Stamattina mi sono svegliata col suono dolce della pioggia; c'è qualcosa di affascinante e sensuale in quel ticchettio ritmico. E' fin da quando ho memoria che ogni volta mi ammalia, senza che io possa riuscire ad opporre resistenza, quandanche volessi, e, da piccola ma a volte anche adesso lo ammetto, mi fa rimanere imbambolata di fronte alla finestra, con lo sguardo perso, quasi fossi in trance.Sta di fatto che, per me, queste sono le giornate migliori, nuvolose, taciturne, piene di pensieri; sarà che abbia un animo particolarmente malinconico?Proprio qualche ora fa, a pranzo, parlavo con una mia collega di quanto adori questo tempo e non veda l'ora arrivi questo week-end per guadagnarmi un giro al lago che è, forse, il luogo più malinconico e cupo in questo periodo dell'anno.Non per niente ho un'immagine davanti agli occhi che affianco sempre ai poeti del romanticismo inglese e che riaffiora in giornate come queste:
Un lago, coperto di nuvole e bruma, dove i contorni si fanno sfuocati e la percezione del tempo non esiste, quasi fosse tutto sospeso, ovattato.
Che poi da un'immagine scaturisce un ricordo e un'altro ancora e ritorno indietro a quello che è stato l'esame a cui accosto di più questo panorama: letteratura inglese.
I pomeriggi passati in biblioteca a tradurre brani di Keats, le lezioni a cui ero sempre puntualmente attenta e in cui prendevo pagine di appunti, la voce del prof che mi rapiva e volevo solo non smettesse mai di leggere con quel suo tono calmo e l'accento dannatamente British.
Ma soprattutto ricordo la passione che avevo nel leggere quei testi, nello scorporarli, girarli, rimontarli e scoprire sempre nuove chiavi di lettura.
E ricordo anche quanto queste sensazioni dovesse un po' tenermele per me, per non passare come la secchiona di turno o, per usare un termine più moderno, troppo nerd.
Sì perchè chi si iscriveva a Lingue e letterature straniere un po' sfigato lo era, o almeno così veniva visto dagli altri. Era il corso di "ripiego" prima di passare a quello più figo al secondo anno e che, al contrario, aveva un numero chiuso.
Era il corso degli intellettuali in un'Università in cui contava solo l'apparenza e con più volte ti cambiavi d'abito durante la giornata con più eri figa.
Credo di non aver mai visto così tante egocentriche come allora.
Ma tant'è, in Università si incontrano anche questi soggetti.
Dicevo, il romanticismo inglese.
Ecco, mi è ritornata voglia di leggere.
A volte mi succede che, in momenti di particolare apatia, non riesca a leggere nulla, un po' perchè non ne ho voglia e un po' perchè non trovo nulla che mi colpisca, che so? una copertina, una trama, una recensione. Niente, il vuoto più completo.
E poi tutt'un tratto, Badabam! mi ritorna la voglia di mettermi su un libro. Di portarlo con me nella borsa e leggerlo sul mio mezzo di trasporto preferito (su cui tra l'altro si fanno incontri strani. Leggasi la sciura sudamericana che stamattina parlava al telefono usando come intercalare un riferimento sacro diverso "Oh, Dios! Oh Misericordia! Oh, Senor! Oh, Santissimo!" e via, ricominciando da capo. Se non ho avuto una crisi mistica in quel momento, mai più!), di annusarne le pagine e riconoscere il buon profumo di carta.
Perchè sì, io non cederò mai agli ebook!
Per ciò quello che farò sarà semplicemente aprire la mia biblioteca personale e spulciare qualche libro del periodo, leggerlo e dimenticarmi dove sono e chi sono.
Magari con una sigaretta in mano e un calice di vino rosso sul tavolino.