Il 5 e il 26 ottobre 2014 si sono svolte le elezioni presidenziali in Brasile. Una tornata elettorale molto incerta che ha confermato Dilma Rousseff. Calcio romantico, sin dall’inizio delle proteste scoppiate a luglio 2013 durante la Confederations Cup, ha seguito con molto interesse l’evolversi della situazione politica e le inevitabili conseguenze che ha portato il dover organizzare, gestire e possibilmente vincere un mega evento come il Mondiale di calcio. A un mese delle elezioni abbiamo chiesto ai nostri amici brasiliani (che nel frattempo sono aumentati) di aiutarci a fare un consuntivo finale che permetta anche di capire cosa potrebbe accadere a breve nel paese che, ricordiamo, nel 2016 ospiterà un altro mega evento sportivo, le Olimpiadi Estive.
Oltre a Rafael Evangelista, che ha già risposto alle nostre domande durante il Mondiale, hanno dato il contributo in fase di revisione Milena Antonacci e Alex Lino, due ragazzi che in questo momento si trovano in Italia per il dottorato di ricerca.
Il calcio. Probabilmente mai come stavolta, i brasiliani si rendevano conto delle lacune della propria nazionale, una squadra male assortita, mal messa in campo, con un attacco mai decisivo e una difesa non all’altezza nonostante i nomi. Per questo, la sconfitta per 1-7 in semifinale (dalla stampa etichettata come Mineirazo) non è nemmeno lontanamente paragonabile al Maracanazo, il vero e proprio dramma collettivo del 1950.
Rafael Evangelista è d’accordo, ci risponde che «con Scolari c’era da aspettarselo. Non è mai stato un grande stratega, è un buon motivatore, in grado di portare gruppi di media levatura a traguardi importanti. Ma con lui al timone può anche andare tutto storto. Abbiamo vissuto un’esperienza del genere al Palmeiras [1]. Le assenze sono state più importanti del previsto e Scolari non è riuscito a controllare gli eccessi emotivi del gruppo a sua disposizione, come era stato bravo a fare in altre occasioni.»
I cosiddetti poteri forti. A causa del Mondiale Dilma ha, per forza di cose, strizzato l’occhio alla FIFA e ai poteri finanziari che hanno lucrato sull’organizzazione dell’evento, e anche per questo è stata contestata per le strade. Dall’altro lato, però, i mercati hanno reagito male all’esito elettorale, come si può vedere dal crollo delle azioni della Petrobras subito dopo la vittoria di Rousseff. Forse la vittoria del candidato conservatore Aécio Neves (avversario di Dilma al ballottaggio) o addirittura della Silva (eliminata al primo turno) avrebbe fatto più piacere ai mercati?
Se Rafael concorda in pieno con la nostra analisi, sottolineando che una vittoria di Neves sarebbe stata più gradita, Milena Antonacci fa un altro tipo di riflessione: a parer suo, «solo se avesse vinto Marina Silva ci sarebbe stata una migliore reazione dei mercati, perché la Silva ha il supporto di alcune banche private. La vittoria di Neves avrebbe, invece, registrato una reazione simile: è vero che i mercati pensano che Dilma difficilmente riuscirà a continuare a sostenere le sue politiche di appianamento delle disuguaglianze sociali nel prossimo mandato, ma Neves, d’altro canto, non sembrava in grado di cambiare i piani a lungo termine.»
L’importanza del Mondiale. Il risultato negativo della nazionale brasiliana non ha influito sulla rielezione di Dilma, com’era ampiamente prevedibile. Invece, il fatto che a livello organizzativo il Mondiale fosse andato bene sembrava poter incidere sul risultato elettorale, e a questo punto ci siamo chiesti se Dilma l’avesse usato come argomento in campagna elettorale. O meglio, non potendo sfoggiare in pompa magna la Coppa, sfuggita in malo modo alla squadra di casa, ha usato a fini propagandistici la capacità del Brasile di organizzare un grande evento soprattutto in vista delle Olimpiadi del 2016?
Aécio Neves e Dilma Rousseff
Rafael ci risponde che «per i media e gli osservatori occidentali la cosa può sembrar strana, ma della Coppa del Mondo in campagna elettorale non si è parlato molto. L’unico momento in cui Dilma ha fatto riferimento al Mondiale si è avuto quando ha proposto una integrazione tra le polizie statali e polizia federale, come del resto ha fatto durante la manifestazione iridata. Delle Olimpiadi se possibile si è parlato ancor meno. Esse vengono percepite come un qualcosa che riguarda lo Stato di Rio de Janeiro più che l’intero Brasile [2].
