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Il linguaggio poetico che basta a se stesso

Creato il 23 maggio 2011 da Bartleboom
Qualche giorno fa hanno assegnato i premi per la letteratura lettone dello scorso anno e la poesia l'ha fatta da padrona. Il premio alla carriera è andato a un poeta, Knut Skujenieks e nella categoria principale per il miglior lavoro originale su cinque candidature, tre erano poetesse e due narratrici (cinque donne su cinque candidature). Anche qui ha vinto una poetessa, Liāna Langa. Qui sotto un passo di una sua lunga intervista, che si può leggere in italiano su Baltica.
La cosa interessante è il grande valore che ancora si dà, nell'Europa orientale, alla poesia. Non c'è niente da fare, appena giri lo sguardo ad est, la poesia diventa il mattone su cui si formano le vite, la quotidianità, è un processo di alfabetizzazione, un po' come imparare a parlare. Imparare ad amare la poesia.
A cosa serve il poeta nel mondo?
Liāna Langa: All'inutilità e alla bellezza.
Certo, la poesia mantiene e carica la lingua, espande i confini del linguaggio e dell'esperienza, del lettore e dello scrittore. Questo è quanto, ma io non voglio semplicemente ripetere quanto già detto da altri. Più interessante è pensare non a ciò che sappiamo, ma a ciò che non sappiamo, questo è ciò che la poesia in larga misura sa fare. Linguaggio poetico pensa a ciò che in realtà è. Brodskij ha detto che la poesia è una forma di organizzazione del tempo. La poesia, a causa del suo linguaggio così denso, intenso e trascendentale, davvero consiste in un percorso. Leggi una poesia di Verlaine, di Rainis, di Čaks, e di colpo di ritrovi lì. Sei precisamente in grado di identificare il tempo, il linguaggio, le circostanze, il giorno, il momento. La letteratura è una macchina del tempo. Con il suo aiuto si può percorrere un grande viaggio nello spazio-tempo, senza parlare del fatto che vivere in mezzo ai buoni libri e buoni autori è un modo per condurre la propria vita dentro una grande società. Di più ancora, la poesia come pratica offre la possibilità di distanziarsi dal trambusto del mondo. La poesia non ti permette di fonderti con questo trambusto. Per dirla alla Cvetaeva: "Questa follia del mondo - no!"

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