La parola crea la poesia, anche là dove, apparentemente, non c’è un significato. Nello spazio bianco del foglio, la poesia fa incontrare suoni e immagini, dando origine a significati nuovi e diversi.
Abbiamo già accennato a come un ‘non sense’ possa avere un suo ‘sense’: la capacità di fare accostamenti e collegamenti impensati, dai quali possono scaturire idee inedite, è la base della creatività. La parola è fatta di significante (la forma) e significato (il contenuto) e anche quando il significato sembra venire meno, il significante veicola, con la sua musicalità e con il suo potere evocativo, un messaggio di qualche tipo.
Questa volta parliamo di un re del gioco di parole: Edwar Lear, pittore londinese dell’Ottocento, maestro di disegno della regina Vittoria e famoso autore di limericks. Di cosa si tratta? I limericks sono brevi testi poetici di cinque versi rimati a schema fisso, giochi di parole dal significato insolito e straniante. Vediamone alcuni:
C’era un vecchio di Scorzè
che educava i gufetti a bere il tè;
“Mangiar topi – diceva – è una cosa
punto bella e per niente decorosa”,
quell’amabile vecchio di Scorzè.
C’era una signorina di Lodi
di cui tutti cantavan le lodi;
si dedicava insieme all’arpa
e alla pesca della carpa,
quella compita signorina di Lodi.
Naturalmente, nel caso di Edward Lear si tratta di testi che leggiamo grazie a un lavoro di traduzione molto complesso, che riesce però a trasmettere in italiano il ritmo e l’eccezionalità dell’originale. Abbiamo anche limericks “nostrani”, come quelli di Gianni Rodari:
Un signore molto piccolo di Como,
una volta salì in cima al Duomo.
E quando fu in cima
era alto come prima
quel signore tanto piccolo di Como.
Infine, per salutarvi, vi dedico un limerick tutto temperato. Cimentatevi anche voi, se vi va, ricordando: schema AABBA e versi di uguale misura. Licenze poetiche: concesse!
Buon divertimento!
La temperina di Temperamente
recensiva così alacremente
che scrivendo cascò dallo sgabello
e le volò via pure il cappello.
Sbadata temperina temperante!
Lara Cappellaro
Edward Lear, Il libro dei nonsense, Einaudi, ET Classici, traduzione di Carlo Izzo, con illustrazioni dell’autore.