Quando “i chili in più” ti fanno felice!
È Venerdì sera ed io non ho voglia di uscire, stanco per la settimana di lavoro e troppo carico di aspettative per la seconda giornata di “caccia all’aspio” pre-Natale! Cambio ancorette e split ring agli artificiali, seleziono le esche giuste da mettere in cassetta e annodo già il finale alla treccia madre.
Ma il fatto che io non esca il Venerdì per preparare l’attrezzatura da pesca non fa notizia, invece è decisamente sorprendente ricevere la telefonata del re dei party, dell’uomo-afterhour, Frank Napoleone, che alle 22.30 sta già tornando a casa perché vuole essere fresco e riposato a pesca! Il novizio Frank insiste per andare a Lucci in lago, ma io sto cercando un Aspio Record e a mia volta decreto: <Andiamo a caccia di aspi! Parte Seconda!>
Pescando nell’Adda
Questa volta siamo solo noi due, io e Frank, l’avventura come nei più avvincenti romanzi cavallereschi inizia in pasticceria alle 7.30 di mattina, deliziosi croissant e robusti caffè risvegliano piano piano la nostra parlantina.
Dopo un’ora circa di auto siamo quasi arrivati, ma prendiamo ancora un caffè al bar e non ci facciamo mancare un bigné al cioccolato a testa, giusto per essere più tonici!
Recuperando l’ASpio!
Per noi è la seconda battuta di pesca a fila a caccia di aspi, mi chiama Marta, la mia fidanzata, mi dice che anche lei sta già uscendo in caccia… a caccia di abiti da sposa… per lei è già la quarta uscita a vuoto. Ci auguriamo a vicenda “in bocca al lupo”!
Scendiamo al fiume gagliardi e speranzosi, il meteo è mite, nebbioso ma di nebbia alta, il livello dell’acqua è alcuni centimetri più basso della volta scorsa. Attacchiamo a lanciare là dove una settimana prima avevamo preso! Mezz’ora di lanci a raffica, recuperi alternati e continui cambi di esche. Nulla da fare.
Ci spostiamo più a valle, lanciamo prima “a piede asciutto” e poi mano a mano entriamo con i nostri stivaloni nell’acqua e lanciamo sempre più al largo.
Arriva un anziano pescatore, cerca Lucci Perca con il vivo, ci saluta furbetto.
L’approccio in cerca del “pesce in caccia” non sta dando i risultati sperati, così monto un lipless pesante, lancio di fronte a me e lascio affondare tenendo il filo in tensione. Quando sento il contatto del fondo alzo la vetta della mia canna e do alcuni colpi di cimino recuperando, poi lascio affondare di nuovo. Ormai l’esca è lontana a valle, sto dando due colpetti e sento un contatto strano, do ancora un colpo e “BUUUM!” Un bel pesce con la corrente forte contro il muso ha preso l’esca! Il pinnuto ha deciso che non vuole muoversi dal fondo, per lunghi secondi ho pensato si trattasse della caparbietà di un barbo o della sorda resistenza di un piccolo siluro, poi è affiorata la pinna e sono iniziati gli zig-zag, inequivocabile segno che l’Aspius Aspius che cercavamo si è fatto trovare!
Portato a riva foto di rito e release. Il vecchietto smonta la canna accigliato e si allontana cupo.
Aspio in Adda
Insistiamo ma non sono attivi…
Decidiamo di andare a vedere il Grande Fiume, il Po, ad Isola Serafini, voglio far vedere la diga a Frank. Il Po è ancora molto alto, lo spiaggione che mi piace è sommerso e non siamo entusiasti della situazione; anche camminare in mezzo a plastiche e rifiuti non aiuta l’entusiasmo.
La diga di Isola Serafini
Mentre cammino spero un giorno di vedere la rinascita dei grandi fiumi, magari saranno un po’ diversi da com’erano, magari vedranno convivere nuove specie con le vecchie, un po’ come la globalizzazione per gli umani porta le etnie a mescolarsi, così i fiumi del futuro potrebbero essere diversi ma ricchi… la speranza è che sia una ricchezza di biodiversità e che il nuovo non distrugga il vecchio ma lo complementi. Così camminando penso e so che se aiutiamo un po’ la Natura semplicemente non soffocandola, questa ci sorprende sempre con risultati prodigiosi! Le plastiche sulle sponde sono un problema enorme su scala mondiale, un problema che corre dal torrente fino agli oceani… energie a basso impatto ambientale e materiali 100% biodegradabili sono la speranza, finché ci saranno plastiche e simili negli oggetti di tutti i giorni, queste saranno anche nell’acqua.
