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Il libro dell'inquietudine - Frammenti

Creato il 14 ottobre 2012 da Brizigrafo @brizigrafo
Il libro dell'inquietudine - Frammenti Fernando Pessoa
Invidio tutte le persone per non essere me. Come tutte le cose impossibili, questa mi è sempre parsa la maggiore di tutte, è quella che maggiormente si è costituita in mia ansia quotidiana, in mia disperazione di tutte le ansie tristi. 21
Alcuni governano il mondo, altri sono il mondo. Tra il milionario americano, con conti in Inghilterra, o in Svizzera, e l’autorità socialista di un villaggio, non c’è differenza di qualità ma solo di quantità. Al di sotto di loro ci siamo noi, gli amorfi, lo sconclusionato drammaturgo William Shakespeare, il maestro di scuola John Milton, il vagabondo Dante Alighieri, il garzone che ieri mi ha fatto una commissione, o il barbiere che mi racconta barzellette, il cameriere che mi ha appena augurato
amabilmente buona salute, per aver io bevuto solo metà del solito vino. 35
A me, quando vedo un morto, la morte sembra una partenza. Il cadavere mi dà l’impressione di un abito abbandonato. Qualcuno se ne è andato e non ha avuto bisogno di portare con sé quell’unico abito che indossava. 37
Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta, che è la più spaventosa delle stanchezze. Non pesa  come la stanchezza del corpo, né inquieta come la stanchezza della conoscenza emotiva. È un peso della coscienza del mondo, un non poter respirare con l’anima. 40
Vivere una vita priva di passioni ma colta, nella serenità delle idee, leggendo, sognando, e pensando di scrivere; una vita sufficientemente lenta per rimanere sempre ai margini del tedio, sufficientemente meditata per non imbattersi mai in esso. Vivere questa vita lontano dalle emozioni e dai pensieri;  viverla solo nel pensiero delle emozioni e nell’emozione dei pensieri. 42
La solitudine mi deprime; la compagnia mi opprime. La presenza di un’altra persona svia i miei pensieri: sogno la presenza di tale persona con una distrazione speciale, che tutta la mia attenzione analitica non riesce a definire. 45
L’idea di un qualsivoglia obbligo sociale – andare ad un funerale, trattare insieme a qualcuno una questione d’ufficio, andare alla stazione ad attendere una persona qualsiasi, conosciuta o sconosciuta – solo l’idea mi sconvolge i pensieri per un’intera giornata, e a volte comincio a preoccuparmi il  giorno prima, e dormo male, e il caso nella sua dimensione reale, quando si verifica, è assolutamente insignificante, e non giustifica nulla. Tuttavia, la cosa si ripete e io non imparo mai ad imparare. 46


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