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Il libro di Zǒng Báichī XXXV

Creato il 10 marzo 2014 da Marvigar4

Zong báichi 35

Biāojì era diventato un uomo, ma non aveva mai smesso di ricordare la persona saggia che seppe consigliarlo nei momenti di difficoltà. Si mise in cerca del maestro, provò a chiedere in ogni dove notizie sulla sua presenza, solo quando la speranza di incontrarlo di nuovo sembrava persa riuscì a sapere in quale luogo si trovava e lì si recò.

Zǒng Báichī vide un giorno appressarsi una giovane figura, non la riconobbe al momento, poi però la sua memoria lo aiutò.

«Tu sei Biāojì, un bambino che ho visto crescere nel mio villaggio, un ragazzo che lasciai quando mi misi a peregrinare lontano dai miei luoghi natali.»

«Sì, sono io. Sono cresciuto nel segno dei tuoi numerosi insegnamenti, ho imparato a sciogliere i miei dubbi grazie alle lezioni che mi hai dato, ed è per questo che sono qui, giunto dopo molto tempo, pronto a sdebitarmi, a servirti, com’è giusto che sia.»

«Sdebitarti? Tu? E perché?»

«Perché senza la tua illuminata parola avrei vagato giorno dopo giorno nelle tenebre dell’ignoranza, mi sarei perso sicuramente in mezzo alla boscaglia smarrendo la via del ritorno.»

«So di averti parlato più volte, ma non credo di essere io il motivo del tuo progresso.»

«Come? Ho percorso centinaia e centinaia di per renderti omaggio, ringraziarti e provare a ricambiare tutto ciò che mi hai dato…»

«Se sei venuto per accompagnarmi nei miei viaggi non ho niente in contrario, ma sappi che non ho fissa dimora, non ho una meta precisa, non decido io il da farsi. Mi trovo esattamente come eri tu quando ti conobbi, un bambino che chiede e cerca. Le risposte alle domande che mi hanno posto in tutti questi anni non sono mie. Non voglio disilluderti, soltanto farti capire che mentre ti rassicuravo ero io stesso la prima persona ad apprendere. Gli insegnamenti di cui parli mi venivano anche dal tuo atteggiamento disponibile, sincero. È grazie a persone come te che ho appreso l’arte dell’ascolto, dell’umiltà. Proprio nel momento in cui avevi bisogno di forza, di coraggio, eri tu a darmi l’energia per risponderti. La mia illuminazione è la luce dei tuoi occhi aperti su di me.»

«Mi stai dicendo che il maestro sono io?»

«Ti sto dicendo che hai viaggiato tanto per scoprire quanta bellezza c’è nel percorso che ti ha portato qui e nella libertà dei tuoi sentimenti.»

In quel momento Biāojì provò una gratitudine ancora più profonda per Zǒng Báichī e decise di tornare a casa con il ricordo di un abbraccio che non avrebbe avuto mai fine. Ancora oggi le sue parole restano in chi le raccolse, formando l’opera in versi dal titolo Jìngzi.

© Marco Vignolo Gargini



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