Il lavoro in nero torna a crescere in Italia
Torna a crescere il lavoro in nero: nuovo record negativo nel 2013.
Il lavoro in nero torna a salire: nel 2012 registra un seppur piccolo aumento, rispetto al 2011 (anno nel quale il valore dell’economia sommersa ha sfiorato il 35% del Pil ufficiale, stando ai dati Eurispes) ,raggiungendo quota 12,1% (dal 12,0%). Cosa alimenta questa crescita? I regimi fiscali punitivi, la maggiore regolamentazione del mercato del lavoro e la crescente mancanza di fiducia nei governi fanno da carburante, contribuendo alla crescita del sommerso. L’aumento drammatico del cosiddetto settore “informale” e, per definizione, non dichiarato e non tassato, sarebbe insomma riconducibile agli effetti della crisi finanziaria mondiale, sebbene l’ambito di espansione e la reale portata del fenomeno siano difficili da quantificare.
Dopo due anni in calo, il fenomeno del lavoro in nero si fa quindi risentire, soprattutto al Sud, dove è al 20,9% con picchi in Calabria (30,9%). E’ quanto emerge dall’aggiornamento ISTAT sugli indicatori politiche di sviluppo.
Tra le regioni con il più alto rapporto (unità di lavoro in nero sul totale) si piazza il Molise (24,6%), seguito dalla Sardegna (22,9%) Mentre le percentuali più basse di sommerso di ritrovano nella provincia autonoma di Bolzano, la più virtuosa, (7,0%), mentre risulta essere la Lombardia (7,1%) la regione con la minor percentuale di lavoro in nero. A riguardo l’Istituto precisa che sono definite non regolari le prestazioni lavorative svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale-contributiva, quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative. Benché la crescita di tale fenomeno sia spesso dettata da esigenze reali e drammatiche per chi intraprende questa via, va da sè la conseguente mancanza di tutele per i lavoratori. È inoltre innegabile che il lavoro sommerso pesi sul finanziamento dei servizi pubblici e della protezione sociale e condizioni in senso negativo il funzionamento di altri regimi sociali paritetici (fondi da destinare alla formazione, fondi pensione, assistenza sanitaria, ecc..)