di David Incamicia |
Giovedì scorso si è celebrata la giornata mondiale delle vittime dell'amianto. Stando alle stime dell'Ispesl nel nostro Paese, secondo produttore europeo, ci sono ancora di 32 milioni di tonnellate di amianto sparse per il territorio nazionale e un miliardo circa di metri quadri di coperture in eternit sui tetti. Fuorilegge da quasi 20 anni, l'amianto continua ad essere presente nelle nostre case con gravi rischi per la salute. Si trova non solo nei tetti ma pure nelle condutture, nei cassoni per la raccolta di acqua potabile, nelle canne fumarie o all'interno dei pavimenti vinilici, e di mal d'amianto si continua purtroppo a morire. A 18 anni dalla legge che lo ha messo al bando, dunque, sono tanti i siti contaminati che aspettano di essere bonificati.
La legge del lontano 1992 obbligava le regioni ad adottare entro 180 giorni il proprio programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati. Tuttavia ad oggi, secondo un rapporto di Legambiente, solo 13 regioni hanno approvato il piano e solo due di esse si sono poste una data entro cui completare la bonifica: la Lombardia nel 2016 e la Sardegna entro il 2023.
Una delle cause che impediscono il completamento delle operazioni di bonifica dei siti contaminati da eternit, accusano da Legambiente, è il blocco degli incentivi al solare disposto dal decreto del ministro Romani. L'eternit non rappresenta un rischio per la salute laddove rimane integro, ma diventa pericoloso se è in cattivo stato di conservazione, usurato o rotto. Ogni speculazione, però, è del tutto fuori luogo e l'inerzia delle autorità non consente ai cittadini di essere tutelati fino in fondo dalle possibili conseguenze per l'esposizione all'amianto.
L'Istituto superiore per la prevenzione (Ispesl) stima che l'amianto provochi circa 4.000 decessi all'anno. Secondo il Registro nazionale mesioteliomi, i più colpiti sono gli operai che lavorano la fibra, seguiti dai familiari e dagli abitanti delle zone vicine ai grandi centri di pericolo, come Casale Monferrato. L'Agenzia dell'Oms per la ricerca sul cancro (Iarc) classifica l'amianto come sicuramente cancerogeno per l'uomo, capace di provocare tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe, dell'ovaio. Inoltre, lo Iarc ritiene probabile che l'amianto possa provocare anche tumori dell'apparato digerente (faringe, stomaco e colon). Non esiste un limite di concentrazione delle fibre al di sotto del quale l'amianto possa considerarsi innocuo. A basse concentrazioni il rischio è minore, ma non diventa mai zero.
La malattia può manifestarsi anche 40 anni dopo l'esposizione e gli epidemiologi prevedono che la mortalità per il più tipico dei tumori da amianto, il mesoltelioma, aumenterà ancora per raggiungere il picco all'incirca nel 2020. Per questi motivi, proprio Legambiente ha lanciato con la società AzzeroCO2 la campagna Eternit free, già partita in molte provincie e regioni. L'obiettivo è quello, ad un tempo, di salvare vite e di promuovere la "green economy" ma è necessario il supporto delle istituzioni, in primo luogo del governo, per eliminare il tetto di potenza annuale per gli impianti installati sugli edifici e per introdurre un premio per la rimozione dell'eternit fisso e invariante, accogliendo la proposta dell'associazione Aper dei 5 eurocent/kWh.
L'amianto va ricercato negli edifici costruiti prima del 1992, anno della messa al bando del suo commercio. Gli organismi preposti ai controlli sono le Aziende Sanitarie e le Arpa. Il proprietario dell'immobile (in caso di condomini, l'amministratore) ha il dovere di segnalare all'Asl competente la presenza di amianto attraverso una scheda di censimento, in genere scaricabile dal sito internet della regione di appartenenza. Alcuni comuni hanno avviato un proprio censimento utilizzando la medesima scheda inviata a tutti i cittadini. Ma siamo ancora a livelli di intervento troppo bassi e timidi per poterci permettere di abbassare la guardia. Specialmente ora che col cosiddetto provvedimento della "prescrizione breve", tra i processi a rischio ci sarebbe anche quello contro i dirigenti della ex società Eternit e che riguarda le numerose vittime dell'amianto: da Casale Monferrato e Cavagnolo in Piemonte, a Rubiera in Emilia e Bagnoli in Campania.