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Il lato positivo dell’ autismo e Temple Grandin

Da Quipsicologia @Quipsicologia

Temple Grandin ha appena pubblicato un nuovo libro. S’intitola The Autistic Brain, autobiografico come molti di quelli precedenti, un libro scritto dall’interno dell’esperienza autistica. Sì, perché Temple Grandin, docente di scienze del comportamento animale alla Colorado State University, progettista di migliaia di allevamenti di mucche e maiali in America e nel mondo, considerata nel 2010 dal Time una delle cento persone più influenti al mondo, ha una diagnosi di autismo. Temple Grandin ha però le idee molto chiare riguardo al peso che l’essere una persona con una diagnosi di autismo ha sulla sua identità: Temple Grandin si sente innanzitutto un’esperta di allevamento di bestiame e unicamente in seconda battuta una persona con diagnosi di autismo. Per Temple Grandin, l’autismo è soltanto una parte di se stessa, una parte con lati positivi, negativi e peculiarità, ma soltanto una parte.

Sviluppare il lato positivo dell’ autismo

Seguendo questa logica condivisibile, Temple Grandin afferma che le persone con diagnosi di autismo possono dare un contributo fondamentale alla società e probabilmente sarebbe contenta di sapere che alla SAP, multinazionale che produce software, un paio di mesi fa cercavano programmatori con autismo, “perché solo grazie a persone che pensano in modo diverso e favoriscono l’innovazione, la SAP sarà in grado di affrontare le sfide del ventunesimo secolo”.

Affinché ciò sia possibile, dice Temple Grandin, è importante individuare e sviluppare i punti di forza delle persone, i loro talenti, interessi, speranze, evitando di concentrarsi sui deficit, su ciò che non funziona.

Trovo questo punto di vista estremamente fecondo e utile nel ripensare la pratica della riabilitazione in termini di soggettività e risorse delle persone. Certo, Temple Grandin non è un’ingenua e si rende conto che la centratura su potenzialità e peculiarità potrebbe non essere sufficiente e che le difficoltà cui la persona deve far fronte potrebbero essere così grandi da risucchiarne tutte le energie. Il suo è un monito rivolto a chi, come lei stessa, ha un disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento affinché non usi la diagnosi come una difesa per non mettersi in gioco, rischiare, faticare. E affinché lotti contro gli stereotipi e lo stigma che a tutt’oggi spesso circondano chi soffre di un disturbo mentale.

Il pensare per immagini di Temple Grandin

Temple Grandin è una donna molto determinata, appassionata di mucche e maiali, che ha incontrato persone che hanno creduto nelle sue potenzialità e peculiarità e che il suo autismo avesse anche un lato positivo.

Quale lato positivo? Il punto di forza di Temple Grandin è la capacità di visualizzare oggetti conosciuti e oggetti inesistenti, di immaginare di modificarli o di guardarli da nuove angolazioni. Temple Grandin chiama tutto questo pensare per immagini ed è questa capacità ad averla resa una progettista di allevamenti di bestiame stimata a livello mondiale:

Io penso per immagini. Non penso col linguaggio. […] Cosa vuol dire pensare per immagini? Letteralmente è il cinema nella testa. La mia mente funziona come Google per le immagini. Quando ero bambina non sapevo che il mio modo di pensare fosse diverso. Pensavo che tutti pensassero per immagini. E poi quando ho scritto il libro “Pensare in immagini” ho cominciato a intervistare la gente su come pensa. Ed è stato sconvolgente scoprire che il mio modo di pensare era parecchio diverso. (Temple Grandin, TED Talks, febbraio 2010)

Quello che voglio sottolineare è come questa capacità raffinatissima che ha Temple Grandin di tradurre qualsiasi parola che legge o che sente in immagini non sia una stranezza autistica ma lo sviluppo di quel tipo di intelligenza che lo psicologo Howard Gardner chiama intelligenza spaziale. L’intelligenza spaziale non è un modo di funzionare della mente riservato a Temple Grandin o a chi ha una diagnosi di autismo. È una delle tante forme d’intelligenza.

E rispetto al rapporto tra pensiero e immagini – e creatività – mi piace accostare alla citazione di Temple Grandin quest’altra, di Italo Calvino, presa dalle Lezioni americane:

il “cinema mentale” dell’immaginazione […] è sempre in funzione in tutti noi, – è lo è sempre stato […] all’origine d’ogni mio racconto c’era un’immagine visuale. Per esempio, una di queste immagini è stata un uomo tagliato in due metà che continuano a vivere indipendentemente.

E mi piace anche ricordare che Tolstoj sosteneva di avere scritto Anna Karenina a partire da un’immagine che gli si era presentata un giorno, mentre stava sdraiato sul divano: un gomito femminile, nudo ed elegante. Da questa immagine è scaturito un meraviglioso romanzo di quasi novecento pagine.

Per approfondire

Grandin T. (1996). Pensare in immagini e altre testimonianze della mia vita di autistica. Edizioni Erickson, Trento, 2001.

Grandin T. (with Richard Panek, 2013). The Autistic Brain: Thinking Across the Spectrum.


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