Il libro di Zǒng Báichī XXXIV
Creato il 07 gennaio 2014 da Marvigar4
Da tempo Zǒng Báichī aveva notato le assenze temporanee di Yìxiàng Sǐwáng, all’inizio si era impensierito, temeva il riacutizzarsi di una certa insofferenza per la vita, ma un giorno, per caso, scoprì il motivo di queste breve separazioni. Il suo compagno di viaggio, in ogni luogo dove si recavano insieme, era solito trovare un momento della giornata per appartarsi, estrarre dalla sua bisaccia la carta di riso amorevolmente conservata e un carboncino, con cui disegnava o scriveva.
«Alla fine ho compreso il senso delle tue sparizioni.»
Yìxiàng Sǐwáng sobbalzò udendo all’improvviso la voce del maestro proveniente da dietro.
«No, non allarmarti, mi dispiacerebbe interrompere un’attività che ti appassiona a tal punto da doverla nascondere anche a me.»
«Non è come credi. Cerco soltanto un po’ di quiete per restare da solo e fare una sorta di riassunto delle giornate che ho passato.»
«Tieni un diario!»
«Si può chiamarlo anche così. Talvolta mi piace ritrarre un’immagine che mi ha colpito, può essere un volto, un paesaggio, oppure un fiore…»
«Ci scommetto che scrivi anche le peripezie che affrontiamo di volta in volta…»
«Non solo. Tutto ciò che mi dici, mi racconti, di te, delle tue esperienze, delle persone che hai incontrato, lo metto nero su bianco…»
«Allora sono diventato il protagonista involontario del tuo racconto!»
«Non mi rimproverare per questo. Forse avrei dovuto dirtelo prima…»
«Vuoi dire che avresti dovuto chiedermi il permesso? Forse sì, però ormai cosa può cambiare il mio permesso?»
«Perdonami, ma da quando ci siamo conosciuti ho paura di perdere il ricordo di tutto ciò che vedo, sento, ascolto da te…»
«Ti capisco, anche se sono diverso da te.»
«Non senti mai la necessità di mettere per scritto tutto quello che ti riguarda?»
Invece di rispondere subito Zǒng Báichī si accese la pipa di gesso e, con molta calma, attese un segno dal cielo, che non tardò ad arrivare.
«Vedi gli aironi che stanno volando adesso sulle nostre teste? Ogni giorno affrontano lunghi viaggi, corrono pericoli, si battono per la propria sopravvivenza, lottano per lasciare una discendenza… Nessuno di loro si ferma, si isola per riassumere il senso della vita che conducono… Secondo te la loro vita è inutile perché non la sanno descrivere? Possiamo farlo noi, ma non sarà mai un racconto reale ed obiettivo di ciò che li riguarda. Noi crediamo di dover segnare tutto per timore che vada perduto, ed è proprio per questo che lo perdiamo. Segnandolo lo trasformiamo e non ci appartiene più, lo abbiamo modificato. Vivere nell’illusione di poter conservare noi stessi, attraverso i nostri gesti, i nostri figli, le nostre azioni, i nostri scritti… Gli aironi continuano imperterriti nel loro volo, ci offrono lo spettacolo delle stagioni, senza chiedere niente in cambio e senza dover dimostrare alcunché. Tu fai bene a riempire con disegni e parole le tue carte, è un’occupazione nobile, ma ti consiglio di non aver più paura, di distogliere la tua mente dall’idea ossessiva che ciò che ci avviene è perduto se non lo fissiamo. Se dovessi compiere ogni cosa con l’intento di farne un’opera letteraria da lasciare ai posteri, mi sembrerebbe di coltivare la mia vanagloria… Non ho paura adesso, forse ce l’ho avuta, però preferisco perdermi in ciò che faccio, che vedo, che sento senza lasciare traccia. Ricordo perfettamente ogni singolo istante della mia vita, ma non la ritengo inutile per il solo fatto di non averla disegnata o raccontata in un foglio. Gli aironi sono i miei maestri, come gli uomini che mi hanno insegnato tutto senza volermelo insegnare.»
Yìxiàng Sǐwáng sorrise a Zǒng Báichī, attese che il maestro si allontanasse, e tornò a scrivere sulla sua carta di riso…
© Marco Vignolo Gargini
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