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Il libro di Zǒng Báichī XXXVI

Creato il 13 aprile 2014 da Marvigar4

Zong báichi 36

   «Il cane non sa di chiamarsi Gǒu, il gatto di chiamarsi Māo, la tigre di chiamarsi Hǔ. Noi lo sappiamo… e con ciò? Crediamo di avere il mondo in mano perché siamo riusciti a dare nomi alle creature, alle cose visibili, invisibili, esistenti e inesistenti? Davvero siamo così stolti d’aver creduto di possedere l’universo con il nostro linguaggio? È solo quando abbiamo perduto qualcosa che lo sappiamo nominare, la presenza delle persone, delle anime, di tutto ci sfugge mentre le percepiamo, la nostra ignoranza ci perseguita prima e durante l’avvento dei sensi… Ma dopo giunge l’illusione d’aver conosciuto ciò che abbiamo visto, udito, annusato e questa illusione diventa un suono da balbettare o da scrivere.»

   Jiāntīng Huíshēng aveva detto questo in sogno e Zǒng Báichī al risveglio rifletté sui suoi errori passati. Occhi nuovi e nuove orecchie, questo era necessario. Ma come? Si sforzò di ricordare le parole confuse del finale del sogno…

   «Non mescolare ciò che sai con la realtà, tieniti sempre pronto ad essere colpito, sorpreso, stordito dalla meraviglia che ti circonda e ti sembra ostile. Ringrazia chi ti ostacola e lo fa anche per calcoli meschini, benedici il nemico e sorridi all’amico. Ascolta le mie parole e superale. Farai meglio di me solo quando mi avrai oltrepassato. Sarai il primo vero uomo il giorno in cui tornerai a non sapere come ti chiami.»

   Zǒng Báichī smise di sforzarsi per rammemorare le altre frasi del vecchio maestro… era iniziata la sua opera di superamento…

© Marco Vignolo Gargini



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