Magazine Racconti
1 – LA TRADUZIONE DEL TITOLOIl romanzo di Thomas Mann è intitolato: “Bekenntnisse des Hochstaplers Felix Krull”, che pur non essendo di lingua madre tedesca, mi sento di poter tradurre – senza azzardare troppo – con una roba tipo “Confessioni del truffatore F.K.”. Ora... io non conosco la storia, lo svilupparsi della vicenda, né il percorso esistenziale dei traduttori italiani, che avranno giustifìcazioni recondite ma dalle solide basi, ma...: “Confessioni del cavaliere d'industria F.K.”, chemminchia mi significa? Che poi il titolo originale mi da anche un'idea della vicenda che sto per ritrovare nel libro: F.K. è un truffatore, tanto per incominciare. Non è un cavaliere d'industria. Almeno che non si intenda l'industria della truffa. Comunque io questa cosa non la capisco. A volte penso che si facciano delle concessioni, al momento di tradurre in italiano un titolo, per motivi commerciali. Per rendere più appetibile un libro, con un bel titolo sexy. Ma che cavolo di interesse posso avere io, che non so niente del libro, ad avvicinarmi ad esso grazie alle confessioni di un cavaliere d'industria? Molto più ingenuamente troverei più seducente leggere le confessioni di un truffatore. Oppure: è uno slancio d'onestà dei traduttori. Hanno cercato il titolo più brutto che gli veniva in mente perchè il lettore capisse subito di star lontano da questo libro. Ecco.2 – UNA CERTA AFFINITA' (NON ELETTIVA) CON UN CERTO PERSONAGGIO DI GOETHE.La sensazione, per il lettore, è che ci sia un'affinità tra questo F.K. ed un certo Werther d'un tale Goethe. Mi spiego. Werther è introverso, depresso, romantico. E'un figlio dell'ottocento. Cerca in sé la bellezza che lo possa condurre alla salvezza, ad una verità. F.K. è invece, chiaramente, estroverso, passionale, istrionico. Cerca la bellezza intorno a sé, nelle cose e nelle persone - soprattutto nelle persone - che lo circondano. F.K. è l'uomo, per bel che sia nel suo reame, e Werther dentro non è che lezzo e budellame. Werther non ha nessun successo con le donne, anzi, costoro lo scacazzano al meglio con infastidita indifferenza. F.K. se punta una donna, come minimo gli si concede quella, la madre e pure la sorella. Ecco. Dov'è l'affinità che il lettore percepisce nella lettura di questi due romanzi? Che per entrambi i protagonisti, desidera la stessa cosa: per Werther, che è introverso, dicevamo, invoca il suicidio, per F.K., estroverso, non fa altro che augurargli che qualcuno lo ammazzi. Condanna a morte, insomma, per entrambi (e per plagio anche per Jacopo Ortis). Se qualcuno lo facesse fuori prima di pagina 300, tra le altre cose, renderebbe il romanzo compiuto. Per concludere, non vogliamo dire che Goethe ha saputo accontentare il lettore e Mann no, concediamo a quest'ultimo il dubbio che non ne abbia avuto il tempo. Che F.K. avrebbe dovuto essere lungo 1300 pagine di cui le ultime 300, in stile Blues Brothers, con tutti i truffati del mondo che inseguono il protagonista su e giù per la Patagonia per ammazzarlo. E nell'ultima pagina ci riescono. Con grande soddisfazione di tutti.3 – IL ROMANZO DI DE-FORMAZIONECon “di formazione” si suol generalmente intendere quel tipo di romanzo in cui il protagonista, durante la narrazione, mostra una crescita spirituale, fisica, intellettuale. Aumenta la sua saggezza e la sua capacità di stare al mondo. Come in Dedalus di Joyce, ad esempio. Stephen Dedalus è un adolescente, cresce, va a scuola, scopa, ha la crisi mistica, poi ci ripensa, scopre che è tagliato per l'arte, lascia l'Irlanda. F.K. è tagliato per l'arte della truffa, direte voi. Nella sua crescita si rende conto, come direbbe qualcuno, che il mondo vuole essere preso in giro e lui si accorge di non saper fare altro. Ma piuttosto, per tutto il libro, non è altro che circonvenzione d'incapaci, quasi tutti i personaggi che lo circondano, colti, pieni di spirito, acuti, solenni, o quel che si vuole, si rivelano poi di fronte a lui, degli ebeti totali. Non ce n'è uno che non si faccia infinocchiare da questa faccia da culo, che senza troppe sofisticazioni, se li rigira tutti. F.K. non ha nessuna crescita, durante il romanzo. Impara soltanto come un pappagallo a ripetere in continuazione quelle quattro cose che ha leccato in giro e nessuno è in grado di contraddirlo. Insomma. Romanzo di deformazione per Thomas Mann e per i suoi lettori. Thomas Mann come F.K. ed i suoi lettori come gli incapaci.a domani per la seconda parte di questa de-recensione. non strappatevi i capelli!
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