Parti precedenti: [1], [2] e [3].
Perelman: Dunque non apparteniamo a un mondo come quello che ricordiamo o crediamo di ricordare se mai altro da questo ci è accaduto. Apparteniamo a un mondo in cui non camminano altri, una esigua e ossessiva realtà di cui siamo i soli, tragici ospiti. Rimanendo qui, tutto ciò che ricordiamo e attuiamo è l’infinita successione dei nostri incontri, dei nostri duelli e dello sgorgare del sangue dai nostri petti. Degli schieramenti delle truppe e delle dame della corte coi loro vezzi, del vino bevuto sul seno delle cortigiane, delle carte da gioco rivoltate a sancire il passaggio di mano di patrimoni e dimore, delle mani dell’imperatore che appuntano decorazioni sulle alte uniformi, tra poco non rimarrà traccia nella nostra memoria. Saremo allora entrambi emblemi del conflitto tra due selvaggi furori ammantati dell’inganno dell’onorabilità. Proprio così, un simbolo. Siamo certi che quanto chiamiamo passato sia stato vissuto in realtà? Non potremmo essere sempre stati qui a giocare con le medesime insensate regole? Se così fosse, allora non c’è alcun delitto da purificare. Allora il nostro ruolo sarebbe differente. Ragionate maresciallo: ogni colpo, ogni stilettata, ogni sparo, ogni ingiuria, ogni ferimento, ogni uccisione, sarà dimenticata dal tempo e dai popoli, ma noi continueremo per sempre a combattere rappresentando l’essenza venefica di tutto ciò che è assalto, furore e odio. Se gli antichi filosofi avessero avuto ragione e a ogni accidente corrispondesse un’essenza immutabile nella mente di Dio, come sarebbe configurata in quella stessa sede trascendente l’essenza della lotta? Forse da due guerrieri intenti ad affrontarsi per il gusto di prevalere, senza necessità di dirimere alcuna questione, unicamente perché è glorioso farlo. Come dei della guerra a rappresentare senza esitare l’istinto più ferino del genere umano, quello di annientare ciò che gli è simile. Mi chiedo se potremmo opporci a ciò e se tale decisione muterebbe qualcosa nel mondo che ai nostri gesti si conforma. Se i nostri corpi protesi a ferirci fossero veramente l’archetipo della lotta e un giorno, per qualche motivo, gettassimo la spada nella polvere e bevessimo slivovice discorrendo di glorie vissute e rimpiante, cosa accadrebbe al mondo?
Olbrecht-Tyteca: Ignoro se apparteniamo alla schiera dei folli, a quella dei dannati, a quella degli emblemi immutabili o ad altra. Fossimo anche marionette di un teatro dolente a chi porre la questione? Seppure ci fosse qualcuno a cui porla, veramente pronuncereste quelle parole innanzi a lui? Ciò che so è che non potrei nutrire odio più grande di quello che mi scaglia contro di voi, che di null’altro mi importa che non sia il vostro annientamento e provocarvi prima che questo sia compiuto un dolore così immenso che nessun essere, né popolo di esseri sottoposto a vessazioni e torture per mille volte mille anni, ne avrebbe subito di tale. Ciò che so è che qualunque sia la mia natura non mi è dato ribellarmi ad essa. Perciò estraete la spada, da parte mia lo sto facendo di già.
Fanciulla dichiarante guerra [entra in scena e parla rivolta al pubblico mentre Olbrecht-Tyteca guarda meravigliato l’avversario il quale rimane voltato e a capo chino; il tono simile a quello utilizzato nella pubblicità di prodotti cosmetici o di capi d'abbigliamento]: Ecco l’America, colpita da Dio Onnipotente in uno dei suoi organi vitali tanto da distruggere i suoi più grandi edifici. Sia Grazia e gratitudine a Dio. L’America è stata colmata di orrore, da nord a sud, da est a ovest, e sia resa grazia a Dio che ciò che l’America sta assaggiando ora è solo una imitazione di ciò che noi abbiamo assaggiato.
La nostra nazione islamica ha assaggiato tutto questo per più di 80 anni di umiliazioni e disgrazie. I suoi figli uccisi, il loro sangue versato, e le loro santità profanate.
Dio ha benedetto una piccola avanguardia di musulmani, la prima linea dell’Islam, affinché distruggessero l’America. Dio li benedica, e conceda loro un posto supremo in Paradiso, poiché Egli è l’unico che ha la capacità e il diritto di farlo.
Quando questa avanguardia si è eretta in difesa dei loro figli più deboli, i loro fratelli e le loro sorelle della Palestina e di altre nazioni musulmane, il mondo è entrato in un grande clamore. E gli infedeli sono stati seguiti dagli ipocriti.
Un milione di bambini innocenti stanno morendo mentre parliamo, uccisi in Irak senza nessuna colpa. Non ascoltiamo denunce né editti dai regnanti ereditari. In questi giorni, i carri armati di Israele imperversano per la Palestina, a Ramallah, Rafah e Beit Jala, e in molte altre parti della terra dell’Islam, e non sentiamo nessuno levare la sua voce o reagire. Ma quando dopo 80 anni la spada si è abbattuta sull’America, l’ipocrisia ha rialzato la testa compiangendo quegli assassini che hanno giocato con il sangue, l’onore e la santità dei musulmani.
Io sostengo che il problema è molto chiaro. Ogni musulmano dopo questi fatti dovrebbe combattere per la propria religione, dopo che i dirigenti degli Stati Uniti d’America – a cominciare dal capo mondiale degli infedeli Bush e dal suo stato maggiore – hanno continuato a fare sfoggio di vanità con i loro uomini e la loro cavalleria; dopo che hanno rivoltato persino i paesi che credono nell’Islam contro di noi.
Loro, gli americani, sostengono questa bugia mondiale, che combattono contro il terrorismo. In un paese alla fine del mondo, il Giappone, centinaia di migliaia di persone, vecchi e giovani, furono uccise. E questo non è un crimine mondiale. Un milione di bambini uccisi in Irak. Per loro questa è una conclusione controversa.
Ma quando poco più di dieci persone sono state uccise a Nairobi e Dar es Salaam, Afghanistan e Irak sono stati bombardati, e l’ipocrisia si è levata alle spalle del capo mondiale degli infedeli, il simbolo del moderno paganesimo, l’America, e i suoi alleati.
All’America e al suo popolo poche parole: giuro su Dio che l’America non vivrà in pace sinché la pace non regnerà in Palestina, e prima che tutti gli eserciti di infedeli abbiano lasciato la terra di Maometto, la pace sia con Lui.
Dio è grande, sia gloria all’Islam.
[dalla dichiarazione di Osama Bin Laden attraverso Al Jazeera, registrata prima del bombardamento Usa (7 ottobre 2001)]
Continua…