadra" o meglio per farsi benedire nel nome di un accordo di governo, bello e impossibile, tra la “destra” e la “sinistra” politica del paese.
Un ottimo proposito, certo, bello e possibile in qualsiasi altro paese civile, democratico e rispettoso delle diversità, ma quasi impossibile in una Italia come la nostra da sempre divisa, tra destra e sinistra, casta e anti-casta, berlusconiani e anti-berlusconiani, bianchi e neri, laziali e romanisti. Un'Italia mai realmente unificata, nè politicamente riappacificata!
Insomma, un accordo complicato quanto forzato, che arriva dopo due mesi dalle elezioni politiche, dopo l’ultima fagocitosi dell’ennesimo leader del centrosinistra, dopo il fatto storico e senza precedenti della rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale. In definitiva, una convivenza quasi obbligata più che convinta, un matrimonio combinato, un matrimonio d’interesse, tra chi fino a ieri se ne è dette di cotte e di crude.
Un’intesa di governo che dovrebbe raccordare le istanze e i programmi di due schieramenti, almeno sulla carta, nettamente contrapposti e antitetici: da una parte il centro-sinistra che tenterà in ogni modo di bloccare qualsiasi tentativo di riforma del mercato del lavoro per continuare a “garantire i garantiti”, dall’altra il centro-destra che punterà i piedi ad ogni tentativo di liberalizzare notai, farmacisti e tassinari, e a quant’altro rappresenti una eccessiva presenza dello Stato e soprattutto del fisco e della giustizia negli affari, diciamo così, altrui!
Comunque sia, i ministri del governo Letta vanno tutti in ritiro per cercare in qualche modo di mettersi d’accordo, per fare “spogliatoio”, nel tentativo disperato di trovare un qualche punto di convergenza tra il diavolo e l’acqua santa. Amen!
Un governo sì “politico”, ma identico - negli intenti, nella composizione e vedremo pure se nell'inefficacia e nell'incapacità conclamate da un fallimentare epilogo - a quello “tecnico” appena licenziato dagli stessi che lo sostenevano e che adesso stanno riprovando a mettere in piedi cambiando i nomi di ministri, sottosegretari, presidenti di commissioni, sottocommissioni, ecc, ecc.
Un governo fatto dai vecchi nemici di sempre costretti a stare insieme più per dovere di parte che di patria. Un esecutivo che dovrebbe trovare le soluzioni più urgenti ai problemi del paese senza incartarsi su distinguo e convenienze.
A questo servirebbe il ritiro di due giorni sulle colline toscane! A questo servirebbe la metafora calcistica del “fare spogliatoio”. Ma per un governo che va in ritiro, c’è un Paese che resta in fuorigioco! Per giocare e vincere la partita dell’eurozona bisogna avere i bilanci in ordine e la nostra squadra non sembra essere ben attrezzata per sostenere certi schemi di gioco. Il pressing del premier sulla cancelliera tedesca rischia solo di rimediarci il cartellino rosso e di farci uscire dall’euro prima dei tre fischi che sanciscono la fine della partita. Una partita già persa in partenza, allorquando scese in campo il Cavaliere di Forza Italia poi sostituito dal Professore dell’Ulivo, senza peraltroche il risultato cambiasse di un solo punto percentuale in termini di Pil e di debito pubblico! Adesso, continuare a sperare nei supplementari per spuntarla ai calci di rigore, significa solo sfinire gli italiani! Si è sciupato tanto, in questi ultimi anni, in area di rigore: troppi i gol mancati! E la zona Letta non sembra godere degli stessi presupposti della zona Cesarini del mondo della pedata, per poterla sfangare proprio all'ultimo minuto!
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