<Ho fameee!> Frank interrompe i miei pensieri ed invoca il pranzo, o forse quel grido veniva dal mio stomaco?
Taaaaac! Ci trattiamo da gran signori ed approdiamo esausti alla Trattoria dei Cattivelli.
Sformatino di polenta, fonduta e tartufo; anguilla marinata; gnocchetti alla zucca e grana; montebianco con panna… questa la carica, questo il doping che ci ha portato sul fiume al pomeriggio!
Di nuovo sull’Adda, di nuovo a leggere la superficie dell’acqua ed i suoi misteriosi disegni in cerca di un segnale. <Pesce! Pesce!> Frank accanto a me ha incannato il suo primo aspio, sono emozionato come fosse il mio, è piccolo, in breve è a riva. Foto di rito e rilascio. Evviva! Evviva!
Il primo aspio di Frank Napoleone
Altri due o tre pesci toccati e persi nei successivi cinque minuti… probabilmente piccoli. Poi nulla. Guardo l’ora, abbiamo solo quarantacinque minuti di luce…
<Frank ho un’ispirazione, dobbiamo correre, cambio spot!> Sento che un’emozione ci aspetta “là”…
La macchina vola, la luce cala. Balziamo fuori dall’auto, Frank non trova il telefonino… lo fulmino con lo sguardo: <Andiamooo!>
Ok, siamo in pesca! Faccio qualche lancio rapace a long jerk, cambio. Faccio qualche lancio con recupero lento con ondulante, cambio. Contemplo la cassetta. Non è ancora il momento di un’esca “rumorosa” tipo rattlin’ o clackin’minnow, ma è il momento di colori sgargianti! Monto un Rapala CD11 firetiger, armato con owner 4 in pancia e amo singolo in coda! Il CD11 è un’esca che di recente qualcuno mi ha detto che si muove poco… un‘esca che uso spessissimo e che mossa per ben benino prende davvero tanto!
Frank impreca, ha preso il fondo, o forse è un siluro di 4 metri? No, no, è il fondo.
Sono accanto a lui, lancio avido in un punto d’acqua ferma, aspetto un po’, considero l’esca sia ad un metro dal fondo e inizio un recupero leggermente irregolare…
Il recupero si blocca di colpo, ferro d’istinto con ferrata lunga e la canna piegata si piega ancor di più, il polso sta per cedere e il mulinello prende filo velocemente…
<Taglia, taglia! Rompi il filo subitooooo! E’ grosso! E’ grosso!> strepito in direzione di Frank, ma gli occhi sono incollati alla superficie dell’acqua dove entra la mia treccia. <Dev’essere un siluro!> esclamo, “cos’altro potrebbe essere così grosso nel basso Adda?” – penso – “e poi cercando aspi mi è già successo di avere la sorpresa del glano…”
La canna di 6 piedi e 6 da appena 5/8 di oncia si comporta egregiamente assecondando le testate furiose del pesce. È lontano ma sento che sta puntando la superficie, quando ormai intravedo una sagoma lontana sotto il pelo dell’acqua abbatto il cimino e accelero il recupero evitando perentoriamente il suo salto!
L’effetto però è devastante, non ha saltato ma l’ho fatto arrabbiare ed è partito in una fuga laterale da attacco cardiaco! Sono ancora convinto che sia un siluro e lo forzo un pochino, sono al limite dell’attrezzatura, penso allo 0,35 del finale o all’ancoretta ventrale…
Finalmente lo porto sotto riva e mi manca il fiato… <È un luccio! È un luccioooo!> Di colpo non sono più tranquillo e divertito, mi sale un’ansia spaventosa, non ho il cavetto, non ho guadino, sono su una prismata e quel pescione lo voglio prendere!
Luccione e Pietro: strike the pose!
