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Il Governo rischia sulle frequenze tv mentre ritorna la norma “ammazza-blog” voluta dal Pdl e dalla Lega.

Creato il 18 aprile 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Il Governo rischia sulle frequenze tv mentre ritorna la norma “ammazza-blog” voluta dal Pdl e dalla Lega.

Non fosse mai

Sei ore di riunione finita a notte fonda. Mezzo governo da una parte e Pdl, Pd e Udc dall’altra: e poi dicono che i politicanti non fanno un cazzo. Sembra che tutti insieme appassionatamente abbiano trovato un accordo sulla “crescita” e sul lavoro o, almeno, una piattaforma comune dalla quale partire. Gli indicatori economici delineano un paese in affanno, in piena crisi d’asma. Peggiore percentuale debito-Pil, peggiore crescita dello stesso Pil, peggiore sviluppo, peggiore tasso di disoccupazione, spread in caduta libera, vacillante fiducia dei mercati sul “prodotto Italia”. Tabelle di Ballarò, ieri sera. Chi ha pagato e pagherà la crisi sempre negata dai liberisti del menga berlusconiani? In testa i pensionati, seguono le famiglie e le imprese. Bella questa, no? Stavolta per salvarci occorrerà di più dello “stellone Italia”, speriamo che dopo il pagamento parziale dell’Imu, il mantenimento delle scuole cattoliche, dell’8 per mille e le prebende, la Chiesa interceda presso sorella Provvidenza, altrimenti si mette davvero male e la Grecia è sempre più vicina. Finita la riunione fiume, ai giornalisti presenti i politicanti e i tecnocrati hanno parlato quasi di tutto. Il quasi è giustificato dal silenzio totale sul beauty-contest, sempre il concorso di bellezza sulle frequenze televisive, sempre e comunque i cazzi di SilvioBerlusconi. Lo abbiamo scritto e ripetuto fino alla noia: non si può promettere a Nano Bifronte di tutelare i suoi interessi per ottenerne le dimissioni e poi far finta di nulla, perché Over The Topa, che stupido non è, prima o poi passa all’incasso. Scusate però, non era Silvio quello che diceva che la televisione non c’entrava nulla con il suo successo in politica? Non era Silvio che diceva che l’informazione non incide più di tanto sulla scelta degli elettori per un partito piuttosto che per un altro? E non era sempre Silvio che tuonava contro lo strapotere della stampa comunista quando era lui a detenere la maggioranza degli organi di informazione? Sembra che anche queste fossero solo panzane, fumo negli occhi, menzogne, barzellette, boutade, calembour perché la verità è un’altra e l’accanimento col quale i maggiordomi in livrea, grembiulino e cazzuola si stanno battendo perché Corrado Passera revochi l’asta pubblica, è quanto meno sospetto. Sul beauty-contest, e sul fatto che ci sia stata una “promessa” sul suo mantenimento, abbiamo scritto fiumi di parole e non perché siamo a corto di argomenti come qualche illustre collega di giornali col fiato corto, semplicemente perché, secondo noi, su questo affaire si gioca la credibilità del governo del Professore e il sapere in modo definitivo se Silvio lo tiene per le palle oppure no. L’altro grande fronte è la giustizia. Sul reato di “corruzione” e sulla sua rivisitazione giurisprudenziale, i berluscones non mollano. Non gli è bastata la prescrizione sul caso Mills e le altre mille porcate di questi anni, non basta a Silvio che nessuno dica nulla sul fatto che paghi i testimoni a favore in un procedimento in corso (Rubygate), Berlusconi vuole una specie di impunità permanente, un lasciapassare giudiziario da qui all’eternità per lui, le sue società, la sua famiglia. E giacché si trovavano a parlare di giustizia, i soldatini di piombo con i loro tamburini di latta, ne hanno approfittato per riproporre la norma ammazza-blog. Insomma ci vogliono far chiudere e noi, modestamente, a rischio di chiusura ci sentiamo sul serio. Ricordate quella norma che il leghista Gianni Fava provò a inserire nel decreto intercettazioni? Ebbene, sta tornando a galla. Il ddl dovrebbe prevedere che qualsiasi privato cittadino che si senta offeso da un commento in Rete, possa chiedere la sospensione o la chiusura del sito o del blog. Ci siamo fatti quattro conti e abbiamo appurato che se questa norma dovesse passare, almeno un migliaio di smanichettoni internettiani, equamente divisi fra fascisti, berluscones e leghisti chiederebbero alla polizia postale di chiuderci. Siccome con le minacce non hanno ottenuto una mazza e ci hanno fatto incazzare ancora di più, ricorrere alla censura pensano sia il modo migliore per metterci a tacere. Di Pietro è insorto, i radicali pure, il Pd è come sempre “timido”. Stavolta a protestare ci si sono messi anche quelli di Fli e dell’Api, mentre i pidiellini con la scusa della tutela del diritto d’autore, stanno facendo finta di nulla. Una norma del genere ci porterebbe a fare un salto di democrazia non indifferente ed essere equiparati finalmente alla Cina, a Cuba, alla Siria, all’Iran, all’Arabia Saudita, alla Birmania, alla Russia di Putin, alla Libia che fu e, buon’ultima ma prima in termini di repressione, alla Corea del Nord. Un ultimo punto che se non lo tiriamo fuori ci resta sullo stomaco. I partiti moderni, quelli che si attaccano all’antipolitica pur di rimanere a galla, dovrebbero spiegarci perché un cittadino debba ritenere le loro congreghe l’espressione massima della politica quando veniamo a sapere che i soldi dei contribuenti finiscono in diamanti e lingotti d’oro, in ville a Genzano, in crociere di lusso, in cene galanti, in titoli di studio e in investimenti in Tanzania. Per favore spiegatecelo perché a noi viene da ridere.

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