Suvvia, non fate quella faccia schifata, il suo aspetto non è poi così ripugnante e poi la maggior parte del suo tempo lo passa sottoterra (per emergere per lo più di notte) e quindi lontano dagli sguardi più sensibili che possono incontrarlo solo durante la lavorazione del terreno dell’orto e del giardino. In quel caso però non fatevi prendere dalla repulsione ma anzi trattatelo con il massimo rispetto perché il lombrico, nonostante il suo aspetto e la sua dimensione, è il miglior alleato per chiunque coltivi la terra.
Del genere Lumbricus, appartenente al Phylum Annelida (meglio sarebbe dire Anellida, dal latino anelus, diminutivo di anulus, ma un errore di trascrizione degli studiosi inglesi sembra abbia preso il sopravvento…), fanno parte diverse centinaia di specie di cui una settantina sono presenti nel nostro Paese. Quest’ultime si differenziano tra di loro per la lunghezza e per il numero di segmenti (metameri) di cui sono composte ma sono comunque tutte accomunate dallo stesso aspetto. Tra le specie più diffuse c’è sicuramente il L. terrestris ed è il lombrico che incontriamo di solito quando zappiamo il nostro terreno e del quale mi occupo in seguito.
Qualche misura
Lungo fino a 30 cm e largo 9 mm il lombrico è di colore bruno-rossastro e di solito è composto dai 110 ai 180 anelli (i già citati metameri) provvisti di poche setole (da qui il nome della sottoclasse, oligochaeta, alla quale appartiene: dal greco oligo, poco e dal latino chetar, setole) e presenta l’addome appiattito; la testa si differenzia dal resto del corpo perché più affusolata. Da adulto poi sviluppa un particolare anello ingrossato detto clitello che entra in gioco durante la fase riproduttiva.
Stranezze da lombrico
Non possiede né occhi e né orecchi ma cosa ancora incredibile non presenta polmoni né branchie ma riesce a respirare tramite la pelle: i suoi vasi sanguigni sono infatti in grado di assorbire ossigeno da acqua e aria a patto che la pelle rimanga sempre umida (caratteristica che rende i lombrichi così viscidi), in caso contrario, quando cioè è esposta al sole e al vento, il lombrico rischia di morire soffocato. Anche l’eccesso di acqua porta però allo stesso effetto ed è per questo motivo che quando piove è più facile trovare i lombrichi fuori dai loro tunnel allagati dalla pioggia, dai quali fuggono velocemente per non morire.
Per quanto riguarda i suoi sensi il lombrico è munito di rudimentali cellule fotorecettrici in grado di catturare cioè la luce (leggi all’aperto = pericolo!) e distinguerla dal buio (leggi sottoterra = al, relativo, sicuro), mentre altre cellule svolgono un primitivo ruolo di tatto riuscendo a distinguere la materia che gli si para di fronte nonché a rivelare le vibrazioni che provengono dal mondo esterno e che possono significare pericolo (se emesse per esempio dal movimento di una talpa).
Sono pure sprovvisti di un apparato locomotore ma si spostano sul e all’interno del terreno grazie alla loro muscolatura e al tipico andamento a “onde propulsive”: contraendo i muscoli spostano una sorta di “scheletro liquido” presente al loro interno e provocano un iniziale allungamento e un assottigliamento del corpo anteriore e un accorciamento e un ingrossamento posteriore che permette loro di spostarsi.
Altra caratteristica straordinaria dei lombrichi è quella relativa al sistema circolatorio che, a differenza delle mancanze di cui sopra, brilla per abbondanza: la circolazione è garantita non da uno, non da due, non da tre ma addirittura da 5 coppie di cuori!
