Luana Semprini è nata ventitre anni fa e vive nella splendida Valle del Marecchia, in provincia di Rimini. È una giovane laureata in Economia dell’Impresa. Fin da piccola si è appassionata alla scrittura, adorando inventare storie. Ha scritto il suo primo romanzo completo all’età di quattordici anni e dal 2007 è scrittrice fissa sul sito di fan fiction EFP con lo pseudonimo bulma_89.
Titolo: Il Lamento di Euridice
Autore: Luana Semprini
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Edito da: UteLibri
Prezzo: 3,59 € (eBook)
Genere: Fantasy
Pagine: 108 p.
Voto:
Trama: Erika e i suoi amici decidono di trascorrere alcune settimane nella casa di montagna di Daniel per una vacanza post maturità. Una casa isolata, affiancata da un bosco al di sopra del quale si trova un piccolo cimitero sconsacrato, nient’altro che poche lapidi malmesse. I ragazzi si recano a visitarlo, curiosi, ma Erika è la sola che avverte una voce lamentosa e disperata.
Da quel momento in poi la voce diventerà il suo pensiero principale, a tal punto da indurla a tornare al cimitero la stessa notte, da sola. Qui incontra un personaggio inquietante, un ragazzo di nome Malco, che inizia a tormentarla, convincendola che anche lui sente una voce e di aver bisogno di lei per potersene liberare. Erika non gli crede, pensa che sia pazzo. I giorni passano ed Erika si accorge di essere sempre più tormentata da quella voce disperata, quindi cede alle pressioni di Malco. Si incontrano più notti, in una radura in mezzo al bosco, e lui le racconta cose a cui Erika non vuole credere. Malco le parla della sua infanzia passata tra uno psicologo e l’altro, la solitudine, la convinzione di tutti, anche della sua famiglia, della sua pazzia a causa della “voce”. Ma è veramente pazzia quella di Malco? È follia il suo ostinarsi a perseguitare Erika e a chiamarla “Euridice”? E sarà follia l’attrazione malata che spinge Erika sempre più a fondo?
Il confine tra sanità e pazzia non è altro che un infido pozzo in cui è facile cadere.
Recensione
di Sabba
Ecco una bella lettura “made in Italy”. Già dal titolo mi sono sentito obbligato a leggere questo breve – ma intenso – libro: dato che ho sempre apprezzato la mitologia, mi ha subito incuriosito. Il prologo, costruito con lo scopo di creare un alone di mistero, non ha fatto altro che alimentare la mia curiosità.
La storia riguarda le vicende di Erika, una normale ragazza che scopre di non essere come tutte le altre. Tutto inizia come una semplice vacanza in montagna tra amici, ma fin da subito c’è qualcosa che non va: Erika sente una voce, un lamento. Convinta di essere stata suggestionata dal fatto di trovarsi in un cimitero, non dà peso alla cosa, ma poi dovrà ricredersi. A questa strana situazione si aggiunge il suo malessere crescente e le apparizioni del misterioso Malco, apparentemente un pazzo sempre più ossessionato da Erika.
Ma chi è in realtà Malco? Cosa vuole da Erika? E la voce che lei sente è solo un’illusione oppure le strane parole del ragazzo sono l’incredibile e terribile realtà?
Mentre Erika diventa sempre più tormentata, sogni, miti e vita reale si fondono e si intrecciano, in una trama insolita e interessante, per niente scontata. Momenti sensuali si alternano a scene di tormento interiore, attrazione e gelosia si intrecciano per creare un quadro unico, dal risultato incerto.
I personaggi principali sono Erika e Malco, circondati dal gruppo di amici di Erika (che non hanno un ruolo importante nello svolgimento dei fatti). Le informazioni che abbiamo su di loro sono poche, ma più che sufficienti per una narrazione breve: penso che descrizioni più accurate sarebbero state troppo pesanti. Alla fine della storia nessun personaggio sarà come prima: ne usciranno tutti cambiati, non solo interiormente, ma anche nei confronti degli amici, anche se l’unica ad aver affrontato in prima persona la sconvolgente avventura è stata Erika.
Mi è sembrato, soprattutto nella prima metà del libro, che è stato dedicato troppo tempo ad alcuni momenti poco rilevanti, mentre altre situazioni più importanti si sono svolte troppo velocemente (ad esempio la parte del rituale). Queste scene rovinano un po’ il ritmo della narrazione, annoiando il lettore nel primo caso e deludendolo nel secondo. Inoltre, più volte durante la lettura mi sono ritrovato a pensare che alcune parole potevano essere sostituite con termini più adatti. Sono solo piccole cose, che, comunque, non hanno rovinato la bellezza della storia.
Grazie al linguaggio semplice e chiaro le pagine scorrono velocemente e lo stile diretto ci dipinge le scene in poche ma efficaci pennellate, portandoci verso un finale inaspettato, che ci lascia liberi di immaginare come preferiamo alcuni dettagli che non vengono definiti.
Quattro stelle a questa rivisitazione moderna del mito di Orfeo ed Euridice, da leggere tutta d’un fiato!