Guest post di Pietro Bassi, che racconta uno dei luoghi delle montagne che ama
Pietro Bassi, nato nel 1979 a Bologna, vive nei boschi dell’alto Appennino emiliano. Perito agrario, laureato in sociologia della letteratura con una tesi intitolata “Alberi e uomini in Mario Rigoni Stern”, è appassionato naturalista, musicofilo, filmologo, bibliomaniaco e attualmente lavora per Zanichelli editore come editor, webmaster e collaboratore dell’ufficio stampa. (tratto da Ho un libro in testa)
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Il Lago Scaffaiolo si trova là dove si sfiorano le tre provincie di Pistoia, Modena e Bologna. Se si osserva la cartina si vede che il confine tra il Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese e il Parco Regionale del Corno alle Scale passa a pochi metri dai suoi bordi e lo ingloba nella provincia di Modena, precisamente sotto Fanano. Ma lo Scaffaiolo, nodo cruciale dei sentieri escursionistici della zona, in fondo appartiene a tutte e tre le provincie. Inoltre vanta un record: nelle sue immediate vicinanze, in posizione rialzata, si trova il primo rifugio della storia dell’Appennino, il Duca degli Abruzzi. Inaugurato il 30 giugno 1878, il Duca degli Abruzzi fu ricostruito per ben quattro volte e tuttora è aperto tutto l’anno nei fine settimana e tutti i giorni nella stagione estiva (www.rifugiolagoscaffaiolo.it).
Al Lago Scaffaiolo (situato a ridosso del Monte Cupolino dal quale, scendendo per la Valle del Dardagna, fino a quindicimila anni fa – per 180.000 anni – c’era un ghiacciaio lungo sette chilometri che terminava circa all’altezza di quello che oggi è il Rio Ri) sono legate molte leggende, prima fra tutte la sua ancora incerta alimentazione idrica e la sua misteriosa profondità (in realtà è profondo due metri e mezzo). La tradizione orale narra di un giovane che annegò nelle sue acque. Il corpo non venne mai ritrovato e la sua catenina d’oro fu rinvenuta accidentalmente su un masso del fiume Dardagna, nei pressi di Poggiolforato. Ma se questa è una leggenda, certa è invece la prima testimonianza scritta, a opera nientemeno che di Giovanni Boccaccio. Nel suo Dizionario geografico (titolo originale: De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus, et de nominibus maris) Boccaccio, nel XIV secolo, a proposito del “Lago Scalfagiuolo” scrive: «Lago piccolo è nell’Appennino, il qual tra la region di Pistoia e Modona s’innalza, e più per miracolo, che per la copia dell’acque memorabile. Perocché (come danno testimonianza tutti gli abitatori) se alcuno da per sé, over per sorte sarà che getti una pietra, o altra in quello che l’acque mova, subitamente l’aere s’astrigne in nebbie, e nasce di venti tanta fierezza, che le querce fortissime, e li vecchi faggi vicini, o si spezzano, o si sbarban dalle radici. Che potrò dir io degli animali, se alcuni ce ne sono, se gli alberi si rompono? E così la tempesta tutto dì a tutti nemichevole alcuna volte persevera.»
Il lago Scaffaiolo, 1.775 metri sul livello del mare (foto di Pietro Bassi)
Se la diceria del sasso gettato nell’acqua che scatena furibonde intemperie si è tramandata a lungo, a causa della posizione del lago tra le correnti d’aria del Tirreno e della Pianura Padana, che ancora oggi scontrandosi mutano in pochi minuti le condizioni atmosferiche, apprendiamo da questo brano che nei suoi pressi, nel Basso medioevo, dove oggi non ci sono che pascoli d’erba e mirtilli, c’erano anche «querce fortissime» e «vecchi faggi». Non è dato sapere se questi alberi furono abbattuti dalle tempeste o dalle seghe degli uomini.
Nota: Il lago e il Rifugio Duca degli Abruzzi è facilmente raggiungibile con sentieri sia dall’area delle piste da sci del Corno alle Scale (poco più di un’ora di cammino), sia dal sentiero di crinale 00 Cai che passa per la vetta del monte a quasi duemila metri. In vetta si può arrivare con una seggiovia, con una facile gipponabile o con un sentiero più impegnativo lungo i Balzi dell’Ora (per escursionisti esperti, specie con fondo ghiacciato o fangoso). La salita è possibile anche dal versante toscano, con partenza dalla Doganaccia.