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Il libro e l'anima. Anobii e la pubblica confessione
Creato il 05 agosto 2010 da Angeloricci @angeloricciQuesta frase si trova a pag. 103 di Stella del mattino, di Wu Ming 4. Ed è una frase che dà da pensare. Certamente ognuno di noi, accaniti lettori e possessori di imponenti librerie, spesso, nella propria vita, ha ceduto più di una volta all'impulso narcisistico di mostrare i propri libri ad amici e conoscenti. Perché, inutile nasconderlo, noi siamo i nostri libri, noi siamo le nostre librerie. Nell'accumulo, momento dopo momento, delle nostre letture rivediamo il nostro autoritratto. Ed è un autoritratto che, per di più, muta negli anni e sedimenta quello che siamo e quello che siamo stati. Un autoritratto che, a volte, un po' ci sconcerta, per titoli che ritroviamo, titoli letti in passato, che ci hanno un tempo entusiasmato e che, magari, oggi non degneremmo di uno sguardo. Per questo i nostri libri li si mostra raramente agli estranei, ma, come dicevo, preferibilmente ad amici e conoscenti. Per rafforzarci nell'immagine che hanno di noi oppure per modificarla,.ma il tutto in una relazione circolare che prevede il libro come complemento a ciò che siamo. E allora contempliamo gli scaffali delle nostre librerie, dove ognuno pone i volumi nei modi più svariati: in ordine alfabetico, di lettura, di acquisto, per argomento o, semplicemente, come capita, in quella totale libera scelta che già Italo Calvino aveva teorizzato.
E poi? E poi è arrivato anobii. E tutti abbiamo denudato le nostre anime e ci siamo sottoposti (con gioia) ad una sorta di pubblica confessione.
Ora, se vuoi sapere qualcosa di un uomo, non devi più scoprire cosa legge. E' sufficiente guardare la sua libreria online.
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