La vicenda narrata ne Il disordine umano raccontato a mio nipote si svolge nella Germania dell’immigrazione più recente, ma potrebbe essere uno qualsiasi dei paesi d’Europa, compresa l’Italia. È l’ordinaria storia di un “respingimento”, priva di particolari raccapriccianti come quelli a cui ci hanno abituato le cronache di Lampedusa, o della Libia, che descrivono corpi senza nome e senza storia alla deriva nel Mediterraneo. Ma dalle pieghe di una storia semplice Aicha Bouabaci, alternando la narrazione degli avvenimenti all’evocazione e alla fervida denuncia, con la sua prosa soffusa di lirismo estrae interrogativi e temi di riflessione stringenti anche per noi. Dalla sua posizione di migrante del tutto particolare è in grado di penetrare i sentimenti dei suoi conterranei magrebini migrati in Europa e condividerne umiliazioni e speranze.
Aicha Bouabaci è nata a Saida, in Algeria. Ha trascorso l’infanzia e la giovinezza tra la sua città natale, Oran e Algeri, dove ha completato la sua formazione scolastica e gli studi universitari laureandosi in Lettere e in Giurisprudenza. Ha esordito come autrice di poesie con la raccolta L’alba è nata sulle nostre labbra, pubblicato ad Algeri nel 1985. Nell’autunno del ’94 ha lasciato il suo paese e il suo lavoro per trasferirsi in Germania, a Francoforte sul Meno, dove vive per gran parte dell’anno. Qui ha ricevuto nel 2006 il prestigioso riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. Le sue raccolte di racconti, come Pelle d’esilio. Algeria la speranza a rovescio e Racconti dell’arcobaleno, sono state pubblicate insieme a varie raccolte di poesie e saggi in Algeria, in Germania e Spagna. Il disordine umano raccontato a mio nipote è il suo primo romanzo pubblicato in traduzione italiana.
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