Biāojì corre dal maestro Zǒng Báichī dopo aver visto morire il proprio cane e chiede: «Illuminato, perché non possiamo fermare la morte? Chi siamo noi? » Zǒng Báichī, intento a pulire un pesce che aveva appena pescato, non alza lo sguardo e risponde pacatamente: « Tu apri l’ombrello per pararti dalla pioggia, ma non l’arresti. Hai l’illusione di non esserti bagnato. Noi siamo come l’ombrello. Siamo una vita aperta che non arresta la morte ma la differisce. Pioverà sempre. Scamperemo le gocce, fino a quando saremo noi a cadere, a precipitare. » Ma la risposta non consola Biāojì che, in lacrime, si aggrappa al braccio di Zǒng Báichī e mugola: « Perché nascere se poi dobbiamo vedere morire chi ci è caro e seguirlo nella stessa sorte? » Zǒng Báichī si libera dalla stretta del ragazzo e con dolcezza sussurra: « Questo pesce è nato per nutrire il mio corpo mortale; io sono nato per nutrire la terra che ospiterà il mio corpo putrefatto; la terra è nata per trasformarsi in un’altra materia quando il nostro pianeta finirà… Sii triste, ne hai il diritto, ma non prendertela con la morte, nemmeno lei è libera di vivere… »