Il grande rebus

Creato il 04 marzo 2013 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

Nessuno l’avrebbe potuto prevedere, ma per quanto delicato ed irripetibile lo scenario attuale va affrontato, possibilmente in fretta. Dalle elezioni – ha detto bene Pier Luigi Bersani – si è avuto un podio ma non sono usciti vincitori, con la conseguenza che se non si vogliono (come non le vuole la maggior parte degli elettori) nuove ed immediate elezioni occorre che si realizzi una fra le diverse ipotesi possibili. Che, fantapolitica a parte, sono sostanzialmente tre: governissimo Pd-Pdl, maggioranza Pd-M5S, governo tecnico-bis.

La prima ipotesi consisterebbe in un’alleanza temporanea fra le due grandi coalizioni. Quest’alleanza – siglabile con premier in quota Pd e la concessione della presidenza del Senato al centrodestra – avrebbe evidentemente vita breve ma sufficiente, se vi fosse la volontà, a risolvere questioni di una certa urgenza (legge elettorale, tagli costi della politica, ecc.) che avrebbero il vantaggio, alle prossime elezioni, di vedere disinnescata parte della protesta e della retorica grillina. Conoscendolo Grillo andrebbe comunque a sgolarsi in piazza denunciando il grande inciucio, ma lo farebbe con meno appeal, depotenziato ed orfano di argomenti importanti e soprattutto dopo aver rifiutato le aperture di Bersani, giudicate interessanti da più di qualche suo elettore ed eletto.

Il secondo caso possibile andrebbe invece a ripetere, se si concretizzerà, quello che è già stato ribattezzato come il “modello siciliano”, col centrosinistra nella cabina di comando e M5S quale aiuto esterno. Un’eventualità che permetterebbe, da un lato, di varare subito provvedimenti su versanti che stanno a cuore ad entrambi gli elettorati – il confitto d’interessi su tutti –, e, dall’altro, di rinviare di qualche tempo il ritorno alle urne. Il problema è che uno scenario del genere richiederebbe una fiducia iniziale al Senato che i grillini, al momento, sono ben lontani dal voler accordare a Bersani. Senza dimenticare che in questo caso, a differenza che nel primo, la premiata ditta Grillo-Casaleggio ne uscirebbe del tutto “istituzionalizzata”, mentre Berlusconi e i suoi potrebbero giocare all’attacco con un’opposizione a base di proposte sui temi fiscali, molto sentiti dai cittadini ma tutt’altro che condivisi da Pd e M5S.

La terza ed ultima via – allo stato la meno probabile – è quella di un governo tecnico-bis. Come il precedente, anche per questo la regia sarebbe del Quirinale, ne sarebbero coinvolti Pd e Pdl mentre per la guida, in alternativa a Mario Monti e Corrado Passera, si potrebbe pensare all’attuale governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. L’interessato pare poco convinto, eppure il suo nome è già sulla bocca di osservatori attenti – Paolo Mieli ed Enrico Mentana, per fare due nomi – e non è escluso che se fosse il Presidente della Repubblica in persona a farsi avanti costui potrebbe accettare. Un governo tecnico-bis avrebbe il vantaggio, rispetto alle ipotesi precedenti, di assicurare maggiore stabilità essendo il premier un soggetto terzo ed esterno alla politica. Il punto è che così il già forte MoVimento 5 Stelle ne uscirebbe più rafforzato, dal momento che sarebbe l’unica opposizione ad un governo, ancora una volta, non votato da nessuno.

Come finirà? La prima ipotesi è stata subito scartata dal centrosinistra, la seconda piacerebbe a Bersani ma Grillo sembra non volerne sapere mentre la terza, per ora, appare la più astratta. Ma a venti anni esatti da quando toccò ad un altro governatore di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi, se il Quirinale volesse…



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