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Il laicismo non prevale sulla laicitĂ : continuano le sconfitte

Creato il 09 settembre 2013 da Uccronline

CroceIl più noto tentativo recente di imporre il laicismo sulla laicità è stato quello italiano di strappare i crocifissi dai muri (“quei muri appesi ai crocifissi”, canta Gianna Nannini) delle scuole in nome del rispetto delle altre religioni. Peccato che i rappresentanti delle altre religioni abbiano risposto ai fondamentalisti laici che non si sentivano affatto discriminati dal crocifisso, è stato proprio un ebreo, Joseph Weiler, docente di diritto europeo alla New York University, a difendere l’Italia davanti alla Corte Europea, vincendo.

Sono tanti altri gli episodi in cui vince il buon senso e viene respinto l’assalto laicista al fondamento delle società occidentali, il cristianesimo. Ogni tanto diamo qualche aggiornamento, ed è quello che faremo in questo articolo.

In Texas, i bambini di quinta elementare hanno riottenuto la possibilità di svolgere la versione originale di un musical, dal titolo “In God We Trust”. Erano stati costretti ad eseguire una versione alterata a seguito di una denuncia presentata dall’associazione laicista “Freedom From Religion Foundation”. Il permesso sarebbe in violazione con il Primo emendamento della Costituzione, ma i genitori hanno protestato spiegando che «gli estensori della Costituzione non avrebbero avuto alcun problema ad acconsentire agli studenti di esprimere i valori comuni della comunità in cui vivono». Tutta la comunità si è stretta attorno alla scuola, che riproporrà il musical in versione originaria.

Un’altra vittoria, anch’essa creatrice di un precedente importante, è stata ottenuta in Quebec (Canada). Il sindaco di Saguenay, Jean Tremblay ha vinto una causa ribaltando in Corte d’appello una precedente sentenza del Tribunale dei Diritti umani e potrà continuare a pregare all’inizio delle riunioni del consiglio comunale. La sentenza infatti ha decretato che recitare una preghiera e la presenza di simboli religiosi in municipio, non viola la neutralità religiosa del governo. Essa, infatti, non necessita «che la società si ripulisca di tutta la realtà confessionale, tra cui quella che rientra nella sua storia culturale».

Tornando negli USA, un giudice del Montana ha decretato nel giugno scorso che statua raffigurante Gesù Cristo installata sul terreno federale del Big Mountain” quasi 60 anni fa, può rimanere. La causa era stata intentata sempre dall’attivissima Freedom From Religion, che si starà svenando economicamente con tutti questi processi persi (ricordiamo una sua pesante sconfitta, ad esempio, contro la Croce di Ground Zero, quando si inimicò il 72% degli americani).

La House of Representatives americana ha votato il 23 luglio contro la proposta di “cappellani atei” nelle forze armate degli Stati Uniti. Gli atei hanno infatti cercato di dimostrare che l’ateismo è una religione a cui necessitasse un cappellano, esattamente come sta facendo in Italia l’UAAR per accamparrarsi l’8×1000. Per ora in America non ci sono riusciti.

In California la Sonoma State University ha ufficialmente chiesto scusa ad uno studente, Junior Audrey Jarvis, a cui è stato chiesto da un suo supervisore di togliere una catenina con un croce che portava al collo, in quanto avrebbe offeso le persone. «E’ stata una richiesta stupida, fuori luogo e priva di fondamento e la persona che l’ha fatta lo ha ammesso», è stato scritto in un comunicato dell’ateneo. La notizia ha fatto il giro d’America raccogliendo numerose proteste perché «la gente è arrabbiata in tutto il paese sapendo che l’università è discriminante nei confronti di uno studente a causa della sua religione».

La redazione


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