Questo particolare libretto appare per la prima volta nel 1836 ed è firmato da Dr. Mises presso l’editore Christian Friedrich Grimmer. Prende forma da una serie di conversazioni intrattenute fra due amici ed è un piccolo trattato (ma anche una meditazione in forma di sermone o… una sorta di appello all’umanità) sulla vita dopo la morte.
In questo libretto la bellezza è a portata di mano e, senza lo spreco di una parola, ci troviamo immediatamente nel cuore della situazione.
Gustav Theodor Fechner vuole esplorare l’ultimo nostro passaggio terreno, quello fatale, e riesce a tessere insieme diversi saperi in una visione plurima, sfaccettata.
Il pulsare del suo cuore, il suono del respiro, il battito delle palpebre… Leggendo questo libretto ci si accorge di tutte queste occorrenze minime e, per quanto ci si sforzi di ignorarle, ristagnano nella mente come frasi senza senso ripetute all’infinito.
La provenienza dei nostri pensieri, lo spirito, la libera volontà, l’autodeterminazione, la memoria che abbiamo dei defunti, il corpo spirituale, la vita attiva della coscienza, la sensibilità come veicolo intelligente dei fatti…
La morte è un cammino e non è un luogo immobile, così come la nostra vita sulla terra è un continuo evolversi. Arrivare a capirlo, secondo Fechner, è una delle più alte sfide per l’uomo.
Gustav Theodor Fechner, Il libretto della vita dopo la morte, traduzione di Emma Sola, Adelphi edizioni, 2014.