LECCE - Giovanni Vantaggiato, l'uomo reo-confesso dell'esplosione dell'ordigno davanti alla scuola di Mesagne, durante l'interrogatorio di ieri sera, ha detto di aver colpito "in orario diurno e non in orario notturno perché di notte non c'era nessuno". Lo ha spiegato il procuratore capo della Dda di Lecce, Cataldo Motta. Nel decreto di fermo gli viene contestato il reato di strage in concorso aggravata da finalità di terrorismo.
Giovanni Vantaggiato, il killer
Al presunto attentatore gli investigatori sono giunti attraverso i filmati delle due vetture ricollegabili all'uomo fermato, registrati dalle telecamere di sicurezza di alcuni negozi della zona. Secondo gli inquirenti dopo l'attentato, tornato a casa, Vantaggiato avrebbe pranzato con la moglie e i nipoti. "Il reato di strage - ha spiegato il procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta - è stato contestato anche nel decreto di fermo, con l'aggravante della finalità di terrorismo". "Il fermato - ha aggiunto - non ha voluto dire alcunché sul movente, e le indagini sono, adesso, in questa direzione". Alla base del gesto di Vantaggiato ci potrebbe essere una truffa da oltre 300 mila euro. Qualche settimana prima della strage, infatti, era arrivato a conclusione al tribunale di Brindisi - che si trova proprio alle spalle della scuola - un processo che lo vedeva coinvolto come vittima. Vantaggiato sarebbe stato truffato per oltre 300mila euro per una fornitura di carburante, e si sarebbe sentito vittima di malagiustizia, poiché il processo non era finito con la condanna di tutti gli imputati. La decisione di prendere di mira la scuola sarebbe stata assunta, dunque, senza alcun motivo specifico riconducibile all'istituto ma solo per evitare le misure di sicurezza al palazzo di Giustizia. L'altra ipotesi è che il 68enne possa aver agito per rancore nei confronti del preside dell'istituto, Angelo Rampino. Il dirigente scolastico. Avrebbe potuto essere lui, insomma, l'uomo che l'attentatore voleva punire.