Due, invece, gli argomenti principali del dibattito pre-elettorale, lotta alla corruzione e economia. Per quanto riguarda la corruzione, Dilma ha proposto una riforma del sistema politico, che è stata anche al centro del discorso dopo il suo insediamento. Il dibattito sull’economia, argomento cardine degli oppositori della Rousseff, verte invece sulla sostenibilità o meno della politica sviluppista: continuare nell’appianamento delle disuguaglianze sociali senza pregiudicare per questo la crescita economica.
Argomenti che comunque sono direttamente collegabili alle manifestazioni avute durante preparazione e organizzazione del Mondiale.»
Le manifestazioni. Cogliamo l’assist di Rafael parlando di un altro grande bluff (così come è parso a noi), quello relativo ai rapporti tra Dilma e i manifestanti. Se è vero che la presidentessa per placare le proteste è scesa a patti coi sindacati, è anche vero che la gran parte delle rivendicazioni dei manifestanti sono rimaste in sospeso. Dilma se n’è accorta?
Rafael: «non direi che le manifestazioni non siano state prese in considerazione. Il fatto è che le manifestazioni sono state un fenomeno molto complesso, con diverse sfaccettature e sempre in divenire.
Sono andato in piazza dopo i casi di violenza della polizia. Era una manifestazione contro lo Stato di São Paulo, che -come già detto- amministra direttamente la polizia. In questo frangente il governo Dilma non ha preso posizioni contro la polizia, ha messo l’esercito federale a disposizione del governo statale e si è rifugiato nella retorica buoni-cattivi [che noi in Italia conosciamo benissimo, aggiungiamo]. Una scelta dovuta alla voglia di non andare contro l’elettorato conservatore (che è di per sé già un bug) e alla paura della folla, non più controllata dai sindacati. Va però tenuto presente che molte persone erano per strada per protestare contro la corruzione dilagante.»
Alex Lino a questo proposito spiega che «dopo i prime successi di piazza, i manifestanti hanno alzato il tiro e inserito il tema più caldo e più sentito della corruzione dilagante, legandolo anche ai finanziamenti arrivati per il Mondiale. Tra i manifestanti c’era molta gente dell’elettorato conservatore, che lega la corruzione a una questione morale, non risolvibile quindi tramite una riforma politica.[3] »
A questo punto, dopo i grandi bluff, parliamo dell’unica cosa vera che ci è parsa di ravvisare in tutto ciò che è accaduto, cioè la componente popolare delle proteste. Soprattutto se è vero (come sembra) che Dilma abbia promesso una svolta a sinistra per spuntarla di nuovo.
Rafael: «Alla classe medio-bassa Rousseff ha, invece, promesso continuità nelle politiche inclusive. Ha un debito con la sinistra radicale che l’ha appoggiata al secondo turno. Dilma fa parte, però, della sinistra sviluppista, ovvero non può combattere le disuguaglianze a detrimento della crescita economica. Chiaramente vorrà perseguire entrambi gli obiettivi approfittando dell’alleanza con i settori dell’industria e agroalimentari.
Oggettivamente: penso che ci proverà, ma difficilmente riuscirà ad ottenere i risultati sperati. Essendo il suo ultimo mandato dovrebbe osare di più. Non sono un economista, ma penso che sarebbe possibile continuare a combattere la disuguaglianza anche senza continuare a perseguire la crescita economica, usando i soldi dei più ricchi. Il governo Dilma non sembra, però, pensarla così..»
federico, daniele, dalila, rafael, milena e alex
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[1] Alex Lino (anche lui tifoso dei verdão), aggiunge che «il Palmeiras, con Scolari alla guida, vinse la Copa Brasil nel luglio 2012 e, pur avendo a disposizione la stessa rosa, retrocesse nella Serie B del Campionato Brasiliano a dicembre dello stesso anno. Scolari fu esonerato prima della fine del campionato»
[2] nota elezione governatore di destra
[3] I problemi riguardano soprattutto i finanziamenti illeciti delle campagne elettorali, soldi dirottati sulla caixa dois, come dicono in Brasile, ovvero su conti correnti segreti non soggetti allo stesso regime fiscale.