L'aspetto veramente interessante del romanzo L'anima è un lenzuolo bianco di Aurora Venturini è rappresentato dalla prosa con cui dà voce al suo personaggio principale, Yuna , una pittrice geniale affetta da una leggera minorazione. Quando parlo della capacità di un autore di "dare voce ai suoi personaggi", intendo proprio la capacità di farlo attraverso un linguaggio che si adatti al loro modo di pensare e di agire. Ognuno di noi, infatti , elabora un suo linguaggio personale, un codice linguistico che struttura la propria psiche. Anche il linguaggio a suo modo esprime l'agire e si configura come modalità di rapportarsi al mondo. Se un autore riesce ad appropriarsi di questo linguaggio, compie un'operazione straordinariamente difficile, quella di rendere autonoma la figura di carta. E' come se il personaggio parlasse da solo e le sue parole non fossero dettate da qualcun altro. La tradizione letteraria offre esempi illustri al riguardo da parte di coloro che sono riusciti ad elaborare una personalissima sintassi, un personale codice linguistico attraverso cui rappresentare un mondo. Mi riferisco al mondo delle borgate romane di Pier Paolo Pasolini e a quello dei pescatori di Aci Trezza di Giovanni Verga. Naturalmente vi sono molti altri illustri esempi ma questo accostamento mi è venuto immediato perché, a parte la prosa originalissima, il romanzo della Venturini non mi è piaciuto. Trovo, infatti, che la psicologia descritta e la prosa non raggiungano gli stessi esiti felici e anzi creino una discrepanza che diminuisce il valore artistico del romanzo. Mentre psicologia e linguaggio nelle rappresentazioni artistiche di Verga e di Pasolini procedono di pari passo per cui una sgorga dall'altra, nel romanzo della Venturini, la psicologia dei personaggi, che emerge, pare costruire un disegno a parte, risultato appunto della tessitura di una trama e non spontaneo essere del personaggio.
Come esempio positivo di modalità di espressione linguistica del personaggio riporto alcuni esempi tratti dalla traduzione del romanzo di Elena Rolla per conto dell'editore Salani.
"spiego che idem significa dizionario ma essendo un vocabolo più corto va meglio e siccome non mi approprio mai di cose altrui dico che vocabolo è il risultato delle mie ricerche di cultura nel dizionario che mi aiuta a superare la minorazione ereditata."
"Sto cercando di fare in modo che quando metto il punto e la virgola non mi si riempia di rumori la testa, il cervello e credo che con la forza di volontà ci riuscirò e se gli esercizi che faccio leggendo un testo specializzato in casi come quello da cui siamo affetti con maggior o minor minorazione quasi tutti in famiglia, risolverò i fastidi che ostacolano la lettura di quel che scrivo e a voi lettori chiedo mille volte perdono se siete credenti mi perdonerete perché dice il prete perdona affinché dio perdoni e ancora non domino le maiuscole a cause degli scogli dei punti e di molte nozioni che ignoro ma ripeto che con la volontà tutto è possibile e vi accorgerete che mi dilungo perché quel che succederà durante la riunione non so come andrà a finire e nel profondo del mio cuore ho paura".
Come si evince dai due esempi riportati la protagonista ha enormi difficoltà linguistiche che si tramutano in impedimenti nell' organizzazione del pensiero. Il suo modo di parlare e di scrivere traduce esattamente queste difficoltà, geniale la trovata dell'autrice di chiamare direttamente in causa il lettore per renderlo partecipe. Importante, inoltre rilevare come questo legame tra il lettore e Yuna si rafforza nell'esposizione dei fatti narrati, Yuna non espone semplicemente ciò che ha vissuto nel passato ma in alcuni momenti nodali della vicenda narra come se i fatti si stessero svolgendo al presente. La lingua di Yuna, il suo progresso espositivo segnano di pari passi l'evoluzione della sua psiche e l'evolversi della storia narrata.