Il Governo Monti regala il raddoppio a Fiumicino

Creato il 28 dicembre 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Nonostante l’aria da ultimo giorno di scuola, venerdì sera, il Governo Monti ha approvato l’imponente progetto per l’espansione dell’aeroporto di Fiumicino. Un progetto che sarà finanziato dall’aumento delle tariffe (da 16 euro a 26 e 50 euro), dalle banche e dallo Stato. Tanti soldi dallo Stato: 12 miliardi di euro fino al 2044, vale a dire 360 milioni di euro l’anno. La questione coinvolge un grumo di conflitto di interesse che ben fotografa come funziona la cappa dei grandi gruppi industriali in Italia.

L’idea parte dal lontano: nel 2009 Adr, che gestisce lo scalo della Capitale, presenta all’Enac e al governo un piano di sviluppo per passare dagli attuali 36 milioni di passeggeri annui a 70 milioni e poi a 100. L’ambizione è quella di diventare l’hub del Mediterraneo e di confrontarsi alla pari con Londra e Atlanta (l’aeroporto londinese però è delle stesse dimensioni di quello capitolino, solo meglio gestito).

L’ampliamento si effettuerà a scapito di 1.000 ettari coltivati dalla Maccarese Spa, la più grande azienda agricola italiana, di proprietà della famiglia Benetton. La Maccarese aveva acquistato i terreni nel 1998 dall’Iri per 93 miliardi di lire, con l’impegno di mantenere la destinazione agricola a meno di un esproprio. Quello che succederà in questo caso. 

Adr è posseduta per il 95% dalla società Gemina-Aeroporti di Roma. Gemina vede come socio di maggioranza con il 30% proprio la famiglia Benetton. I Benetton venderebbero quindi allo Stato quello che proprio dallo stato hanno acquistato e poi otterrebbero i finanziamenti per realizzare proprio su quel terreno un’opera da loro gestita. Geniale. E gli ettari mica se ne vanno gratis: la famiglia dovrebbe incassare sui 200 milioni (20 euro al metro quadro) a cui vanno aggiunti i danni riconosciuti in caso di strutture già presenti.

Oltre all’aeroporto verranno poi realizzati palazzi, centri commerciali e varianti stradali. Una manna per un imprenditore edile come Silvano Toti che, guarda caso, è socio in Gemina con il 12,80%. Sempre in Gemina è presente anche Unicredit, una delle banche che finanzierà il tutto, che aveva chiesto come conditio sine qua non l’aumento delle tariffe e l’intervento pubblico.

Che dire, chapeau.

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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