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Il lavoro fisso é andato in pensione

Creato il 02 febbraio 2012 da Koalalondinese @farego
Il lavoro fisso é andato in pensione
Quando ero in Italia la parola contratto a tempo indeterminato mi suonava come la parola piú dolce e soave del mondo. Come un Dio liberatore e potente, come io da oggi esisto, io posso, io sono capace di acquistare anche a rate. Io, io, io possooooo!
Passai un anno ad attendere il mio contratto da commessa a tempo indeterminato. Piansi la prima volta che il direttore mi disse: mi dispiace ma l'azienda ha deciso di non fartelo ma guarda  te lo rinnova di altri 6 mesi.
Che culo! Davvero. Sembra che senza lavoro non hai un'identitá.
La parola contratto a tempo determinato, quanto la odiavo!
Guardavo con invidia le mie colleghe che avevano il fatidico e sudato contratto a tempo innnn-determinato. Io che dovevo sempre dire di sí, dovevo sempre darmi da fare perché il mio era un contrattino con l'invisibile clausola del zitta, lavora e non chiedere che se mi piaci ti tengo sennó vaffa!
Invece quelle lá erano protette dal loro contratto di titanio, potevano chiamare e dire sto male o non mi va di fare questo e nessuno diceva nulla. Il capo fumava dagli orecchi, ma non poteva dire nulla o magari lo diceva ma alla fine quelle lí erano illicenziabili. Il contrattone le difendeva e io quanto lo bramavo!
Il contratto a tempo indeterminato in Italia vale piú dell'oro, giá prima che finisci le scuole ti viene inculcata la regola e il dovere di dover trovare un lavoro a tempo indeterminato. Chi ha il determinato o qualsiasi altro contratto é come non avesse nulla, non ha futuro, non puó fare nulla, praticamente non esiste, non é neanche un lavoro quello che fa perché é il contratto indeterminato a darti una forma, una figura, un posto degno di essere chiamato posto di lavoro ... fisso!
Con il mio ultimo capo ero amica e lo vedevo che le volte che qualcuno si metteva in malattia vera o falsa che era, lui era lí e si incaxxava perché dall'azienda avrebbero chiesto, perché magari quella o quello ci stava marciando e lui non poteva fare nulla, non poteva sfanculare chi voleva. Un'arma a doppio taglio.
Perché alla fine lo é non siamo tutti santi e qualcuno che abusa del potere c'é sempre. Ovvio chi ha davvero il potere si incaxxa e penalizza tutti: buoni o cattivi.
Anyway quando arrivai qui a Londra mi accorsi che tutto quello che mi era stato inculcato in testa era sbagliato. Io che ancora oggi mi sento in colpa ad aver lasciato un posto fisso che non sentivo mio ma comunque sempre fisso era. Io che ho piú di 30 anni e non ho un posto né fisso né a tempo determinato e che se torno in Italia - secondo il pensar comune e per come girano le cose - é meglio che vado a mendicare che allo scocco dei 30 sei out come presentarti vestita di bianco ad un matrimonio.
Invece qui a Londra anche se hai il posto fisso sei licenziabile e ve lo garantisco perché l'ho visto. L'azienda non va, il tuo operato non rende, non sei piú utile tié incarta tutto e via con lo scatolone fuori dalla porta.
Ti danno un avvisata ovvio ma comunque tu vai e se non é l'azienda sei tu che vai perché qui si rompono facilmente i zebedei e se la tirano pure un pó, cosí pure che hanno 40 anni mollano un posto di lavoro e se ne vanno ad un altro.
Tranquilli, felici e orgogliosi di arricchire il CV. Sí i loro CV che non sono come i nostri che c'e su scritto che sei entrato in un posto nel 2004 e da lí ... il vuoto, gli anni, decenni e ventenni. No qui si fanno un paio di anni lá poi qui, poi lí, poi mi fermo a riflettere, poi rinizio, emigro, ritorno e cosí via.
Sono flessibili, sopravvivono pure loro con acciacchi e crisi ma sopravvivono e se la tirano pure nonostante falle e cadute. Hanno imparato che il posto fisso é andato in pensione, che un mercato dinamico, un mercato fresco, un mercato produttivo non si mantiene con gente che sbadiglia in un posto fino alla fine dei tempi, gente che non si aggiorna o che vorrebbe altro ma non concretizza.
Sí é vero c'é pure quella piccola categoria di gente che ama quello che fa e il posto fisso piace perché quello vogliono fare per ... sempre. Peró il resto e mi ci metto pure io, ci accontentiamo, troviamo un lavoro qualsiasi purché sia fisso e ce lo teniamo stretto, lo difendiamo con unghie e denti e poi in un angolino ci prendiamo a calci perché pure che é fisso, pure che ci permette di essere classificati come fortunati, come quelli che ce l'hanno fatta ... quel posti fisso lo cederemmo - se avessimo palle e innata flessibilitá - per un zaino in spalle e via in giro per il mondo o qualsiasi altra cosa bramiate.
Ma si sá il mondo ci giudica, a me per prima mi guardano storto quando dico che non ho un lavoro. A 30 anni ma come si fa? Ma come farai? E i soldi?
Io mi baso sul fatto dell'adattabilitá, di quella legge che afferma che l'animale piú resistente non é quello piú intelligente ma quello che si sa adattare. Sí signori in un mondo precario tocca adattarsi, non é facile, non é difficile ti devi solo bilanciare, impari a fare l'equilibrista.
Qualche volta ti lamenti altre volte tiri un sospiro di sollievo. Cadi e ti rialzi e soprattutto impari. Io quando ho lasciato il mio lavoro a posto fisso ho speso mesi a chiedermi se avevo fatto bene.
Oggi saltello, imparo, cado e mi rialzo e soprattutto cerco di non fare miei le voci di quelli che mi chiedono ma come fai? Ma come farai? E i soldi? E che status hai nella societá odirerna tu che non hai un lavoro fisso!
Forse é perché non ho una famiglia a carico ma credetemi ho visto gente che anche con figli a carico rischiano, provano. Non rimangono lí con i sé e i ma a farsi le pippe mentali e allo stesso tempo piangersi addosso che sí hanno un lavoro fisso ma Dio come soffoca, come limita, come vorrebbero altro e si sentono pure in colpa perché si lamentano e c'é chi non ce l'ha sta fortuna!
Chi non ha il posto si lamenta al pari di chi lo ha. É una legge, é parte di noi: lamentarci. Peró di tanto in tanto qualcuno si rompe il caxxo e passa ai fatti.
A quelli come a mio padre che con 3 figlie a carico a 40 anni si rimise in gioco e cambió lavoro, alzo il mio calice e brindo.
Sir Koala ringrazia e saluta.

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