Sesso spinto
Anche sul versante riproduttivo non mancano le stranezze, ma solo per i nostri standard e non certo per quelli della Natura. I lombrichi sono infatti animali ermafroditi, possiedono cioè sia gli organi sessuali maschili e femminili, ma non sono in grado di autofecondarsi e si devono accoppiare per forza con altri consimili. Così si ritrovano di notte o dopo che è piovuto e si uniscono uno opposto all’altro accostando il lato ventrale del clitello in modo tale che l’apparato genitale maschile dell’uno corrisponda a quello femminile dell’altro e viceversa e, mentre i clitelli secernono un’importante sostanza che svolge un ruolo determinante nella riproduzione, dopo 2 o 3 ore di rapporto avviene un recirpoco scambio di spermatozoi ed entrambi gli individui saranno in grado di deporre le uova: se non è kamasutra questo…
Autorigenerazione!
Ma l’aspetto che ai nostri occhi appare più straordinario è senz’altro la capacità dei lombrichi di rigenerare parte del loro corpo. Sia che la perdita avvenga nella parte anteriore sia che avvenga in quella posteriore il lombrico è infatti in grado di ricostruire il pezzo mancante, anche se questo corrisponde alla testa! Non sempre però questo “miracolo” è possibile e se la parte mancante è troppo estesa o se interessa il clitello il lombrico non ce la fa e muore.
Scavatore infaticabile
Il ruolo fondamentale che i lombrichi esercitano per la salute del terreno è dovuto alle loro abitudini alimentari. Essi vivono tendenzialmente in terreni argillosi occupandoli a tutti i livelli fino a 2 metri di profondità e scavando le loro fitte reti di cunicoli. L’azione che svolgono nel terreno è sia meccanica che chimica.
Dal punto di vista meccanico con il loro continuo scavare rimescolano i vari strati del sottosuolo, permettono la circolazione dell’aria e favoriscono il drenaggio dell’acqua migliorando in definitiva il terreno.
Dal punto di vista chimico poi i lombrichi svolgono un ruolo ancora più importante. Scavando i tunnel infatti i lombrichi si comportano come dei veri e propri tubi drenanti e fanno passare tutta la terra attraverso il loro apparato digerente trattenendo le parti organiche (come materia vegetale in decomposizione, semi, uova e altro) necessarie al loro sostentamento e al contempo espellendo il resto, che è reso dall’operazione e dai succhi gastrici un morbido e ottimo e fertile humus capace di trattenere al meglio le sostanze minerali necessarie alla crescita delle piante.
Campione di ecologia
Ogni lombrico compie quest’opera instancabilmente ogni giorno dell’anno (fermandosi solo durante il periodo invernale) e se quest’azione la si moltiplica per l’elevato numero di questi animaletti presenti nel terreno (si calcola che ce ne siano diversi milioni per ogni ettaro) si capisce quanto sia fondamentale il loro ruolo per la salute del terreno ma non solo: da diverso tempo ormai viene sfruttata la loro capacità di digerire e smaltire qualunque materiale organico biodegradabile come fogliame ed erbacce, scarti alimentari, fanghi di depurazione, letami animali ecc. attraverso la lombricoltura, una pratica sempre più diffusa in grado di svolgere un ruolo molto importante per quanto riguarda il nostro impatto ambientale.
Un sacco di nemici
Purtroppo per loro però i lombrichi sono anche ricchi di proteine (60% del loro peso), di grassi (10%) e di altre sostanze importanti per l’alimentazione, compresi gli stessi amminoacidi presenti nel manzo, tutte caratteristiche che, unite alla totale assenza di mezzi di difesa, li rendono appetibili a un elevato numero di animali, compreso l’uomo… Oltre infatti a cinghiali, topi, talpe, ricci, uccelli vari (comprese le voraci galline), ramarri, orbettini, rospi, rane echi più ne ha più ne metta, in alcune parti del globo i lombrichi vengono mangiati dagli esseri umani (sembra che siano ottimi fritti…) a conferma dell’importanza che riveste questo piccolo ma tutt’altro che insignificante animaletto, importanza della quale si era già accorto il grande Charles Darwin che gli dedicò addirittura un libro.
Pensateci quando zappando la terra vi troverete di fronte a questo incredibile “aratro vivente”.
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