Sul Sole 24 ore del 03.03.2013 Guido Rossi parla del Movimento 5 Stelle
<<non quale partito organizzato, bensì come uno dei movimenti, definiti da Manuel Castells, frutto di una “autocomunicazione “ politica di massa”, basata anche sull’uso della rete>>.
Questi movimenti, continua Rossi, dai vari casi
<<della cosiddetta primavera araba, fino a “Occupy Wall Street” e agli “Indignados”, sono alimentati dalla rabbia e dalla esigenza di discontinuità rispetto ai valori della globalizzata società dei mercati, a cui Stati e partiti si erano prima adeguati e poi appiattiti>>.
La “primavera araba”, in realtà, non c’entra quasi nulla in quanto essa si è manifestata con una serie di sommovimenti determinati dalla strategie geopolitiche della superpotenza Usa e dai suoi accoliti europei. Per il resto si può parlare di eventi che – al contrario del cosiddetto movimento no-global – nascono proprio in seguito alla crisi di quella fase della globalizzazione (a cavallo tra il XX e XXI secolo) che è stata interrotta dallo scoppio della nuova “grande depressione”. Il professore confida che i nuovi eletti, soprattutto s’intende quelli del Movimento 5 Stelle, saranno in grado di fare le scelte giuste
<<sia per la formazione di un governo stabile, sia per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, nella loro assoluta indipendenza, autonomia e responsabilità istituzionale, come vuole l’art. 67 della Costituzione, quando impone “senza vincolo di mandato”>>.
Insomma Guido Rossi ritiene che il Movimento di Beppe Grillo e Casaleggio, i quali si sono rifiutati di farsi eleggere in Parlamento (cosa che anche il Bossi della prima ora non avrebbe mai pensato di fare) possa evolvere in una “associazione” in cui i membri risultino “liberi da ogni condizionamento di cesarismo”. Nell’ultima parte dell’articolo l’esperto di finanza pone l’accento sull’immensa piaga della disoccupazione e del precariato giovanile accennando come anche negli Stati Uniti siano sostanzialmente falliti i tentativi di porre dei limiti all’aggravarsi della situazione. Nel caso dell’Italia, a quanto pare, nessuno (nemmeno Grillo nel suo “scheletrico” abbozzo di programma) spiega quello che appare chiaro anche ad un “cieco nato” e cioè che la legge di riforma delle pensioni Monti-Fornero costringendo quasi tutti i lavoratori a terminare di lavorare a 67-68 anni ha creato una situazione insostenibile per tutti, giovani, meno giovani e anziani. Per tornare al Movimento 5 Stelle ci sembra utile citare da TGCOM 24 (del 03.03.2013) il seguente passaggio:
<< Grillo: “Ora ogni eletto può fare il cazzo che gli pare” - “L’articolo 67 della Costituzione recita: ‘Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato’. Questo consente la libertà più assoluta ai parlamentari che non sono vincolati né verso il partito in cui si sono candidati, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori. Insomma, l’eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno”. Lo scrive Grillo sul suo blog in un pezzo dal titolo “Circonvenzione di elettore”>>.
La questione del vincolo di mandato, del mandato imperativo è stata discussa miliardi di volte e soprattutto propugnata dagli anarchici federalisti ma l’approccio di Grillo suona in maniera greve e lascia intendere la volontà di mantenere il totale controllo della “macchina” da lui costruita. Il suo “guru” Casaleggioin una intervista al Guardiannei primi giorni di gennaio affermava che Beppe
<<È come Gesù Cristo con gli apostoli, anche il suo messaggio è diventato un virus
Quali sono gli obiettivi del Movimento?
Una nuova democrazia diretta che vedrà l’eliminazione di tutte le barriere tra cittadino e Stato
Poi l’elogio di Internet:
Senza il web, io e Beppe non avremmo realizzato niente. È stato il web ad alterare tutti gli equilibri
Casaleggio ascrive il successo del blog alla situazione particolare che ha vissuto l’Italia, in particolare con il conflitto di interessi di Berlusconi che controllava sei dei sette principali canali televisivi:
Era come vivere nel Matrix. Ma quando la gente si è resa conto che quello che diceva era vero, ha cominciato a dubitare delle altre informazioni che riceveva.
Infine il quotidiano inglese non manca si ricordare le polemiche sulla democrazia interna del Movimento, rinfocolati anche dalle parlamentarie di dicembre. Ecco la risposta di Casaleggio, perfettamente in linea con l’idea di “democrazia” già espressa da Grillo:
Lo statuto fissa delle regole. Se vogliono cambiare le regole possono creare un altro movimento. Il problema di queste persone è che pensano che si faccia tutto per avere qualcosa in cambio. Ma l’unica cosa che vogliamo ricevere è il calore della gente>>.
Discorsi come questo mi fanno venire il mal di pancia, eppure in alcune occasioni abbiamo ammesso che in situazioni eccezionali soluzioni come la dittatura commissaria potrebbe risultare opportuna e necessaria. E in realtà nella nostra epoca i casi di dittatura commissaria “occulta” sono presenti e spesso in numero non limitato. Ma quando le tesi portate avanti risultano, accanto a un programma di massima con alcuni punti condivisibili, particolarmente confuse, sommarie e quasi deliranti mi viene la pelle d’oca.
Nel “non statuto” del Movimento sta scritto, tra l’altro,
<<Il “MoVimento 5 Stelle” è una “non Associazione”. Rappresenta una piattaforma edun veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nelblog www.beppegrillo.it.[...] Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso.[…] Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi>>.
Ma entrando in Parlamento e negli enti locali, ovverosia negli istituzioni dello Stato, esso assume il ruolo e la funzione di un partito; si trova necessariamente a muoversi secondo certe regole e una certa normativa. Si adatta così alla cosiddetta “democrazia rappresentativa” mantenendo solo all’interno del Movimento la cosiddetta “democrazia diretta” che però non significa che ogni membro e iscritto al blog di Beppe conti come chiunque altro ma che la democrazia interna delle “5 Stelle” sarà sempre diretta, con incarico a vita, da Grillo e Casaleggio. Ma qualcuno potrebbe dire: e se fossero veramente loro i “salvatori della patria” ? Mah… Ho qualche dubbio. Penso che De Bortoli non abbia tutti i torti quando scrive:
<<Nel programma dei cinquestelle vi sono anche alcuni passaggi condivisibili, per carità, ma nel suo insieme, se letto bene, è una straordinaria scorciatoia alla povertà. Alla decrescita infelice. E il consenso delle urne non attenua la pericolosità di alcune proposte, come la settimana lavorativa di 20 ore (chi paga?). Vanno però compresi e non sottovalutati il malessere e il disagio di un voto di massa, effetto della disoccupazione, della precarietà, della caduta dei redditi, dell’aumentata disuguaglianza sociale, della protervia dei partiti che votano sacrifici immediati (le pensioni e le tasse) e ritardano il contenimento dei propri abnormi costi. Ma in un Paese serio non si può restare appesi per settimane dopo il voto alle labbra di un capo politico (non c’è più nulla di comico) che se ne sta a casa sua o ai proclami millenaristi del suo guru, peraltro non votato da nessuno>>.
Mauro T. 03.03.2013