Riparte e si inabissa… la frizione sibila, tremo di paura ma non la apro, il pesce rallenta, è stanco! Lo avvicino alla sponda…
Frank mi passa una pinza di plastica, una specie di boga… l’oggetto mi tenta, ma desisto, mi inginocchio sull’acqua in equilibrio precario sulla prismata, ho la certezza di non poter mancare il momento, l’attrezzatura è sotto stress ed il pesce sta per ripartire, “adesso o mai più”. Con una lucidità folle, consapevole di rischiare dei punti al Pronto Soccorso, tento un opercolare “al contrario”, mano sinistra in branchia destra, quella verso riva… <Ce l’ho!> Stringo la presa sulla mandibola, ma essere al contrario è una cazz…ta, mollo la canna e finalmente faccio l’opercolare con la mano destra. Ore c’è davvero! Il pesce per qualche istante è coperto di sangue, mi fa preoccupare ma “Fiuuuuu!” Il sangue è tutto mio, per fortuna! Sgorga copioso dalla nocca del mio indice sinistro. È bastato un secondo avventato per portare la cicatrice della cattura. Fortunatamente il rischio è stato calcolato, il sangue presto si fermerà e quella meraviglia che tengo in acqua non ha riportato la minima ferita, risciacquato dal mio sangue si mostra perfetto! Con la sinistra prendo dal taschino il metro, Frank mi aiuta, lo stendo emozionato dalla punta del becco verso la coda… 80… 90… 100… 104, 105…106.. Guardo bene! Sì, sì, sì! <105 pieno!> esclamo – Frank conferma euforico ed è pronto con la fotocamera, lo alzo tre o quattro volte mentre lui scatta a ripetizione e finalmente: release! Lo tengo per la coda, sembra spossato, lo muovo avanti e indietro due volte e… Splash! Quasi mi sloga il polso e ci lava! Si inabissa nel fiume!
La sequenza del release del luccio dell’Adda
Saltiamo di gioia! E ci congratuliamo a vicenda, è quasi buio. Suona il mio telefono: <Amore ho appena scelto l’abito da sposa!>, mi dice lei, <Amore! Ho appena preso un luccione in fiume!>rispondo io… Ridiamo! Questo sì che è stato un incredibile tempismo! Le nostre uscite di caccia sono state trionfali!
So bene che gli dei mi hanno concesso una grande fortuna in questa uscita! A differenza di altre catture di cui vado fiero, meticolosamente inseguite e studiate, questa non è stata una caccia mirata, cercavo il re degli aspi ed ho trovato il re dell’acqua dolce. Non mi azzarderei mai a pescare lucci senza cavetto!
Comunque non riesco a pensare che sia stata solo fortuna… qualcosa di strano vive nel ricordo di questa cattura, intuizioni sul luogo, sull’esca, una preparazione dell’attrezzatura attenta al dettaglio, un combattimento memorabile e la sensazione del sorriso compiaciuto di mio padre che mi accompagna se ripenso a questo pesce. Quel suo modo speciale che aveva di prendermi in giro sminuendo ogni mia cattura, ma facendomi chiaramente intendere con lo sguardo e con un sorriso che era fiero di me e felice per me, con la complicità che ci può essere solo tra veri pescatori appassionati.
luccio in fiume, spinning da riva
La fortuna mi ha portato all’incontro, ma la grande verità resta: nessuno prende i pesci se non ha la lenza in acqua…
Il 2014 era iniziato con un grande luccio per me, proprio il primo di Gennaio, e così sembra essersi splendidamente concluso. Chiudo questo racconto con parole preziose del nostro mentore di pesca nei grandi fiumi, il grande Mario Narducci, presidente dello Spinning Club Italia a cui dedico con affetto e amicizia questa cattura:
“… è proprio questo il fascino dei “grandi” fiumi italiani. Ogni uscita nasconde sempre un’incognita. Si trasforma in un’avventura più o meno esaltante. Non puoi mai essere sicuro di cosa ti troverai a fronteggiare al contrario di quanto accade sui torrenti, fiumi appenninici e “piccoli” corsi in genere. Ma queste sono solo parole, occorre farne esperienza per capirne il peso “esistenziale” e se vi farà piacere riapprofondiremo insieme l’esperienza”.
Rock ‘n’ Rod