La conversione di un libro in un film non è impresa facile, specialmente se intervengono interferenze come la soggettività dello sceneggiatore. È proprio questo il problema su cui si basa il film sceneggiato nel 2002 dal genio Kaufman (vincitore dell’oscar per l’ingarbugliatissimo e poetico Eternal sunshine of the spotless mind), Il ladro di orchidee, traduzione blasfema del titolo orginale, Adaptation.
Il film è il tentativo di “adattare” cinematograficamente il romanzo Il ladro di orchidee della giornalista americana Susan Orlean, in cui la reporter investiga riguardo l’arresto di John Laroche, un appassionato di orchidee rare, che smania di trovare l’evanescente Orchidea Fantasma, in realtà per estrarvi della droga. Il libro è dunque un’indagine in cui la protagonista scopre pian piano la passione per l’ammaliante uomo.
Il ladro di orchidee è diventato presto un bestseller in America, cosicché è stato chiamato un autore esuberante come Kaufman per costruirvi un film, nonostante l’assenza di sufficiente trama. Proprio allora è avvenuto il colpo di genio. Lo sceneggiatore, all’epoca in profonda crisi depressiva, sceglie come protagonista se stesso (interpretato da Nicolas Cage), un autore fallito, incaricato dell’impossibile compito di redigere la sceneggiatura del romanzo di Susan Orlean. Non si tratta di solipsismo incolore, bensì di un modo per teatralizzare un film sul classico blocco dello scrittore, che va di pari passo con una irrisolvibile incapacità di essere come gli altri.
Sembra quasi che Kaufman abbia composto un poema sulla sua vita interiore, dando voce alla fatica del proprio lavoro, cercando disperatamente barlumi d’ispirazione e deus ex machina. Così crea, parallela al suo percorso, la storia della scrittrice di successo (Meryl Streep), rendendola un personaggio vivo. C’è perfino un clone di sé, il fratello (fittizio) Donald Kaufman (interpretato sempre da Nicolas Cage), come alter ego con cui il protagonista ha un rapporto complicato. Sebbene non sia impresa facile viaggiare per l’intricata psicologia del protagonista, il film è qualcosa di sublime, assolutamente originale, deliziato dall’ottima regia di Spike Jonze. Molto d’effetto la scena che vede Kaufman assistere ad un seminario su come scrivere una perfetta sceneggiatura, in cui emergono tutte i dubbi sulla mentalità hollywoodiana: secondo il seminarista McKee (peraltro vero maestro di sceneggiatura) un finale sbalorditivo rende un film di successo, anche in una sceneggiatura piena di difetti.
Forse, però, non sarà stata entusiasta la Orlean di essere stata vittima di questo lavoro di scrittura creativa e di essere stata trasformata in una donna insoddisfatta che, fuggita con Laroche, diventa una scrittrice cinica e drogata.
Marcello Cuomo
TITOLO : “Il ladro di orchidee”
REGIA: Spike Jonze
ANNO: 2002
SOGGETTO: “Il ladro di orchidee”, di Susan Orlean
SCENEGGIATURA: Charlie Kaufman