Il tutto inizia 71 giorni prima della “paura” e il libro si configura come una cartella clinica, ritrovata molti anni dopo la “paura”, letta da due studenti che si sottopongono a un esperimento psichico. Sebastian Fitzek ancora una volta (ricordiamo il psychothriller Schegge) riesce a dar vita a un romanzo in grado di svelare i lati più nascosti della mente umana suscitando nel lettore un alto coinvolgimento ed emozioni molto forti. A volte, nel caso del Ladro di anime, occorre interrompere la lettura e prendere fiato. È un libro, infatti, di forte impatto.
Ci troviamo a Berlino, in una clinica psichiatrica. La neve non permette contatti con il mondo esterno e i personaggi di questo incubo si trovano chiusi in trappola. È la vigilia di Natale e sembra che il Ladro di anime si trovi proprio all’interno di questa clinica. Ma di lui non si sa nulla, se non la sua capacità di rendere inermi gli essere umani, rinchiusi in un corpo e intrappolati nella propria psiche senza più riuscire a comunicare con il mondo esterno, con gli altri. In un solo modo le sue vittime possono salvarsi, ed è risolvere gli indovinelli che il Ladro di anime affida ad ognuna di esse rinchiusi in un pezzetto di carta. Sarà Caspar, così chiamato perché colpito da amnesia, a cercare di portare in salvo pazienti e dottori della clinica, ma sarà anche un percorso che lo riporterà al suo passato, del quale man mano riacquisterà il ricordo, giungendo a un epilogo inaspettato e sconvolgente.
Le pagine di questa cartella clinica sono disseminate di indizi atti a comprendere l’identità del Ladro di anime, ma soltanto alla fine, come accade anche nelle cose di tutti i giorni, soltanto alla fine, quando gli eventi sono conclusi e li si esamina a ritroso, solo allora i pezzi del puzzle si ricompongono e non si può che rimanere stupiti per le abilità di questo scrittore tedesco.
Simona Leo
Sebastian Fitzek, Il ladro di anime, traduzione di Monica Pesetti, Elliot Editore, 2009, pagg. 320, euro 17,50.